DICHIARAZIONE AL PROCESSO GREEN HILL 16 GIUGNO 2015
Lo sfruttamento animale, dell’uomo e della terra è ciò su cui si basa il sistema tecno-industriale della nostra società.
Un sistema economico che tende alla massificazione dei profitti trasformando ogni essere vivente in oggetto, merce. Così viene istituzionalizzato il massacro di milioni di vite animali ogni anno.
E proprio dietro allo sfruttamento animale troviamo multinazionali miliardarie che creano morte e devastazione.
La Marshall, azienda multinazionale specializzata nell’allevamento e vendita di animali per i laboratori di vivisezione porta avanti la logica secondo la quale gli animali sono oggetti da riprodurre in serie e vendere per ricavarne profitto.
Il 28 aprile 2012 alcune individualità in modo indipendente hanno deciso di oltrepassare il filo spinato di quel lager per portare soccorso agli animali imprigionati. La legge parla di violazione di proprietà privata, danneggiamento e furto, io parlo di un azione finalizzata alla liberazione di più individui possibile. Un’azione, per me, con scopi precisi e non certo dettata dall’emotività della situazione.
Un’azione che leggo solo nei termini della solidarietà ed analizzo secondo criteri di efficacia.
Oggi in questo tribunale il criterio usato è quello della legalità. Una legalità di fatto funzionale agli interessi dei potenti, degli sfruttatori e degli aguzzini. Oggi vengono processati coloro che hanno agito coerentemente con una diversa visione del mondo in cui dominio, sopraffazione,violenza e differenza tra forme di vita non vogliono più essere categorie che regolano i rapporti di convivenza su questo pianeta. Chi è intervenuto ha semplicemente diminuito l’enorme il livello di violenza perpetrato in questo caso da Green Hill e dalla società in generale.
Lo stesso tribunale è figlio di un sistema di sfruttamento e dominio e non può che leggere l’azione nei termini di reati e violenze verso l’ordine sociale costituito. Ma la violenza, la più terribile e oppressiva sta proprio all’interno delle leggi, delle consuetudini, dell’economia, della ricerca tecnologia, di un modello di sviluppo che sta velocemente devastando la vita di tutti. Altro non ho fatto che oppormi a tale violenza, sottrarre chi ho potuto alla sofferenza e alla morte che queste multinazionali senza scrupoli mascherano in sviluppo e maggior benessere per l’umanità.
Promesse che affascinano solo chi crede che la realtà sia quella che ci mettono di fronte come naturale, necessaria, unica, inevitabile.
Ma nessuna legge potrà convincermi che distruggere una foresta, uccidere milioni di animali, sfruttare popoli sia giusto. Non sarò mai complice di queste visioni ma in conflitto permanente attaccando gli interessi che giustificano queste aberrazioni.
La sentenza che questo stesso tribunale ha inflitto a Green Hill e alla quale gran parte di chi lotta per la liberazione animale ha applaudito altro non è che un’emanazione dello stesso sistema di sfruttamento che ne garantisce la sua legittimità in osservanza delle norme vigenti.
Green hill non è stato chiuso perché non è giusto imprigionare,torturare, sfruttare e uccidere ma semplicemente perchè le uccisioni erano ingiustificate e perché non sono state rispettate le norme che consentono l’utilizzo degli animali.
Chi pensa che attraverso questa sentenza sia cambiato qualcosa si sbaglia. L’azione di conflitto verso l’intero sistema culturale, politico, tecno-scientifico va portata avanti da chi questo sistema lo vuole combattere in toto.
Non riconosco il tribunale e le leggi in quanto prodotti dello stesso sistema che opprime, domina e reprime.
Non provo alcun ripensamento per la mia azione né alcun timore per le conseguenze e in questo non collaborerò in nessun modo, non mi sottoporrò ad interrogatorio, né accetterò alcuna forma di patteggiamento o messa alla prova che altro non sono che l’ennesimo dispositivo di controllo per riaffermare la legittimità di questo sistema. Resto ostile a chiunque si renda complice di tanta sofferenza. Né ricorrerò ad alcuna attenuante che tenda a definire i miei atti come giustificati dai maltrattamenti perpetrati in quel Lager. La mia azione scaturisce da una convinzione: ogni individuo deve essere libero, ed è quindi parte di una precisa strategia di liberazione. L’azione di liberazione per me è motivata dal fatto che quegli animali erano imprigionati e condannati a sofferenza e morte. Così sarebbe stato per gli allevamenti di visoni, gli allevamenti intensivi, nei macelli, negli istituti di vivisezione e in tutti quei casi in cui un individuo sia costretto nella sua libertà o sacrificato a interessi di un sistema violento e di dominio.
Penso che sia urgente l’azione diretta di ognuno che senza deleghe possa contribuire a inceppare gli ingranaggi di ciò che sta distruggendo la vita.
Non credo nella delega e mi assumo la piena responsabilità delle mie azioni.
La mia convinzione è che non ci si può riferire solo all’individuo sperando in un cambiamento culturale-etico sia per limiti di tempo nel veloce progresso tecnologico che sta distruggendo le basi della vita di tutto il pianeta, ma anche per capacità di comunicazione limitata rispetto a quelle potenti e pervasive del sistema che costruisce stili di vita e verità sociali in grado di legittimarlo. Per questo ritengo essenziale l’azione di individui sensibili e determinati contro un sistema che fa apparire sfruttamento e distruzione come naturali e necessari. Azioni in grado di contrastare gli interessi di profitto su cui essi si muovono.
Rilancio l’azione diretta come metodo di contrasto e di liberazione del vivente in ogni sua forma.
Luana Martucci