Esercito turco attacca postazioni delle YPG e del FSA vicino a Kobane

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ll Comando generale delle YPG ha rilasciato una dichiarazione che denuncia l’attacco da parte dell’esercito turco contro le postazioni della Unità di difesa del popolo (YPG) e dell’Esercito Libero Siriano (FSA).

Secondo la dichiarazione l’esercito turco ha bombardato le posizioni delle YPG e del FSA nel villaggio di Zormikhar di fronte alla città di Jarabulus occupata da ISIS – usando un intenso fuoco di carri armati a Kobane ovest alle 4:30 del 24 luglio. In questo attacco sono rimaste feriti quattro combattenti del FSA e diversi abitanti dei villaggi locali.

Ieri alle 22:00, l’esercito turco ha bombardato di nuovo lo stesso villaggio con 7 turni di carro armato.

La dichiarazione ha affermato che uno dei veicoli delle YPG è finito sotto il fuoco pesante dall’esercito turco turco a est di Kobanê (ad ovest di Tel Abyad) nel villaggio di Al Findire alle 23:00 di ieri.

“Invece di colpire le posizioni di ISIS, le forze turche attaccano le posizioni dei nostri difensori. Questo non è l’atteggiamento giusto. Sollecitiamo la leadership turca a fermare questa aggressione e di seguire le linee guida internazionali. Stiamo dicendo all’esercito turco di fermare il fuoco contro i nostri combattenti e le loro posizioni “, ha dichiarato il comando ge

nerale delle YPG .

da uikionlus

 

Terzo giorno di operazioni dello Stato Turco

 

3° giorno di operazioni delle forze speciali Turche nella guerra lanciata da Erdogan contro i Curdi ed il PKK: gli arresti salgono a 618 persone, di cui 518 sono Curdi e militanti della sinistra.

La scorsa notte la polizia ha attaccato i quartieri della città curda di Cizre, in Turchia, uccidendo un giovane di 21 anni nella sua abitazione. I giovani nella città di Cizre-situata nella provincia di Sirnak, sono scesi in strada per protestare contro il bombardamento dell’esercito turco delle aree della guerriglia in Iraq.

La polizia ha tentato di entrare nei quartieri ma i giovani hanno scavato fossati ed eretto barricate per fermarli. Gli scontri sono durati fino al mattino con la polizia che ha utilizzato munizioni vere, oltre a lacrimogeni e idranti.

Il 21 enne Abdullah Özdal era seduto sul balcone di casa sua nel quartiere di Yafes, quando un proiettile lo ha colpito al torace. Abdullah è stato trasportato all’ospedale di Cizre e successivamente all’ospedale di Diyarbakir dove ha perso la vita.

La folla si è diretta all’ospedale dove hanno trovato uno sbarramento di veicoli blindati allineati che hanno aperto il fuoco con gas lacrimogeni. L’Unità di emergenza dell’ospedale è stata inondata dai gas lacrimogeni che hanno colpito molti pazienti.

Nella prima notte di bombardamenti contro le basi del PKK in Nord Iraq, sono stati colpiti oltre 400 obiettivi. Durante la giornata e la nottata del 24 luglio sono proseguiti gli scontri ad Istanbul, in particolare nel quartiere di Gezi dove le strade sono invase di giovani e barricate. Nella notte violenti scontri a Nussaibin e Mardin, distrutti anche bancomat.

Ad Ankara sedata con la violenza una manifestazione contro i bombardamenti sulla guerriglia kurda, numerosi i fermati. Ad Amed ieri sera alle 11 è stato attaccato un convoglio militare turco sulla strada che porta a Lice. Nell’attacco sono stati uccisi due soldati e feriti quattro.

A Izmir due donne ferite e nove persone arrestate.

Erdogan ha dichiarato nuovamente guerra a tutti i Curdi con il beneplacito schifoso degli Stati Uniti e dell’Europa.

Şervan Varto, comandante del PKK e membro del consiglio di commando è stato ucciso dai bombardamenti dell’aviazione turca in corso da ieri notte e che stanno continuando tutt’ora. La Turchia sta assassinando gli eroi che hanno salvato decine di migliaia di vite combattendo contro i miliziani dell’ISIS. Dai bombardamenti tre guerriglieri e cinque civili tra cui un bambino sono rimasti feriti.

Leggi anche: La guerra di Erdogan contro l’ISIS è una bufala! Confine ancora più blindato e centinaia di arresti contro attivisti Curdi e Turchi

da uikionlus

 

Ankara bombarda il Pkk

 

Turchia. Raid aerei sui kurdi in Iraq e in Siria. Ucciso il comandante Onder. 590 arresti, 15 operai in ostaggio. Fine del processo di pace voluto da Ocalan

Quando il pre­si­dente Recep Tayyip Erdo­gan ha annun­ciato due giorni fa la con­ces­sione delle basi tur­che alla coa­li­zione inter­na­zio­nale con­tro lo Stato isla­mico ha par­lato di «alcune con­di­zioni». Nella notte di venerdì è apparso chiaro a tutti che l’intento del lea­der del par­tito isla­mi­sta mode­rato Akp è di usare il cre­dito otte­nuto da que­sta aper­tura in poli­tica estera per risol­vere un annoso pro­blema di poli­tica interna.

La vit­to­ria elet­to­rale del par­tito della sini­stra kurda turca Hdp (che ha otte­nuto il 13% alle ele­zioni del 7 giu­gno scorso) ha segnato un ter­re­moto poli­tico senza pre­ce­denti. Per molti poli­tici tur­chi le radici comuni tra Hdp e par­tito dei lavo­ra­tori kurdi (Pkk) sono impos­si­bili da dige­rire. Per que­sto la stra­te­gia di Erdo­gan in que­sta fase è rico­no­scere sì la legit­ti­mità delle urne del par­tito di Sala­het­tin Demir­tas (è dif­fi­cile pre­ve­dere cosa acca­drà ad Hdp in caso di ele­zioni anti­ci­pate dopo la prova di forza di Akp) ma anche decre­tare la fine del Pkk. In altre parole la dichia­ra­zione di Palazzo Dol­ma­ba­hçe del 28 feb­braio scorso, in cui il depu­tato di Hdp Sirri Sur­reya Onder accun­ciava il disarmo del par­tito di Oca­lan, è carta strac­cia (lo ha detto chia­ra­mente Erdo­gan dopo la pre­ghiera di fine Rama­dan) e con lei il pro­cesso di pace tra Ankara e Pkk è defi­ni­ti­va­mente archi­viato.

Hdp con­ti­nua a cri­ti­care dura­mente la repres­sione in atto. Erdo­gan vuole «met­tere il paese a ferro e fuoco» per assi­cu­rarsi la vit­to­ria in caso di ele­zioni anti­ci­pate, si legge in una nota del par­tito di sini­stra. «Akp vuole mili­ta­riz­zare la Tur­chia men­tre dà l’impressione di con­durre la bat­ta­glia con­tro il ter­ro­ri­smo», con­ti­nua il comunicato.

Nep­pure il par­tito di Oca­lan ha esi­tato a rispon­dere agli attac­chi. Quin­dici ope­rai di una cen­trale elet­trica nella pro­vin­cia di Sir­nak, nella Tur­chia orien­tale, sono stati presi in ostag­gio da mili­tanti del par­tito. Anche a Diyar­ba­kir un fun­zio­na­rio di poli­zia è stato rapito ieri. Tre poli­ziotti erano stati uccisi nel Kur­di­stan turco dopo l’attentato di Suruç. E il Pkk aveva riven­di­cato l’attacco.

Il ritorno alle armi ha delle con­se­guenze poli­ti­che deva­stanti. È vero che Akp ha dato il via libera agli arre­sti di alcuni isla­mi­sti di Isis in ter­ri­to­rio turco ma dei 590 pre­sunti ter­ro­ri­sti in pri­gione da ieri ben 180 sono poli­tici o atti­vi­sti di Hdp. Non solo, sono stati chiusi o cen­su­rati gior­nali e siti inter­net della sini­stra da Ozgur Gun­dem a Evren­sel, i por­tali Yuk­se­ko­va­ha­ber e Ciz­re­po­stasi, le agen­zie Diha e Anf. Twit­ter, dopo aver bloc­cato per alcune ore le imma­gini dell’attentato di Suruç dello scorso lunedì in cui hanno perso la vita 32 gio­vani socia­li­sti che por­ta­vano aiuti a Kobane, ha bloc­cato anche gli account dei prin­ci­pali lea­der del Pkk.

Non solo, con il pre­te­sto delle ragioni di sicu­rezza, è stata vie­tata la mani­fe­sta­zione di oggi in ricordo delle vit­time di Suruç, indetta dalla piat­ta­forma della pace, che include il par­tito kema­li­sta Chp con cui Erdo­gan ha inta­vo­lato le trat­ta­tive per for­mare un governo di coa­li­zione. Le con­te­sta­zioni sono andate avanti in tutta la gior­nata di ieri nel quar­tiere di Gezi a Istan­bul, noto per le pro­te­ste di due anni fa. Qui si è svolto ieri il fune­rale di Gunay Ozar­slan, atti­vi­sta del movi­mento radi­cale Fronte rivo­lu­zio­na­rio della libe­ra­zione del popolo (Dhkp-c), rag­giunta da 32 pro­iet­tili nella retata anti Pkk di gio­vedì e accu­sata di avere in pro­gramma un attacco sui­cida. Espo­nenti di Dhkp-c ave­vano preso in ostag­gio e poi ucciso il giu­dice Meh­met Selim Kiraz nel marzo scorso, chie­dendo che venis­sero resi noti i nomi dei poli­ziotti respon­sa­bili dell’uccisione del gio­vane Ber­kin Elvan, morto nelle con­te­sta­zioni del 2011.

Nella seconda notte di bom­bar­da­menti sono state col­pite le basi del Pkk nelle mon­ta­gne del Kur­di­stan turco e ira­cheno a Qan­dil, Xahurke e Enze. In uno degli attac­chi è stato ucciso il coman­dante del Pkk Ser­van Onder. Le otto basi del par­tito col­pite nel Kur­di­stan ira­cheno sono state prese di mira anche dall’aviazione ira­niana. Civili sono rima­sti feriti a Bat­man, Cizre e Gever inne­scando le con­te­sta­zioni della popo­la­zione locale. Non è forse una coin­ci­denza che que­sti attac­chi siano stati decisi dalla Tur­chia pro­prio il 24 luglio, anni­ver­sa­rio degli accordi di Losanna del 1923 che hanno diviso il Kur­di­stan tra Siria, Tur­chia, Iran e Iraq.

Con­tro­versa è la rea­zione ai bom­bar­da­menti del pre­si­dente del Kur­di­stan ira­cheno Mas­sud Bar­zani. Secondo il pre­mier Ahmet Davu­to­glu, Bar­zani avrebbe espresso soli­da­rietà alla Tur­chia defi­nendo legit­timi gli attac­chi sia con­tro Isis sia con­tro il Pkk. Per i media kurdi in Iraq invece Bar­zani avrebbe con­dan­nato l’attacco. Di sicuro il lea­der libe­rale, se venisse fatto a pezzi il par­tito di Oca­lan in Iraq, potrebbe avvan­tag­giarsi da un ridi­men­sio­na­mento del Pkk che conta di una buona base elet­to­rale nel paese. Eppure sem­bra che la Tur­chia possa vio­lare lo spa­zio aereo ira­cheno quando vuole e que­sto di sicuro non giova all’indipendenza di Erbil.

In una let­tera alle Nazioni unite, la Tur­chia ha giu­sti­fi­cato i suoi attac­chi in Siria per­ché il pre­si­dente siriano Bashar al-Assad non sarebbe «capace e non ha la volontà» di affron­tare i gruppi ter­ro­ri­stici. Sul fronte Isis, l’aviazione turca ha attac­cato Izaz in Siria. Men­tre tre moto cari­che di esplo­sivo sono sal­tate in aria a Tel Abyad nella Rojava. Non ci sareb­bero vit­time tra i com­bat­tenti delle Unità di pro­te­zione maschile e fem­mi­nile (Ypg-Ypj). In que­sta gior­nata nera, l’unica nota posi­tiva è che i com­bat­tenti kurdi in Siria potranno per ora con­ti­nuare la loro bat­ta­glia auten­tica per l’indipendenza.

di Giuseppe Acconcia

Il Manifesto