Antonin Artaud e la rivolta del corpo

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Quanta follia dobbiamo assumere, noi umani civilizzati, per liberarci di ogni normalità oppressiva? Dove si pone il limite dell’esperienza umana? Possiamo ritenerci davvero in possesso dei nostri corpi?

Artaud sbaraglia ogni presunzione d’innocenza di chi si accanisce sulla carne dei viventi. Artaud spinge fino al parossismo la ricerca di un’uscita, di una libertà senza compromessi.

I servi di Dio vengono attaccati brutalmente. L’essere viene rivoltato dal di dentro. Gli spaventapasseri della metafisica e della religione ne escono sbrindellati, ridicolizzati.

Quanta parte di Artaud rimane ancor oggi necessaria nella lotta contro l’alienazione dell’uomo? Cosa continua a dirci il caro Antonin, suicidato dalla società?

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«Perché non c’è poesia sufficiente?

Perché ogni parola è l’erede di una rovina,

e fino a che non sarò capace di ristabilirne il respiro

non potrò parlare veramente.

Prima della parola,

ci sarà qualcosa che non richiamerà soltanto un balbettio,

ma piuttosto una presenza,

un pensiero del mondo senza più dolore,

e cristiani ed ebrei non potranno più tenermi

nella vasca del battesimo,

lavacro di tutte le idee meschine sull’umanità,

e voglio che si sappia che io non posso morire

e che la morte è solo un paravento dietro il quale si nasconde la disfatta di ciò che avete rinchiuso in me perché non potevate averlo.»

Link diretto per il download dell’ebook: http://maldoror.noblogs.org/files/2011/02/AntoninArtaud_CahiersDeRodez.pdf

http://maldoror.noblogs.org/page/3

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