intervista ai compagni imprigionati di “Culmine”, pur non condividendo in toto lo spirito del contenuto ma sicuri del fatto che le tematiche affrontate necessitino di un sempre maggiore approfondimento.
Tratto da “Aversión”–publicación anarquista, n°8, Maggio 2013 – tradotto in italiano da contrainfo
Intervista al blog incarcerato “Culmine”
1.-AVERSIÓN: Negli ultimi anni. Per ragioni che rifuggono da quest’analisi e che hanno a che vedere più che altro con l’indirizzo che sta prendendo il sistema, ma che evidentemente colpiscono la nostra maniera di relazionarci, ci sono nati blog e siti web che hanno rimpiazzato il compito che fino ad ora veniva svolto dalle nostre pubblicazioni. Come credete che ciò influenzi le lotte e la loro percezione?.
-CULMINE: siamo sicuramente convintx che stiamo vivendo un periodo nuovo all’interno dell’anarchismo. I blog ed i siti web permettono la diffusione di comunicati, scritti, elaborazioni in maniera veloce in tutte le parti del pianeta, e permettono lo scambio di idee e proposte tra compagnx che probabilmente non avranno mai la possibilità di incontrarsi fisicamente. Si tratta di una vera e propria rivoluzione all’interno dei rapporti tra anarchicx. Siamo ben consci dei grandi limiti presenti in questo nuovo modo di rapportarsi, sia perché lo strumento utilizzato non è neutro, ma gestito e controllato dal nemico, sia perché i rischi che si corrono sono molto elevati, come è accaduto con “Culmine”, che comunque non ha scelto l’anonimato. Il blog anarchico “Culmine” è stato ingabbiato il 13 Giugno 2012 anche per il suo lavoro di controinformazione.
Piuttosto complesso è il discorso relativo alle lotte ed alla loro percezione. Bisogna partire dal dato di fatto che, attualmente – nel 2013 – , tutti movimenti utilizzano internet: politici, ecologisti, culturali e persino antitecnologici (questo paradosso meriterebbe un approfondimento ma non in questa sede). Anche all’interno dell’anarchismo praticamente tutti i gruppi di qualsiasi tendenza hanno a che vedere con la rete, ma negli ultimi tempi c’è stata l’irruzione delle reti sociali, come twitter o facebook. Con effetti deleteri. Ad ogni modo non abbiamo mai pensato che i blog di controinformazione debbano sostituire le pubblicazioni in cartaceo.
2. A: Sembra che attualmente internet abbracci molti aspetti della nostra esistenza influendo in maniera radicale nelle relazioni umane, contribuendo enormemente all’isolamento, all’atomizzazione e all’alienazione. Non credete che manchino delle posizioni critiche dall’ambiente anarchico su questo strumento?.
-C: sì, è vero che internet è fortemente presente nelle nostre vite esistenti ma noi tuttx, anarchicx compresx, utilizziamo questo strumento nella vita quotidiana anche per viaggiare o leggere un quotidiano. Non ci sono posizioni di forte e dura critica e distacco nei confronti di tale tecnologia e non crediamo bastino alcune analisi di critica e distacco nei confronti della rete, con un atteggiamento di snobismo elitista da parte dei pochi che tutto hanno compreso. Condividiamo l’urgenza del problema, ossia che corriamo il rischio di isolarci sempre più e di rendere virtuale qualsiasi aspetto della lotta, anche il confronto umano, ma al contempo noi non cessiamo di immaginare le potenzialità insite in una diffusione in tutti gli angoli del pianeta delle nostre idee e pratiche iconoclaste. Più che altro manca una doverosa riflessione su come impostare la nostra esistenza totalmente fuori dalla virtualità. Si tratta, in fin dei conti, del dilemma dell’anti civilizzazione, ancora troppo ancorato all’attuale modello della nostra società. A tal proposito “Culmine” più di una volta ha dimostrato di apprezzare questa tematica rimandando però ad un futuro indefinito un proprio scritto di riflessione. Premessa l’attuale estrema difficoltà di poterlo stilare congiuntamente in tempi celeri, non esclude di farlo prossimamente.
3. A: Concretamente, “Culmine” è il primo caso che si sappia di repressione contro un blog anarchico di controinformazione. A cosa credete si debba questo?. Perché “Culmine” e non altri blog e siti?.
-C: in primo luogo la repressione contro “Culmine” ha a che vedere con la legislazione antiterrorista italiana. Erede delle leggi speciali utilizzate nei cosiddetto “anni di piombo”. Bisogna specificare che noi di “Culmine” non siamo solo accusatx di violazione delle leggi sull’informazione o sull’apologia, ma di aver progettato, finanziato ed effettuato materialmente degli attentati esplosivi. Perché “Culmine” e non altri blog?. Perché, a nostro avviso, “Culmine” negli anni della sua esistenza s’è caratterizzato nel non censurare comunicati di azioni dirette da tutto il mondo, dando anche spazio alla voce dex tantx prigionierx anarchicx. Non siamo i soli a farlo, abbiamo visto nascere tanti altri blog o siti con i quali abbiamo condiviso riflessioni ed esperienze. L’ingabbiamento di “Culmine” è un brutto segnale da parte della repressione in quanto rappresenta uno scenario che potrebbe ripetersi anche per altre esperienze simili a livello controinformativo. È significativo, per esempio, che secondo l’accusa riprova della nostra non resipiscenza dopo la perquisizione del 29 Marzo 2012 (che già preannunciava una repressione crescente) sia stata la nostra immediata diffusione di un comunicato per avvertire altri blog dell’accaduto e della violazione dello stesso “Culmine”.
4. A: Una questione latente su questo tema è quello dei tempi. Internet ti costringe ad un aggiornamento costante ed il tutto si svolge ad una velocità ben al di sopra delle capacità umane. Che senso ha sapere in tempo reale quel che accade in tutto il pianeta?. La nostra capacità d’intervento nella nostra realtà più vicina è di per sé molto limitata. Fino a che punto tutto ciò non crea le stesse ansie della rapidità con le quali mutano, per esempio, gli apparati tecnologici o le mode, che da un momento all’altro perdono valore o senso?.
-C: il problema degli aggiornamenti continui esiste ed è un dato di fatto che un blog che non aggiorna con frequenza non viene più visitato. È importante che i gestori di un blog abbiano l’intelligenza di selezionare con cura il materiale che ricevono, dando più o meno spazio e risalto a determinati post. Certo, possiamo sicuramente sopravvivere (oltre naturalmente a continuare a lottare e controinformare) senza sapere cosa accade in tempo reale dall’altra parte del mondo. Ma l’idea è sempre quella che lo scambio d’informazione ed esperienze possa essere uno stimolo per le altre realtà, come è accaduto negli ultimi anni. C’è comunque un limite che non può essere superato, altrimenti si cade nella virtualità della lotta e nella totale virtualità dei rapporti umani. Da questo punto di vista pensiamo che le mobilitazioni via twitter, per esempio, per le estrema rapidità e tracciabilità non consentono alcun tipo di riflessione, anche se oramai essa è divenuta la più utilizzata durante le manifestazioni, superando gli stessi sms.
5. A: Viene alla luce una nuova concezione dell’anarchismo d’azione molto influenzata dal web. Ci sono discorsi e modi da fare che, sebbene non tutti possono essere considerati “nocivi”, materializzano dinamiche che sembrano riproduzioni mal assimilate ed altre dei meri “giochi di rete”.
– C: negli ultimi anni è venuto fuori un nuovo modo di intendere, di vivere l’anarchismo; si tratta di un fenomeno così nuovo che non si riesce ad inquadrare e le definizioni, in questa fase, possono essere fuorvianti. Tuttavia una delle denominazioni più ripetute è quella di “anarchismo d’azione”: a nostro avviso non si può dire che il web ne abbia influenzato la nuova concezione quanto che ne abbia più rapidamente diffuso la portata, le varie differenziazioni e denominatori comuni. In sé non è una novità; già nel passato vi sono stati periodi in cui l’anarchismo d’azione si è fatto sentire con attentati, esecuzioni, sabotaggi e persino sequestri di persona. La novità, rispetto al passato, è tutta nella diffusione dei comunicati di rivendicazione in tempo reale in tutti i luoghi del pianete e nel possibile interessamento da parte di altre individualità e gruppi d’azione rivolte contro lo stesso obiettivo. Anche in questo caso si tratta di fenomeni già vissuti: l’esempio più eclatante, ma ve ne sono tanti altri, è quello della campagna internazionale per Sacco e Vanzetti. In diverse parti del pianeta individualità e gruppi anarchici erano in attesa di novità dal braccio della morte nordamericano: lì lo strumento di comunicazione era il telegrafo, adesso è internet. Naturalmente sono tanti i problemi da risolvere con questo nuovo approccio. È verissimo che c’è spesso della superficialità nelle analisi e che dal nulla spuntano fuori personaggi del tutto estranei ad un percorso anarchico (da trattare con il dovuto sospetto). Da non sottovalutare, inoltre, i problemi, i problemi di linguaggio, sia per cattive e frettolose traduzioni (sempre più spesso effettuate con traduttori automatici, secondo noi da utilizzare solo in casi di strema necessità ) che per concetti mai assimilati. Un esempio potrebbe aiutarci: si parla molto, all’interno dell’anarchismo d’azione, di guerriglia urbana e di lotta armata. Attualmente non abbiamo gli strumenti per analizzare cosa stia accadendo, per esempio, in Grecia e sicuramente né in Italia né in diversi altri paesi esistono i presupposti per parlare di guerriglia urbana, né di lotta armata. Anche sul concetto di nihilismo c’è una gran confusione (al punto che alcunx pseudonichilistx sono arrivatx a negare qualsiasi etica, aprendo le porte alla stessa infamia) e simili equivoci stanno nascendo anche di fronte al concetto di antigiuridismo anarchico !. Questi equivoci possono, effettivamente, dar sfogo a degli antipatici “giochi di rete” che comunque “Culmine” non ha mai alimentato.
6. A: molti e molte tra noi sono cresciutx nell’anarchia attraverso dibattiti, lettere a prigionieri e prigioniere, leggendo opuscoli, frequentando biblioteche anarchiche, sottoscrivendo ad un periodico dell’altra parte del pianeta, parlando con i vecchi sabotatori e guerriglieri, ecc.…,ma la formazione avviene attualmente in gran parte attraverso blog e reti sociali. Cosa ne pensate?.
-C: Che l’attuale “formazione” in gran parte attraverso internet è innegabile ma di certo è anche una questione generazionale (ogni periodo storico-sociale fruisce degli strumenti esistenti). Noi di “Culmine” siamo arrivatx a gestire un blog dopo aver fatto un percorso. All’interno del movimento anarchico italiano, iniziato ben prima dell’avvento della rete. Quel che ci sentiamo di dire oggi è che chi appartiene a un movimento che si definisca rivoluzionario deve avere sempre la capacità di interagire, magari anche in maniera violenta, con la situazione sociale che lx circonda. Rinunciare di colpo ad internet e a tutti gli strumenti tecnologici è assolutamente impensabile (seppur ideale in un’ottica anticivilizzatrice). Sono coloro che si occupano di controinformazione quellx che devono porre le migliori energie affinché i blog ed i siti abbiano e segnalino articoli, libri, ricerche approfondite ed accurate, non c’è altra strada per ora. Diverso è il discorso relativo alle prospettive non immediate. Ci si può chiedere come e perché si è giunti a questa situazione, ma questi analisi, doverosamente autocritica, abbraccia gli ultimi decenni dell’anarchismo mondiale. E pensiamo che a questo livello la riflessione debba essere allargata ad altre tematiche, oltre quella della dipendenza tecnologica: quale anarchismo?. Insurrezionalismo o individualismo?. Nichilismo o pseudonichilismo?. Formalità o informalità?. Sigle, acronimi o anonimato?. Antigiuridismo anarchico e fin dove si è antigiuridisti?. Sociale o antisociale?.
7. A: questa intervista cerca di essere una pietra gettata in aria con lo scopo di dar vita ad un dibattito. Volete aggiungere qualcos’altro?.
– C: ci teniamo a comunicare che quanto è avvenuto a “Culmine” non è dovuto ad una nostra incauta gestione delle misure di anonimato nel web. Il nostro era un blog pubblico, nel senso che non abbiamo mai nascoto la nostra identità, al punto che abbiamo partecipato a dibattiti e a diverse iniziative anarchiche pubbliche. La nostra idea è che le individualità che gestiscono dei blog anarchici, a maggior ragione se si occupano di comunicati di azioni e scritti dei prigionieri, debbano essere conosciute all’interno del movimento. Crediamo sia altrettanto importante dare un adeguato spazio all’autocritica: di errori se ne commettono tanti, bisogna avere la capacità di prenderne atto. Più di una volta ci siamo, per esempio, imbattuti in falsi comunicati, provenienti o da mitomani o dalla sbirraglia ed è un rischio molto elevato per chi si occupa di blog. Anche in questo caso, l’esperienza acquisita in anni di lotte aiuta a comprendere la veridicità degli scritti con cui si ha a che fare. Abbiamo sempre tenuto ad indicare la fonte dei nostri post assieme ax traduttorx che di volta in volta ci hanno dato una mano, ma questo per noi rientra in un modus operandi corretto e no superficiale necessario anche in relazione a pubblicazioni in cartaceo. Nonostante la repressione, nonostante i lunghi mesi di carcerazione preventiva in sezione ad alta sicurezza non rinneghiamo il lavoro svolto da “Culmine” in questi anni ed auspichiamo che altri blog possano continuare nella controinformazione. Allo stesso tempo siamo più che interessatx ad una riflessione critica e costruttiva all’interno del movimento anarchico internazionale.
– Stefano Gabriele Fosco. Prigioniero individualista anarchico
c/c Ferrara
via Arginone, 327
44122 Ferrara
– Elisa Di Bernardo. Prigioniera anarchica
c/c Rebibbia Femminile
via Bartolo Longo, 92
00156 Roma
Entrevista con lxs compañerxs en prisión del Blog Culmine
Publicamos esta entrevista realizada por los compañeros del periódico Aversión, publicado en España (aversion@riseup.net) a Stefano y Elisa, recluidos en las cárceles Italianas.
La entrevista se centra en el rol de la contrainformacion y las dinámicas virtuales. Ambos compañeros llevaron adelante el proyecto del blog de Culmine durante varios años y en esta conversación realizan un pequeño balance y evaluación del camino recorrido. En Junio del 2012 la policía política y el Estado se deja caer sobre un gran numero de compañeros en la llamada “Operación Osadía” acusados de algunos ataques reivindicados por la FAI/FRI (Federación anárquica informal/Frente revolucionario internacional), para la policía el rol de “Culmine” fue clave a la hora de coordinar y dar espacio para las distintas.
Actualmente permanecen en prisión bajo esa investigación: Sergio Maria Stefani, Stefano Fosco y Elisa DI Bernardo
Saludamos indómitamente tanto a Elisa, Stefano como también al resto de prisioneros anarquistas en Italia que actualmente se encuentran con la mordaza de la censura e incomunicacion por parte de la represión luego de sus continuos escritos de combate desde la cárcel.
*** Entrevista al blog encarcelado Culmine***
Entrevistamos por carta a Stefano Fosco y Elisa Di Bernardo, quienes llevaban el blog anarquista Culmine y que se encuentran desde junio de 2012 en prisión preventiva en el contexto de la llamada Operación Ardire.
En los últimos años, debido a cuestiones que escapan a este análisis y que tienen más que ver con la dirección que está tomando el Sistema, pero que claramente afectan a nuestra forma de relacionarnos, han surgido blogs y páginas web que vinieron a reemplazar la tarea que hasta el momento llevaban haciendo nuestras publicaciones impresas. ¿Cómo creéis que ello está afectando a las luchas y a la percepción de éstas?
Culmine: Estamos plenamente convencidos de que estamos viviendo un periodo nuevo dentro del anarquismo. Los blogs y los sitios web permiten la difusión de comunicados, escritos y elaboraciones de manera veloz en todos los lugares del planeta, que permiten el intercambio de ideas y propuestas entre compañeros y compañeras que probablemente no tendrían nunca la posibilidad de encontrarse físicamente. Se trata de una verdadera revolución en las relaciones entre anarquistas. Somos bien conscientes de los grandes límites presentes en esta nueva manera de relacionarse, ya sea porque el instrumento utilizado no es neutro, sino que está gestionado y controlado por el enemigo, como porque los riesgos que hay son muy elevados, como ocurrió con Culmine, el cual sin embargo no eligió el anonimato.
El blog anarquista Culmine fue enjaulado el 13 de junio de 2012 también por su trabajo de contrainformación. Demasiado complejo es el trabajo relativo a las luchas y su percepción. Hay que comenzar con el hecho de que actualmente —en 2013—, todos los movimientos utilizan Internet: políticos, ecologistas, culturales y hasta antitecnológicos (esta paradoja merecería una profundización, pero no es éste el caso). Incluso dentro de los anarquismos prácticamente todos los grupos de cualquier tendencia tienen relación con la red, pero en los últimos tiempos tenemos la irrupción de las redes sociales, como Twitter o Facebook, con efectos perjudiciales. De todas maneras, nunca pensamos que los blogs de contrainformación tuviesen que substituir las publicaciones en papel.
Parece que hoy en día Internet abarca muchos aspectos de nuestras vidas y está influyendo de manera radical en las relaciones humanas, contribuyendo enormemente al aislamiento, la atomización y la alienación. ¿No creéis que, desde el entorno anarquista, faltan posturas críticas con este instrumento?
Culmine: Sí, es verdad que Internet está fuertemente presente en nuestras existencias, pero todos nosotros y nosotras, incluso los y las anarquistas, utilizamos este instrumento en la vida cotidiana, aunque sea para viajar o leer un periódico. No hay posturas de fuerte y dura crítica hacia esa tecnología y no creemos que sean suficientes unos análisis de crítica y desamor hacia la red, con una actitud de esnobismo elitista por parte de unos pocos «que han entendido algo». Compartimos la urgencia del problema, o sea de que hay un riesgo de aislarnos aún más y de que cualquier aspecto de la vida pueda llegar a ser virtual, incluso la confrontación humana, pero al mismo tiempo no nos dejamos de imaginar las potencialidades que hay en la difusión de nuestras ideas y prácticas iconoclastas en todos los rincones del planeta. Más que nada hace falta una debida reflexión sobre como programar nuestra existencia totalmente fuera de la virtualidad. Se trata, a fin de cuentas, del dilema de la anticivilización, todavía demasiado anclada en el modelo de nuestra sociedad. A este propósito Culmine demostró más de una vez apreciar dicha temática, pero aplazando a un futuro indefinido un escrito propio de reflexión. Considerada la extrema dificultad actual para poderlo redactar en conjunto y en tiempos breves, no se descarta hacerlo próximamente.
Concretamente Culmine es el primer caso, que sepamos, de represión y encarcelamiento a un sitio web de contrainformación. ¿A qué creéis que se debe? ¿Por qué Culmine y no otros sitios?
Culmine: En primer lugar la represión contra Culmine tiene que ver con la legislación antiterrorista italiana, heredera de las leyes especiales utilizadas en los llamados «años de plomo». Hay que especificar que no estamos sólo imputadas por violación de las leyes de información o por apología, sino por haber proyectado, financiado y efectuado materialmente atentados explosivos.
¿Por qué Culmine y no los demás blogs? Porque, a nuestro parecer, Culmine en los años de su existencia se caracterizó por el hecho de no censurar comunicados de acciones directas de todo el mundo, dando espacio también a la voz de muchos presos anarquistas. No somos las únicas en hacerlo, vimos nacer muchos otros blogs o sitios con los cuales compartimos reflexiones y experiencias. El enjaulamiento de Culmine es una mala señal que llega desde la represión ya que representa un escenario que podría repetirse también para otras experiencias similares a nivel contrainformativo. Es significativo, por ejemplo, que según la fiscalía fue una prueba de nuestro no arrepentimiento luego del registro de marzo de 2012 (que ya anunciaba una creciente represión) nuestra inmediata difusión de un comunicado para avisar a los demás blogs sobre lo ocurrido y la violación del mismo Culmine.
Una cuestión latente en este tema es la de los tiempos. Internet te obliga a una constante actualización y todo se hace a una velocidad muy por encima de las capacidades humanas. ¿Qué sentido tiene saber a tiempo real lo que sucede contemporáneamente en todo el globo terráqueo? Nuestra capacidad de intervención en nuestra realidad más próxima es de por sí muy limitada. ¿Hasta qué punto esto no crea las mismas ansiedades que, por ejemplo, la caducidad de los aparatos tecnológicos o las modas, que de un momento a otro pierden valor y sentido?
Culmine: El problema de las actualizaciones continuas existe y un blog que no se actualiza con frecuencia deja de ser visitado. Es importante que los administradores de un blog tengan la inteligencia de seleccionar con cuidado el material que reciben, dando más o menos espacio e importancia a determinados post. Cierto, seguramente podríamos sobrevivir (además de, por supuesto, continuar luchando y contrainformando) sin saber lo que ocurre en tiempo real en el otro lado del mundo. Pero la idea siempre es que el intercambio de información y experiencias pueda ser un estímulo para las otras realidades, como acaeció en los últimos años. Sin embargo hay un límite que no puede ser superado, de lo contrario se cae en la virtualidad de la lucha y en la total virtualidad de las relaciones humanas. Desde este punto de vista pensamos que las movilizaciones vía Twitter, por su extrema rapidez y trazabilidad no consienten algún tipo de reflexión, incluso si ya llegó a ser más utilizada durante las manifestaciones, superando a los mismos SMS.
Salta a la vista una nueva concepción del anarquismo de praxis muy influenciada por la web. Hay discursos y formas «de hacer» que si bien no todos pueden ser considerados nocivos, materializan dinámicas que parecen en algunos casos reproducciones mal asimiladas, y en otros meros juegos de red.
Culmine: En los últimos años apareció esta nueva manera de entender, de vivir el anarquismo; se trata de un fenómeno tan nuevo que no se logra enmarcarlo y las definiciones, en esta fase, pueden desviar. De todas formas una de las definiciones más repetidas es la de anarquismo de praxis. A nuestro parecer no se puede decir que la web tuvo una influencia sobre esta nueva concepción, sino que ayudó a difundir con rapidez su alcance, en sus distintas diferenciaciones y denominadores comunes. En sí no es una novedad. Ya en el pasado hubo períodos en los que el anarquismo de acción se hizo escuchar con atentados, ejecuciones, sabotajes y hasta secuestros de personas. La novedad, respecto al pasado, está en la difusión de comunicados de reivindicación a tiempo real en todos los lugares del planeta y en el posible interés por parte de otras individualidades y grupos en acciones dirigidas contra el mismo objetivo. También en este caso se trata de fenómenos ya vividos. El ejemplo más llamativo, aunque hay muchos más, es el de la campaña de solidaridad internacional con Sacco y Vanzetti. En distintas partes del planeta individualidades y grupos anarquistas estaban a la espera de las novedades del corredor de la muerte norteamericano: en aquel entonces el instrumento de comunicación era el telégrafo, ahora es Internet. Por supuesto, son muchos los problemas que hay que solucionar con esta nueva aproximación. Es cierto que a menudo hay una superficialidad en los análisis y que de la nada aparecen personajes ajenos a cualquier recorrido anarquista (y a los cuales hay que tratar con la debida sospecha). No hay que menospreciar, además, los problemas del lenguaje, ya sea por las traducciones malas y hechas con prisas (a menudo realizadas con traductores automáticos, que nosotras creemos que hay que utilizar sólo en casos de extrema necesidad) como por conceptos mal asimilados. Un ejemplo nos podría ayudar: se habla mucho, dentro del anarquismo de praxis, de guerrilla urbana y de lucha armada. Actualmente no tenemos los instrumentos para analizar lo que está sucediendo, por ejemplo, en Grecia, y por cierto ni en Italia ni en muchos otros países hay las condiciones para que se pueda hablar ni de guerrilla urbana ni de lucha armada. ¡También sobre el concepto de nihilismo hay una gran confusión (al punto de que unos pseudonihilistas llegaron a negar cualquier ética, abriendo la puerta a la misma infamia) y equivocaciones similares están surgiendo también frente al concepto de antijuridicismo anárquico! Estas equivocaciones pueden, efectivamente, desembocar en unos antipáticos «juegos de red» que sin embargo Culmine nunca alimentó.
Nosotros crecimos en la anarquía por medio de debates, cartas con compañeras y compañeros presos, leyendo opúsculos, viajando, visitando bibliotecas, subscribiéndonos a un periódico de otra parte del planeta, hablando con antiguos saboteadores y guerrilleros, etcétera. Pero hoy en día la formación pasa, en gran parte, por los blogs y las redes sociales. ¿Qué opináis?
Culmine: Que la actual «formación» acontezca para la gran mayoría por Internet no se puede negar, pero es cierto también que es una cuestión generacional (cualquier período histórico-social utiliza los instrumentos que hay). Las de Culmine llegamos a gestionar un blog luego de haber hecho un camino, dentro del movimiento anarquista italiano, empezado bastante antes de la llegada de la red. Lo que podemos decir es que quien pertenece a un movimiento que se define revolucionario tiene que tener siempre la capacidad de interactuar, puede que hasta de manera violenta, con la situación social que le rodea.
Renunciar de golpe a Internet y a todos los demás instrumentos tecnológicos es absolutamente impensable (si bien ideal desde una perspectiva anticivilizadora). Son los y las que se ocupan de la contrainformación quienes tienen que poner las mejores energías para que los blogs y los sitios tengan artículos, libros, investigaciones profundizadas y esmeradas. No hay otra salida, por ahora.
Distinto es el discurso relativo a las perspectivas no inmediatas. Nos podríamos preguntar cómo y por qué se llegó a esta situación, pero este análisis, debidamente autocrítico, abarca las últimas décadas del anarquismo mundial. Y pensamos que a este nivel la reflexión debe ampliarse a otras temáticas, más allá de ésta sobre la dependencia tecnológica: ¿Cuál anarquismo? ¿Insurreccionalismo o individualismo? ¿Nihilismo o pesudonihilismo? ¿Formalidad o informalidad? ¿Siglas, acrónimos o anonimato? ¿Antijuridicismo anarquista y hasta dónde una persona es antijuridicista? ¿Social o antisocial?
Esta entrevista intenta ser una piedra lanzada al aire con la intención de generar debate. ¿Queréis agregar algo más?
Culmine: Queremos comunicar que lo que ocurrió a Culmine no se debe a una gestión imprudente por nuestra parte de las medidas de anonimato en la web. Lo nuestro era un blog público, es decir, que no escondíamos nunca nuestra identidad, al punto de que participamos en debates y en distintas actividades anarquistas públicas. Nuestra idea es que las individualidades que gestionan blogs anarquistas, aún más si se ocupan de comunicados de acciones y escritos de presos y presas, tienen que ser conocidas dentro del movimiento.
Creemos que también es importante proporcionar un espacio apropiado a la autocrítica: errores se cometen muchos. Es necesario tener la capacidad de ser conscientes de ello. Más de una vez nos topamos, por ejemplo, con falsos comunicados, provenientes de mitómanos o esbirros, y ese es un riesgo muy elevado para quienes se ocupan de los blogs. En este caso, la experiencia adquirida en años de lucha ayuda a comprender la veracidad de los escritos con los que te encuentras.
Siempre pusimos atención en señalar la fuente de nuestros post junto a los y las traductoras que de tanto en tanto nos ayudaron, pero esto para nosotras es parte de un modus operandi correcto y no superficial, necesario también en relación a publicaciones en papel.
Pese a la represión, pese a los largos meses de prisión preventiva en secciones de alta seguridad, no renegamos del trabajo de Culmine en estos años y esperamos que otros blogs puedan continuar con la contrainformación. Al mismo tiempo estamos más que interesados en una reflexión crítica y constructiva, dentro del movimiento anarquista internacional, sobre los temas de la entrevista de Aversión.
Stefano se encuentra actualmente en la sección para presos anarquistas del módulo de alta seguridad de la cárcel de Ferrara y Elisa en la cárcel de mujeres de Roma.
Direcciones para escribir (también leen y escriben en castellano):
Elisa Di Bernardo
Rebibbia femminile
via Bartolo Longo, 92
00156 Roma
Italia
Stefano Fosco
C.C. Via Arginone, 327
44122 Ferrara
Italia
Interview with Individualist anarchist prisoners from the blog Culmine – Italy
Interview with imprisoned blog Culmine
From Aversión –Publicación Anarquista-issue 8, May 2013.
Translated from Italian by act for freedom now/B.pd
In spagnolo, tedesco, greco, polish serbo-croatian,
1 – Aversión: In recent years, for reasons we won’t analyse here, which mainly concern the direction the system is taking, but which affect our ways of relating with one another, blogs and websites have been taking on the task that our publications used to fulfil in the past. In your opinion, how does this affect the struggle and its perception?
– Culmine: We are convinced that we are going through a new era in anarchism. Blogs and websites allow the quick spreading of communiqués, texts and writings all over the planet, and make possible the exchange of ideas and proposals between comrades who will probably never get the chance to meet in person. This is a proper revolution in the relations between anarchists. We are well aware of the limits of this new way of relating considering both the fact that the instrument we use is not neutral, but is run and controlled by the enemy, and the fact that the risks are high, as Culmine demonstrates, even if the latter didn’t choose to stay anonymous. The anarchist blog Culmine was locked up on June 12 2012 also due to its work of counter-information.
The question of the struggle and its perception is rather complex. To begin with, as a matter of fact today – in 2013 – all movements use the internet: politicians, ecologists, culture movements and even anti-technology movements (this paradox deserves some going into but not here). Within anarchism too, practically all groups of all tendencies are connected to the web. But social networks such as twitter and facebook have recently broken in producing deleterious effects. Anyway we’ve never thought that counter-information blogs are to substitute paper publications.
2 – Aversión: It seems that today internet includes many aspects of our existence and profoundly affects human relations, thus contributing to isolation, atomization and alienation. Don’t you think that there is a lack of critique on this instrument in the anarchist environment?
– Culmine: Yes, it’s true, internet is very much present in our lives and we all, including the anarchists, use this instrument every day, also to travel or read a daily. There is no strong critique or taking distances from this instrument of technology. And we don’t think we can be content with the few critical analysis and taking distances from the web made with a snobbish and elitist attitude by the few who know everything.
We agree about the urgency of the problem, i.e. we run the risk of becoming increasingly isolated and making all aspects of the struggle virtual, including human contact. At the same time, however, we can’t stop thinking of the potentialities inherent to the spreading of our iconoclastic ideas and practices in all the corners of the planet.
More than anything else we lack a necessary reflection on how we can set our existences totally outside the virtual world. In the end this is the anti-civilization dilemma, which still remains too much anchored to the current model of our society. In this respect, on more than one occasion, Culmine has shown interest in this issue but it has postponed the drafting of a text on the matter to a future time. Considering our current extremely difficult situation in drafting a text together in a short time, we don’t rule out doing so sooner or later.
3 – Aversión: As a matter of fact, Culmine is the first known case of repression against an anarchist blog of counter-information. What do you think is the reason for this? Why Culmine and not some other blogs or sites?
– Culmine: First of all the repression against Culmine is related to the Italian antiterrorism law, the legacy of the special laws used during so-called ‘years of lead’.
We have to point out that we of Culmine are not only accused of violating the law on information and apology, but of having planned, financed and realized explosive attacks. Why Culmine and not some other blogs? Because, in our opinion, in the years of its existence Culmine never failed to publish claims of direct actions from all over the world, and it also gave voice to the many anarchist prisoners. We are not the only ones to do so, we’ve seen the creation of many other blogs and websites with which we shared considerations and experiences.
The imprisonment of Culmine is a bad sign as far as repression is concerned because it represents a scenario that could repeat with similar experiences of counter-information. For example, it is to be noted that according to the prosecution, evidence of our non-repentance after the raid of 29th March 2012 (which anticipated more repression) was the immediate spreading of a communiqué where we alerted other blogs about the raid against Culmine.
4 – Aversión: A lurking question on this subject concerns time. Internet forces you to constant updating and everything is done at a speed well beyond human capabilities. What’s the point in knowing what happens all over the planet in real time? Our ability of intervention within our nearest reality is very limited in itself. Up to which point does this produce the same anxiety deriving from the speed with which, for example, technology and fashion change, thus losing their previous value and meaning?
– Culmine: The problem of continuous updating exists, and as a matter of fact a blog that doesn’t frequently give updates ceases to be visited. It is important for those who run a blog to carefully select the material they receive, giving more or less space and prominence to certain posts. Of course we can certainly survive (and continue to struggle and counter-inform) without knowing what happens on the other side of the world in real time.
But the idea is always that the exchange of information and experiences can be an incitement for other realities, as happened in the last years. However there is a limit that cannot be overstepped otherwise we fall into the virtuality of the struggle and of human relations. In this regard we think that mobilizations via twitter, for example, don’t allow any kind of thinking owing to their extreme speed, in spite of the fact that they are the most used during demonstrations, even more than text messaging.
5 – Aversión: A new concept of anarchism of action strongly influenced by the web is coming to the fore. There are ways of doing and saying which materialize dynamics resembling poorly assimilated reproductions or mere ‘web games’, even if not all of them can be regarded as ‘harmful’.
– Culmine: In the last years a new way to understand and live anarchism has been born. It is a new phenomenon, so new that we can’t really define it because all definitions can be misleading at this stage.
However, one of the most used definitions is ‘anarchism of action’: in our opinion one cannot say that the web has influenced this new concept; we’d rather say that the web has quickly spread its contents, various differentiations and common denominators. It is nothing new in itself. Already in the past there was a time when anarchism of action made itself heard through attacks, executions, acts of sabotage and even kidnappings. Compared to the past, the novelty is all in the spreading of communiqués of claims in real time all over the planet, which may get other individualities and groups involved in actions against the same target.
In this case too, it is something we’ve already seen: the most outstanding example, but there are many of them, is that of the international campaign for Sacco and Vanzetti. In many areas of the planet individualities and groups were waiting for news from the North American death row: then the instrument of communication was the telegraph, now it is the internet. Of course there are many problems to be sorted out regarding the new approach. It is true that analyses are quite often superficial and that characters totally extraneous to the anarchist path spring out from anywhere (and they must be treated with due suspicion).
Moreover, we shouldn’t underestimate language problems due to both bad and hasty translations (increasingly done using automatic translators, which we think should be used only in case of extreme necessity) and misunderstandings of concepts. An example could help us: within anarchism of action, urban guerrilla and armed struggle are very much talked about. At the moment we don’t have the instruments to analyze what is happening, for example, in Greece. And certainly neither in Italy nor in several other countries is there sufficient ground to talk about urban guerrilla or armed struggle.
There is great confusion around the concept of nihilism too (to such a point that some pseudo-nihilists have come to deny any ethics thus paving the way to infamy itself) and similar misunderstandings are also coming out with regard to the concept of anarchist anti-juridism! These kinds of misunderstanding can actually give vent to nasty ‘web games’, which by the way Culmine has never animated.
6 – Aversión: Many of us became anarchist by participating in talks, writing letters to prisoners, reading pamphlets, visiting anarchist libraries, subscribing to periodicals from the other side of the planet, discussing with old saboteurs and fighters, etc… But at the moment formation occurs mainly through blogs and social networks. What’s your opinion on this point?
– Culmine: That ‘formation’ occurs today mainly through the internet cannot be denied but certainly this is also a question of generations (each historical-social period uses the instruments of its time).
We of Culmine came to run a blog after we had made a road within the Italian anarchist movement well before the advent of the web. What we would like to say today is that those who belong to a movement that defines itself revolutionary must always have the ability to interact, even with violence, with the social situation surrounding them. To renounce internet and all technological instruments all of a sudden is unthinkable (even if it’s the ideal from an anti-civilization point of view). It is up to those who are engaged in counter-information to put their best energies so that blogs and sites have and propose articles, books, in-depth and accurate research. There’s no other way for the moment.
The question concerning non immediate perspectives is different. We can ask ourselves why and how we came to this situation, but this analysis – duly self-critical – embraces the last decades of world anarchism. And we think that at this level the reflection should be widened to other topics besides that of technological dependency: what kind of anarchism? Insurrectionism or individualism? Nihilism or pseudo-nihilism? Formality or informality? Signs, acronyms or anonymity? Anarchist anti-juridism? And up to which point can one be anti-juridical? Social or anti-social?
7 – Aversión: This interview is meant to be like a stone thrown in the air with the aim of creating a debate. Would you like to add anything else?
– Culmine: We would like to say that what happened to Culmine was not due to our incautious handling of web anonymity measures. Ours was a public blog, meaning that we never hid our identity and also took part in talks and public anarchist initiatives. We are of the opinion that the individualities that run anarchist blogs, especially if they deal with communiqués claiming actions and letters of prisoners, must be known within the movement.
We also believe it necessary to give adequate space to self-critique: numerous mistakes are being made and we must be able to recognize it. For example, on more than one occasion we came across fake communiqués issued by myth-maniacs or cops. This is high risk for those who handle blogs.
In this case too the experience gained in years of struggle helps understand the authenticity of the texts one comes across. We always took care to signal the source of our posts along with the translators who from time to time helped us out. But to us this is part of a correct modus operandi not at all superficial, which is also necessary with regard to paper publications.
In spite of repression, in spite of long months spent in pre-trial detention in high security units we don’t disown the work undertaken by Culmine in these years and we hope other blogs can carry on counter-information. At the same time we are very much interested in a critical and constructive debate within the international anarchist movement.
– Elisa Di Bernardo. anarchist prisoner
c/c Rebibbia Femminile
via Bartolo Longo, 92
00156 Roma
Italy
Stefano Gabriele Fosco, Individualist anarchist prisoner
prison of Ferrara
Via Arginone 327
44122 Ferrara
Italy
Aversión, Iberian anarchist paper: aversion@riseup.net
http://actforfree.nostate.net/?p=15090