Saluto i compagni partecipanti alla conferenza annuale dell’SRI.
I compagni greci che prendono parte per la prima volta a questa conferenza sono membri della Assemblea di solidarietà per i prigionieri politici greci e sicuramente vi informeranno sulla situazione in Grecia riguardo ai prigionieri politici e in generale sulla situazione politica. Da parte mia vi dico dei fatti accaduti recentemente. Il 21 febbraio, la compagna ricercata Pola Roupa, su quale è stata posta una taglia, ha tentato di dirottare un elicottero per far evadere me e altri prigionieri politici condannati per lotta armata dalla prigione di Koridallos. Purtroppo l’evasione non è riuscita per la reazione del pilota, risultato essere un ex-poliziotto, pure armato. Per fortuna la compagna è riuscita ad uscirne salva e incolume. In seguito a ciò sono state accresciute le misure di sicurezza nel braccio dove siamo detenuti. La compagna Pola Roupa ed io così come altri prigionieri politici hanno assunto la responsabilità politica per questo tentativo con pubblici comunicati.
Pochi giorni dopo, il 3 marzo, si è concluso il 2° processo intentato contro Lotta Rivoluzionaria dove mi è stata inflitta la pena dell’ergastolo per l’attacco compiuto dall’organizzazione alla Banca di Grecia e, in aggiunta 129 anni per aver sparato a 5 poliziotti, ferendone uno nel corso dell’incidente in cui sono stato arrestato, e per l’esproprio di due banche. È la prima volta che in Grecia si commina un ergastolo per un attentato preceduto da una telefonata d’avvertimento, dove non ci sono stati né morti né feriti. Ciò sta a dimostrare l’incremento della reazione da parte del regime greco nell’affrontare l’azione rivoluzionaria armata e coloro che decidono di rimanere coerenti e irriducibili rispetto alla scelta della lotta armata.
La Grecia è caratterizzata da una situazione politica economica e sociale molto ardua. Da un lato, la continua realizzazione di programmi di salvataggio (i cosiddetti memorandum) ad opera dei governi greci rende sempre più difficoltose le condizioni per larghe fasce di popolazione, mentre la crisi economica internazionale continua e s’intensifica in Europa, dall’altro lato l’enorme flusso di rifugiati dalle zone di guerra in Medio Oriente, principalmente dalla Siria. Tutto ciò produce un clima fortemente esplosivo non solo in Grecia dove, a causa della chiusura delle frontiere balcaniche e della modifica apportata al trattato di Schengen da alcuni Paesi della UE, migliaia di rifugiati e migranti sono intrappolati in Grecia, ma anche in Europa che vede rompersi irreparabilmente le proprie fondamenta. Tali condizioni sono gravate ancor più dagli attacchi dei militanti islamisti nel 2015 a Parigi, in Francia e a Bruxelles pochi giorni fa. Questa combinazione dirompente della crisi economica globale unitamente alle questioni geopolitiche del Medio Oriente, derivanti dalla guerra al “terrorismo” e dalla politica dell’Occidente, le guerre in Siria, Iraq, Afghanistan che hanno provocato ondate di rifugiati verso l’Europa, scuote le fondamenta della UE e può condurre alla sua fine come ci è noto. Da ciò ne consegue, da un lato l’adozione di misure sempre più autoritarie e totalitarie dai Paesi della UE, come in Francia dopo gli attacchi dei militanti islamisti, la nascita di uno Stato di polizia in nome della sicurezza e, dall’altro lato, l’ascesa dell’estrema destra che persegue il ritorno a un regime di Stato-nazione forte, premendo perché si compia la chiusura delle frontiere e la deportazione di stranieri e rifugiati e si instauri un regime di capitalismo nazionale. Ancor peggio, quel che segue agli attacchi è il consenso di settori della società europea che si schierano con i loro governi per ragioni di paura e insicurezza, reagendo all’arrivo dei rifugiati, facilitando in tal modo l’attuazione di misure autoritarie che i governi europei stanno adottando per affrontare l’ondata di rifugiati.
Purtroppo, i popoli europei negli anni precedenti non hanno opposto una resistenza determinata quando i loro governi hanno dato il proprio consenso e collaborato riguardo alla guerra al “terrorismo”, scatenata dagli USA dopo il 2001, quando hanno dato il loro assenso alle guerre in Afghanistan e Iraq e quando i loro stessi governi hanno inviato truppe coadiuvando gli americani nell’occupare questi Paesi. È proprio per questa ragione che i popoli europei subiscono doppiamente le conseguenze della guerra al “terrorismo”, come il fatto che cittadini siano vittime degli attacchi di rappresaglia da militanti islamisti e che i governi applichino misure sempre più autoritarie e totalitarie, in nome di questa guerra e della sicurezza. La natura cosmopolita della UE sta già andando in rovina.
Credo che solo con lo sviluppo dentro i Paesi occidentali di movimenti rivoluzionari si possa aspirare alla distruzione di Capitalismo e Stato e creare una comunità europea internazionale, dove si riesca a porre fine a questa guerra, al razzismo, xenofobia, sfruttamento e repressione e alle sventure del capitalismo e del potere. Solo una rivoluzione sociale internazionale con carattere anticapitalista e anti-Stato in Europa e oltre, può rappresentare la risposta alla situazione esistente, alla crisi economica globale che va aumentando via via e alla guerra al “terrorismo”. Compagni, purtroppo, siamo ben lungi da questo obiettivo. Ciò nonostante dobbiamo continuare a lottare in questa direzione.
Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria
https://ccrsri.wordpress.com/2016/04/10/saluto-di-nikos-maziotis-alla-conferenza-del-soccorso-rosso-internazionale/