Antifascismo – Liberiamoci dalle feste comandate

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LIBERIAMOCI DALLE FESTE COMANDATE PER L’ANTIFASCISMO E L’ANTIAUTORITARISMO QUOTIDIANO

Il 25 aprile lo stato commemora una giornata di resistenza, di riappropriazione dei diritti, di riconquista della libertà e della sconfitta del regime nazi-fascista, ma cosa è davvero cambiato?

Per noi lo stato e i suoi apparati, anche se definiti democratici, usano e legittimano per loro stessa natura le subdole odierne forme d’espressione fascista mascherate da una presunta pace sociale sorretta da garantismi, diritti apparentemente concessi o facendo credere alla popolazione di poter contare qualcosa sulle decisioni prese con una crocetta su un foglio durante le elezioni. Nelle diverse strutture di potere di ieri e oggi, cui obiettivo è mantenere l’ordine (che viene visto come l’unico modo per garantire il quieto vivere) chi prova a condurre la propria esistenza fuori dai dettami di questa società è una minaccia. Infatti per chi non si accontenta di questo piattume gli ideali oppressivi dello stato, come all’epoca dei totalitarismi, si palesano eccome. E così che dopo il 25 aprile del ’45 esattamente come nei vent’anni precedenti la polizia ti reprime e la galera ti isola, la povertà ti esclude e il lavoro ti sfrutta, la comunicazione di massa ti conforma il modo di pensare e la psichiatria lo elimina. Al potere non c’è più Mussolini, eppure sembra che non sia cambiato molto. Fatto sta che col tempo è stato fatto abuso della parola fascismo tanto che il termine è ormai stato svuotato del suo significato.
Tutto ciò per dire che con questo 25 aprile non sentiamo d’avere molto a che fare, perché è con l’esistenza di uno stato che non vogliamo avere a che fare.
Questa data infatti è stata decisa a tavolino da chi nel ’49 governava l’Italia. In realtà la liberazione non inizia né finisce quel giorno: chi vive nell’antifascismo concreto e quotidiano non se ne fa niente del simbolico “25 aprile”, la lotta al fascismo e all’autoritarismo è una pratica attuale che non si dovrebbe relegare a una parola o ad un giorno soltanto. Non solo oggi, ma ogni giorno dovrebbe essere dedicato a tutti quei partigiani che con la lotta e le armi hanno liberato questo paese dall’oppressione fascista, inseguendo dei principi che già dalla creazione della repubblica sono stati traditi. La costituzione concessa a fianco di un percorso di pacificazione nazionale, che di fatto ha lasciato invariate tutte le strutture di controllo (gerarchie militari e poliziesche, codici, prefetture, ecc.. ) arrivando addirittura, pochi anni dopo la liberazione, a permettere la formazione di partiti dichiaratamente fascisti, razzisti e omofobi, come l’MSI e, in epoca più recente, forza nuova, casa pound e fratelli d’Italia. Anche la sinistra democratica come il pd, che almeno una volta all’anno si riempie la bocca con parole come ‘resistenza’ ed ‘antifascismo’, non disdegna metodi clientelari di gestione economica e politica, usando tribunali e magistratura come armi per contrastare il dissenso. Né i destri né i sinistri si fanno alcuna remora nel reprimere e incarcerare chi si batte contro l’esistente, come il movimento no tav e gli antifascisti militanti. Questa giornata dovrebbe appunto farci riflettere sul nostro impegno come antifascisti, ricordandoci che lo stesso stato che oggi ricorda la violenza che ribaltò il regime, in nome della pace sociale, denuncia, ammanetta, vilipende, vessa, giudica, condanna e disonora qualunque azione antifascista.
Ecco perché in realtà oggi le istituzioni non festeggiano altro che la morte del vero antifascismo, quello antiautoritario, che rivendicava l’azione diretta, l’autogestione e la coscienza, anche libertaria; quello che allacciava relazioni basate su solidarietà e mutuo appoggio, che usciva dagli schemi imposti dal potere. La loro ricorrenza non fa altro che renderci sempre più spettatori passivi, esattamente il contrario di quello che era lo spirito partigiano.

Barocchio Squat