Udine, 1.5.16, Contro il I maggio

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Udine, 1° maggio 2016

«Il massimo compito dell’uomo non è il lavoro, ma la libera creatività».
Max Stirner

Rintanato in casa per non sentirli, li immagino, quasi li odo, gli schiamazzi della folla festante. Evviva il lavoro! Schiavi moriremo, e felici! Evviva la schiavitù salariata! Folle informi, dove l’uno si confonde con l’altro, gli è speculare, gli si sovrappone, dove l’unico è molti perché ha scelto di morire, così nella morte meccanizzata, del corpo come dello spirito, della fabbrica, così nel passeggiare beati sotto stendardi di corporazioni vigliacche, idolatranti il lavoro e, come se non bastasse, collaborazioniste di professione con il nemico, con lo Stato e il suo Capitale, fagocitanti sezione apposite per aguzzini in divisa, di dentro e di fuori le mura delle galere, come se si trattasse di un qualunque lavoro.

È il lavoro, la schiavitù salariata il perno per l’ingranaggio chiamato Società. Ma forse fa più comodo urlare “A more il padrone!”, e costruirne, produrne scientificamente, il ruolo sociale giorno dopo giorno, legittimandone l’esistenza, facendola, permettendola, determinandola, con il proprio sacrosanto lavoro. In questo come in mille altre cose la democrazia del regime italiano e le folle, ormai nemmeno così tanto folle, elemosinanti diritti e croccantini, vanno a braccetto: la Repubblica Italiana è una repubblica fondata sul lavoro.
Che miseria, che tristezza, vedere la tigre odiare, solo nei proclami peraltro, l’addestratore del circo, ma amare – che dico, identificarsi! – con le sbarre della sua gabbie. La classe operaia, il proletariato…, di cui oggi probabilmente l’immagine più fedele sono gli operai leghisti che imprecano contro i migranti che “ci rubano il lavoro”. Ma di che stiamo parlando? Ma quale classe operaia! Ma quale classe!
Forse che la povertà è una virtù? Forse che l’essere sfruttati è una virtù? Forse che essere dei servi volontari ‘sì ben tratteggiati da La Boétie è una virtù? Forse che costruire questo necromondo, l’incubo tecno-industriale del presente e del futuro, in quelle fucine di nocività chiamate fabbriche è una virtù? Forse che il lavoro è una virtù?
Il lavoro è una merda, è solo questo e come tale va considerato. Oggi è un giorno di lutto, di lutto per tutto il tempo e tutta la creatività di cui parlava Stirner uccisi dai lavoratori.
In odio al I maggio, al lavoro, ai sindacati (più o meno di base, rivoluzionari o finanche “anarco”) e alla società tecno-industriale, qualche parola di disprezzo non si può fermare, al cospetto dell’ennesima festa ridicola, dell’ennesima farsa.

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