Intorno a mezzanotte una trentina di persone, incappucciate e con bombe carta, hanno danneggiato l’entrata e sono entrati nel Best Western Milton danneggiando tavolini e vasi di piante
Milano, blitz nell’hotel del raduno di neofascisti: in azione una trentina di incappucciati
Un momento del blitz (ansa)
Due finestre infrante, vasi e sedie da esterno danneggiati, le macchie sull’asfalto delle bombe carta e dei fumogeni. Quello che resta davanti all’ingresso dell’Hotel Milton in via Enrico Annibale Butti, a Milano, assaltato nella notte da una trentina di antagonisti incappucciati che hanno rivendicato l’azione su Internet. Sabato scorso l’albergo ha ospitato nella sua sala congressi il convegno dell’estrema destra europea dal titolo ‘Europa, una grande e libera’ organizzato da Forza Nuova.
I centri sociali, e più in generale la scena antagonista, aveva annunciato una risposta forte all’evento che in primo momento aveva ottenuto l’autorizzazione per utilizzare il centro congressi della Provincia di Milano in via Corridoni. Ma dopo le proteste del sindaco Giuliano Pisapia e di altri esponenti di sinistra, il presidente della Provincia, Guido Podestà, aveva ritirato la concessione. Il cambio di programma, comunque, non ha impensierito organizzatori e partecipanti (circa 300 ) che hanno accolto gli esponenti dei partiti di destra di Germania, Inghilterra e Grecia e acclamato il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, durante il discorso finale.
Milano, blitz nell’hotel dopo il raduno dei neofascisti
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La scelta di colpire l’albergo il giorno dopo il convegno non è così strana come può sembrare. Lo dicono anche gli agenti della Digos, secondo cui l’azione rispetta le dinamiche dei contestatori. Anzi, spiegano gli investigatori, non sarebbe stato strano se fosse avvenuto anche a distanza di più giorni. Per compiere la rappresaglia hanno aspettato l’ultimo giro di controllo della polizia, che per l’occasione ha presidiato la struttura con molti uomini. Attorno alla mezzanotte di domenica, quando hanno avuto il campo libero, gli antagonisti hanno assaltato l’albergo con un’azione rapida e ben studiata: il primo obiettivo è stata la telecamera di sorveglianza, messa fuori uso all’arrivo; poi alcuni hanno lanciato bombe carta e fumogeni e petardi all’ingresso, altri sassi contro le finestre del primo piano, altri ancora hanno spaccato le suppellettili all’esterno.
Infine hanno provato a scrivere una frase sulla porta dell’hotel ma sono stati interrotti dall’arrivo della polizia allertata da un passante che li ha incrociati mentre portava a spasso il cane. Hanno fatto in tempo a scrivere solo due parole, di cui una incompleta: “Chi ospit”. Probabilmente un riferimento alla ‘colpa’ dell’albergo di aver concesso la propria sala congressi ai militanti di estrema destra. “In settimana abbiamo appreso che sabato 20 dicembre si sarebbe dovuto tenere nella sala della Provincia di via Corridoni un incontro di neofascisti arrivati da tutta Europa, tra cui Alba dorata – hanno scritto in un comunicato stampa gli antagonisti – La pronta reazione degli antifascisti milanesi ha fatto sì che la sala venisse revocata e che l’incontro fosse spostato al Best Western Milton Hotel, in una zona ai margini della città. Riteniamo che chi ospita questi soggetti sia complice, così l’altra sera…”. Firmato: “Antifascisti milanesi, con Dax e Pavlos nel cuore”.
Gli agenti arrivati sul posto non sono riusciti a fermare gli autori, tutti col volto coperto secondo quanto raccontato dai testimoni. Qualche elemento in più potrebbe arrivare delle immagini delle telecamere, dei pochi secondi ripresi da quella poi distrutta e dalle altre installate in zona. Anche il video girato dai responsabili sarà analizzato. I responsabili sono stati molto attenti a non lasciare indizi,; lcuni hanno perfino legato sacchetti neri alle scarpe per evitare l’individuazione del modello.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/12/22/news/milano_blitz_nell_hotel_del_raduno_di_neofascisti_in_azione_una_trentina_di_incappucciati-103496424/
Blitz contro i neoterroristi neri: “Colpiremo la metro di Roma, la gente deve avere paura” ·
Progettavano un attentato alla metropolitana di Roma. Oltre a Prefetture, questure e magistrati senza scorta il gruppo dei nuovi neoterroristi fascisti puntava alla gente. La capitale era “sotto attacco”, si legge nell’ordinanza con cui i carabinieri del Ros di Roma, diretti dal colonnello Massimiliano Macilenti, hanno indagato 44 persone e 14 in carcere, tutti terroristi neri per reati che vanno dall’associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, all’associazione finalizzata all’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
I componenti di “Avanguardia Ordinovista”, questo il nome dei militanti di estrema destra che, “richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista Ordine Nuovo e ponendosi in continuità con l’eversione nera degli anni ’70, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, al fine di sovvertire l’ordine democratico dello Stato”, riconoscevano il loro leader in Stefano Manni. Che, per muoversi nella capitale, aveva contatti con militanti dell’organizzazione semiclandestina di estrema destra “Militia”. Ed era grazie a questo appoggio logistico che riusciva a orientarsi nella città eterna per progettare attentati che, se non fossero intervenuti i militari del Ros, avrebbero messo in atto.
Quello che volevano fare a Roma era “colpire la popolazione”, “incutere terrore” tra la gente. Dicono infatti due degli arrestati: “Non bisogna colpire la Kienge perché altrimenti verrebbe individuata l’area politica responsabile dell’azione. L’azione deve essere simultanea e potrebbe colpire le città di Roma, Milano e Firenze per creare una punta di terrore, in quanto solo due bombe a Equitalia non verrebbero commentate dai media”.
Dunque la metropolitana. “Il piano ci sarebbe – afferma tale Infantino l’8 febbraio del 2014 nel corso si una telefonata – e andrebbe solo perfezionato con chi lo deve compiere materialmente. I metodi operativi di attuazione del piano non sarebbero difficili, in quanto basterebbe utilizzare un doppio zaino, uno piccolo in uno grande, uguali, quello piccolo andrebbe lasciato, mentre quello grande portato via. Il colpo sarebbe di rilievo mediatico. Il tempo storico è propizio”. Precisa il neofascista che c’è necessità di colpire la popolazione, perché “la gente deve essere costretta a chiedere aiuto e quindi, dopo aver attuato azioni violente, ci dev’essere chi si propone per la soluzione del problema; questo perché le persone chiedono aiuto solo quando vengono colpite direttamente”.
In una telefonata precedente al “piano contro la metropolitana di Roma” il leader Manni spiega a Mariagrazia Callegari, colei che reclutava nuovi adepti da inserire nell’organizzazione, come sia importante cavalcare la paura e l’esasperazione delle persone rispetto agli stranieri. Manni: “Ti stavo appunto facendo notare questo, i nostri governanti, nell’incentivare ancora arrivi di questa gentaccia”. Callegari: “Sì”. M.: “Mette a repentaglio la sicurezza di tutti”. C. “certo certo”. M.: “Perché la gente… la gente fra un po’ veramente inizierà ad armarsi e a reagire anche per il nulla…. arriveremo al livello che vedi un congolese lo stendi senza che lui ti abbia fatto nulla”. C. “Si, si questo è vero. E poi c’è anche un altro problema a monte che è sempre una conseguenza, un danno economico… il fatto che la gente alle 9 di sera in una città come Roma… io ero fuori erano le 10 di sera… ti sembra il coprifuoco… e non sto parlando di zone periferiche… ti sto parlando del centro. Cioè hai capito: è tutto l’indotto che va in sofferenza, perché la gente si muove meno, un po’ perché non ci sono soldi, un po’ perché c’è paura”.
Colpire la gente in metro era dunque funzionale al loro piano: ferire per poi garantire l’ordine. Strategia del terrore. Come negli anni neri.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/12/23/news/blitz_contro_i_neoterroristi_neri_colpiremo_la_metro_di_roma_la_gente_deve_avere_paura-103553951/