Nel movimento sindacalista
II
Cominciamo a sciogliere una riserva, a documentare cioè che nel movimento sindacalista francese dell’ultimo decennio gli anarchici hanno avuto un’influenza preponderante e caratteristica a cui dobbiamo anzitutto la salutare rivolta dei sindacati alle inframmettenze ed all’imperio dei deputati socialisti, la loro aperta e generale sfiducia nell’azione parlamentare e nelle riforme legislative, l’energica ed attiva propaganda per lo sciopero generale ed il magnifico spregiudicato atteggiamento antimilitarista e, da ultimo, cotesta agitazione aspettata e temuta per la giornata delle otto ore che doveva essere la sintesi corrusca vittoriosa di tutta questa audace preparazione rivoluzionaria, e che è invece venuta completamente a mancare.
Senza questa collaborazione e questo concorso degli anarchici noi avremmo guardato con mediocre interesse all’agitazione fondamentalmente riformistica della giornata di otto ore; ma apparendo essa, nei caratteri che ne contrassegnarono e ne accompagnarono la biennale preparazione, il risultato dell’influenza rivoluzionaria e dell’attività anarchica specialmente, è del più vivo interesse ricercare a quali cause se ne debba imputare l’insuccesso. Il quale riaderge innanzi a noi, dopo un decennio di esperimenti assidui e diffusi, meno pacifico e più arduo che mai, l’antico problema di tattica e d’azione: “debbono o non debbono penetrare nei sindacati? e sono questi buon terreno a seminarvi le nostre idee, ad agitarvi con profitto le nostre dottrine? e dato che un vantaggio qualsiasi al progresso della nostra propaganda si possa strappare nell’ambiente dei sindacati, è questo vantaggio tale da compensare l’abnegazione, i sacrifizii e le rinunce a cui sono periodicamente condannate le sentinelle anarchiche perdute nei sindacati? E, in tal caso, come e con quali propositi dobbiamo noi parteciparvi per ottenerne senza diminuzione e senza transizioni, la maggiore coefficienza rivoluzionaria?
E siccome i nostri migliori compagni di Francia i Pelloutier e i Pouget, i Girard e i Desalle si erano buttati anima e corpo una dozzina di anni fa nel movimento sindacalista per dare appunto all’agitato problema una risoluzione, vediamo, al riflesso di cotest’ultima agitazione quale sia la risposta dei fatti, quali e quanti elementi abbia l’esperienza accumulato per la sua soluzione.
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Lo spazio ed il tempo ci mancano a riassumere anche brevemente la storia delle prime organizzazioni proletarie su cui venne man mano intessendo si l’attuale movimento sindacalista. Ma se dobbiamo tacere della vita – breve ed ingloriosa del resto – della Federazione dei Sindacati, la quale non rivelò mai in fondo altra aspirazione ed altro obbiettivo che di crescer lustro al Partito Operaio Francese alla cui politica riformista era supina mente devota, dai cui leaders era ispirata e guidata, dobbiamo una parola all ‘origine, allo sviluppo ed all’opera delle Borse del Lavoro, sia perché “proponendosi di federare i sindacati – senza distinzione di mestiere – per riflettere sulla loro condizione, dedurre i dati generali del problema economico, studiare il meccanismo degli scambi, cercare, in breve, nel sistema sociale attuale gli elementi di un sistema nuovo, evitando gli sforzi incoerenti fatti fino allora e che avrebbero finito per consegnare ai lavoratori disarmati alla potenza politica, finanziaria e morale della classe borghese(1)“, le Borse del Lavoro venivano a dare alla questione economica la precedenza di cui si onoravano nella Federazione dei Sindacati le aspirazioni, i calcoli e le opportunità della politica quotidiana; sia perché comincia in esse ad accusarsi, ad opera del Pelloutier e di altri generosi, quella tendenza -libertaria e rivoluzionaria di pensiero e di metodo che si affermerà poi poderosamente e vittoriosamente nell’imminente CONFEDERAZIONE GENERALE DEL LAVORO.
I propositi di rivendicazione economica in nome dei quali era sorta nel 1889 la Borsa del Lavoro di Parigi le serrò intorno subito una fitta rete di istituti similari nei centri più industriali di Francia a Beziers, a Montpellier, a Cette, a Lione, a Marsiglia, a St. Etienne, a Nimes, a Tolosa, a Bordeaux, a Tolone così che il 7 febbraio 1892 al congresso di St. Etienne la FEDERAZIONE DELLE BORSE DEL LAVORO DI FRANCIA era un fatto compiuto.
L’energia, l’attività, la vigilanza della parte libertaria, che era entrata piena di entusiasmi e di speranze nel movimento, gli impresse subito coll’INTERDIZIONE DA OGNI AZIONE POLITICA, con un aperto disdegno per le riforme legalitarie e per l’azione parlamentare, un carattere rivoluzionario che si accentua sempre più vigoroso e preciso negli anni successivi.
Ed era inevitabile: morta ogni fiducia nei pubblici poteri ed ogni speranza nell’opera politica dei cosidetti rappresentanti del proletariato in Parlamento, i lavoratori dovevano cercare nell’azione diretta sul terreno economico i mezzi della loro emancipazione che tanti anni di lotte, sterili ed infeconde nel campo politico dimostravano ancora una volta non poter essere che opera dei lavoratori stessi.
Sfiduciato il suffragio universale non rimaneva che lo SCIOPERO GENERALE.
Così il 4 settembre 1902 le Borse del Lavoro di St. Nazaire e di Nantes poterono far adottare al Congresso di Turs la seguente mozione del nostro compagni Fernando Pelloutier:
Considerando:
Che la formidabile organizzazione sociale di cui dispone la classe dirigente rende sterile e vani gli forzi amichevoli di emancipazione tentati nell’ultimo mezzo secolo dalla democrazia socialista;
Che esiste tra il capitale e il salariato un’opposizione d’interessi che la legislazione attuale, per quanto si proclami liberale, non ha potuto né voluto distruggere;
Che dopo aver fatto ai pubblici poteri frequenti ed inutili appelli per sostenere il diritto alla vita, il partito socialista ha acquistato la certezza che soltanto una rivoluzione potrà dargli la libertà ed il benessere materiale che siano conformi ai principii più elementari del diritto naturale.
Che il popolo non ha mai tratto alcun vantaggio dalle rivoluzioni sanguinose, di cui beneficiarono soltanto gli agitatori e la borghesia;
Che in presenza d’altronde della potenza militare messa al servizio del capitale una insurrezione a mano armata non offrirebbe alle classi dirigenti che una nuova occasione di soffocare le rivendicazioni sociali nel sangue dei lavoratori.” (2)
Che tra i mezzi pacifici e legali accordati al proletariato per far trionfare le sue legittime aspirazioni ve ne ha uno che deve affrettare la trasformazione economica della socie’tà ed assicurare, senza reazioni, il successo del quarto stato “.
Che questo mezzo è la sospemione universale e simultanea della forza produttrzce, cioè lo sciopero generale… Il congresso regionale dell’Ovest riunito a Tours il 3, 4 e 5 settembre 1892 prende in considerazione la proposta di sciopero uniyersak presentato dal cittadino Fernando Pelloutier …
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Allo sciopero generale ci siamo. Non siamo è vero che allo sciopero tolstoiano delle braccia incrociate, ma qualche anno di esperienza ne metterà in luce tutta la pietosa e mistica inanità e noi giungeremo, colla CONFEDERAZIONE GENERALE DEL LAVORO che sta per nascere, allo sciopero generale rivoluzionario.
D’altro canto tutto il vieto protocollp autoritario e massonico delle vecchie organizzazioni si sgretola, l’antica disciplina tra monarchia e casermaiuola del corporativismo classico si allenta, rindividuo si educa, operando, alla libertà dei giudizii, all’indipendenza dei movimenti, al coraggio delle iniziative, a pensare, ad agire, a governare da sé.
Il Comit;lto Centrale della Federazione delle Borse del Lavoro non ha né ufficio direttivo, né presidente d’assemblea: gli affari sono sbrigati da un segretario e da un tesoriere responsabile; nelle assemblee non si vota che nei casi, estremamente rari, di divergenze, irreduttibili … tanto che dal 1892 al 1896 tutti gli sforzi delle Borse del Lavoro di Lione, di Grenoble, di Tolone non tendono che a denunziare cotesta ANARCHIZZAZIONE della Federazione, ad invocare. il trasferimento del Comitato Direttivo in una città di provincia designata a volta a volta dai Congressi nazionali.
Come alla vigilia della Comune gli amici dell’ordine affidavano ai rurali la spada della . legge, la sicurezza dello Stato, la salute della repubblica e le nitide pancie della borghesia atterrita, gli amici del suffragio e della pacifica conquista dei pubblici poteri volevano mandar a balia in Vandea, tra i rurali, e le organizzazioni proletarie traviate a Parigi sciaguratamente dalla propaganda anarchica e dalla perdizione rivoluzionaria.
Lo spirito rivoluzionario invece, sotto la fiamma viva delle esperienze quotidiane, divampa irrefrenabile e pervade la nuova organizzazione proletaria che sulle rovine della Federazione dei Sindacati l’ampolla protesta rinnovata ‘ e più decisa contro la menzogna politica della conquista dei pubblici poteri e contro la frode dell’azione Parlamentare – come avremo campo di vedere al prossimo numero.
G. Pimpino
1) PELLOUTIER. “Histoire des Bourses du Travail.” Pago 64.
2)Il Pelloutier a pag. 67 della “Storia delle Borse delle Lavoro” nota a questo proposito che due anni dopo nel 1894 aveva già modificato qualche passaggio della sua mozione e scriveva nel 1902 che ne ripudiava parecchi…quelli certamente su cui nota l’attenzione del lettore. (N.d.R.)
Da CRONACA SOVVERSIVA, a, IV, n, 25; 23 giugno 1906, p, 1.