Tag Archives: 1898

Come e perché ho ucciso la principessa Sissi

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Luigi Lucheni

Non ho complici. Io sono il mio complice.

Non mi pento di nulla!

Sono certo che rifarei quello che ho fatto!

Luigi Lucheni

Nota introduttiva

All’1,35 del 10 settembre 1898 l’anarchico Luigi Lucheni uccide sulla riva del lago di Ginevra la principessa Sissi, colpendola al petto con una lima.

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Dieci assassinii per un soldo

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Dieci assassinii per un soldo

Altro superbo articolo di Zo d’Axa, molto attuale: l’uso a scopo di distrazione di massa di fatti scabrosi trattati dalla stampa senza vergogna con particolari macabri e raccapriccianti. Profitti gonfiati a dismisura da una parte dalle vendite che arrivano a triplicare e rincretinimento ulteriore delle già non sveglie masse proletarie o piccolo borghesi, per non parlare appunto dell’ottima utilità garantita dal non parlare o approfondire i crimini e gli scandali del potere che a memoria d’uomo non sono mai mancati. A rimediare a tutto ciò provvede l’autore di questo breve articolo di giornalismo impegnato e militante, che sbeffeggia con un inizio ad effetto la stampa sensazionalistica di ogni epoca e riporta alle sue coordinate sociali, e non ad un piano astratto ed ineffabile, la genesi sociale di queste figure di criminali. Sarcasmo e sdegno come al solito sono felicemente intrecciati dall’autore che firma un altro piccolo capolavoro di giornalismo impegnato e di denuncia, praticamente quasi della vera e propria letteratura.
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The Honest Worker (en-it-fr)

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Zo d’Axa (1898)

It’s the amazing fattening of the mass of the exploited that creates the increasing and logical ambition of the exploiters. The kings of the mines, of the coalfields, and of gold would be wrong to worry. Their serfs’ resignation consecrates their authority. They no longer needs to claim that their power is be based on divine right, that decorative joke: their sovereignty is legitimated by popular consent. A workers’ plebiscite, consisting of patriotic adherence, declamatory platitudes or silent acquiescence assures the boss’s hold and the bourgeoisie’s reign.
In this work we can recognize the artisan.
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Smokestack Lightning

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Bob Black

(an essay from the Bob Black anthology Friendly Fire)

Bob Black is a revolutionary, smirks David Ramsey Steele, “the way Gene Autry was a cowboy” (“The Abolition of Breathing,” Liberty, March 1989).  A Marxist turned libertarian, Steele is miffed that to me his forward progress is just walking in circles.  Steele’s is the longest harshest review The Abolition of Work and Other Essays has ever received, and while no nit to my discredit is too small to pick [1], my critique of work is the major target.  Steele tries, not merely to refute me, but to make me out to be a gesticulating clown, by turns infantile and wicked (they are probably synonyms for Steele).  “I’m joking and serious,” he quotes me in opening, but if I am a sometimes successful joker I am serious only “in the sense that a child wailing for more candy is serious.”  Steele wants to bomb me back into the Stone age, just where my ideas (he warns) would land the handful of humans who might survive the abolition of work.
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Dieci assassinii per un soldo

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Altro superbo articolo di Zo d’Axa, molto attuale: l’uso a scopo di distrazione di massa di fatti scabrosi trattati dalla stampa senza vergogna con particolari macabri e raccapriccianti. Profitti gonfiati a dismisura da una parte dalle vendite che arrivano a triplicare e rincretinimento ulteriore delle già non sveglie masse proletarie o piccolo borghesi, per non parlare appunto dell’ottima utilità garantita dal non parlare o approfondire i crimini e gli scandali del potere che a memoria d’uomo non sono mai mancati. A rimediare a tutto ciò provvede l’autore di questo breve articolo di giornalismo impegnato e militante, che sbeffeggia con un inizio ad effetto la stampa sensazionalistica di ogni epoca e riporta alle sue coordinate sociali, e non ad un piano astratto ed ineffabile, la genesi sociale di queste figure di criminali. Sarcasmo e sdegno come al solito sono felicemente intrecciati dall’autore che firma un altro piccolo capolavoro di giornalismo impegnato e di denuncia, praticamente quasi della vera e propria letteratura.
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Straniera

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Ersilia Cavedagni
Ho traversato l’Oceano; e allontanandomi dalla terra dove gli esseri sono separati dalle sciocche divisioni di frontiere, di Stati, di rivalità, di tradizioni di odio, ebbi per un istante l’illusione che là, in mezzo al mare, su quel naviglio perduto nell’immensità dell’Oceano, fra i pochi esseri ivi raccolti da un destino quasi per tutti comune, fossero cessate le maledette vibrazioni di quel sentimento nefasto che si chiama patriottico.
Povera illusione la mia! E ben presto ne feci l’esperienza a mie spese.

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La mujer esclava – René Chaughi

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“Era usual en la prensa anarquista dirimir una disputa reeditanto un texto conocido o un autor respetado. En este caso, La mujer esclava de René Chaughi compila las argumentaciones más estables respecto a la cuestión y tuvo una intensa circulación hasta donde llega mi investigación, a fines de los años veinte.  El folleto es recomendado porLa Protesta Humana añadiendo que “es la cuestión primordial de la época” y que “mientras la mujer sea objeto de humillación el hombre no puede ser libre”. Si bien fue publicado en español recién en 1907, El Rebelde ya transcribía una traducción fragmentaria en 1899″. Laura Fernández Cordero «Queremos emanciparos: anarquismo y mujer en Buenos Aires de fines del XIX» Revista Izquierdas, III, 6 (2010)

 
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