Rising at dawn. Quickly going off to work, using some fast means of locomotion; in other words, getting locked up in a more or less spacious place, usually lacking air. Seated in front of a computer, typing without rest in order to transcribe letters, half of which wouldn’t even get written if you had to do it by hand. Or operating some mechanical device, manufacturing objects that are always identical. Or never moving more than a few steps away from an engine whose motion needs to be ensured or whose functioning needs to be monitored. Or, finally, standing in front of a loom continuously repeating the same gestures, the same movements, mechanically, automatically. And this for hours and hours without changing, without taking any recreation, without a change of atmosphere. Every day! Continue reading And You Call This Living?→
“They who can give up essential liberty to obtain a little temporary safety, deserve neither liberty nor safety.”–Benjamin Franklin
It’s a problem that gets talked about a lot, but whose diagnosis is terse. On the right and on the left, the verdict is the same: we live in an “unsafe climate”. Continue reading SAFE AS DEATH→
Rising at dawn. Quickly going off to work, using some fast means of locomotion; in other words, getting locked up in a more or less spacious place, usually lacking air. Seated in front of a computer, typing without rest in order to transcribe letters, half of which wouldn’t even get written if you had to do it by hand. Or operating some mechanical device, manufacturing objects that are always identical. Or never moving more than a few steps away from an engine whose motion needs to be ensured or whose functioning needs to be monitored. Or, finally, standing in front of a loom continuously repeating the same gestures, the same movements, mechanically, automatically. And this for hours and hours without changing, without taking any recreation, without a change of atmosphere. Every day! Continue reading AND YOU CALL THIS LIVING?→
Le turbolenze che sta attraversando l’economia mondiale fanno sentire le loro scosse. Molti negozi chiudono i battenti, diverse fabbriche vengono smantellate. A un governo che ci assicura quotidianamente che il peggio è passato, fa eco l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che ci ammonisce dell’esatto contrario: il peggio deve ancora arrivare. Entro la fine del 2010 sono previsti oltre un milione di disoccupati in più in Italia. Un milione di stipendi in meno. Che contribuiranno a mandare in rovina quante famiglie? Composte da quante persone? Non importa, non si può andare tanto per il sottile. Per gli industriali è il momento di tagliare, ridimensionare, ottimizzare. È il momento di licenziare.
Quante volte mi sono sentito porre questa domanda! Ne ho perso il conto. E ogni volta che ho cercato di affrontare questa discussione sono sorti mille equivoci e incomprensioni. Il fascismo non è stato forse l’italica versione del male assoluto? Va da sé che l’antifascismo non può che rappresentare il bene assoluto, una virtù pubblica da esibire, da sbandierare in più di un’occasione. Guai a storcere il naso in sua presenza, a non mostrare la dovuta riverenza nei suoi confronti, a non tramandarne la gloriosa tradizione, si viene guardati con sospetto. Negare l’applauso all’antifascismo è sinonimo di losca ambiguità, se non peggio… Continue reading Ma tu, sei antifascista si o no ? (2008) it/fr/de→
In distinguishing true romanticism from sham, Victor Hugo observed how all authentic thought had a disquieting double on the watch for it, always lying in wait, always quick to interpose itself for the original. A character of astounding plasticity that plays on similarities in order to gather some applause on the stage, this double has the specific ability to transform sulfur into holy water and to make the most reluctant public accept it. Modern insurrection, the one that is glad to do without Central Committees and the Sun of the Future, also finds itself reckoning with its shadow, with its parasite, with its classic that imitates it, that wears its colors and clothes, that sweeps up its crumbs. Continue reading en it – The Insurrection and Its Double (from Machete)→
Quante volte mi sono sentito porre questa domanda! Ne ho perso il conto. E ogni volta che ho cercato di affrontare questa discussione sono sorti mille equivoci e incomprensioni. Il fascismo non è stato forse l’italica versione del male assoluto? Va da sé che l’antifascismo non può che rappresentare il bene assoluto, una virtù pubblica da esibire, da sbandierare in più di un’occasione. Guai a storcere il naso in sua presenza, a non mostrare la dovuta riverenza nei suoi confronti, a non tramandarne la gloriosa tradizione, si viene guardati con sospetto. Negare l’applauso all’antifascismo è sinonimo di losca ambiguità, se non peggio… Continue reading « Ma tu, sei antifascista si o no ? » (it/fr/de)→
Le turbolenze che sta attraversando l’economia mondiale fanno sentire le loro scosse. Molti negozi chiudono i battenti, diverse fabbriche vengono smantellate. A un governo che ci assicura quotidianamente che il peggio è passato, fa eco l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che ci ammonisce dell’esatto contrario: il peggio deve ancora arrivare. Entro la fine del 2010 sono previsti oltre un milione di disoccupati in più in Italia. Un milione di stipendi in meno. Che contribuiranno a mandare in rovina quante famiglie? Composte da quante persone? Non importa, non si può andare tanto per il sottile. Per gli industriali è il momento di tagliare, ridimensionare, ottimizzare. È il momento di licenziare.
Per i lavoratori, invece, è il momento di resistere e di lottare. Per ottenere cosa? In fondo, nemmeno in questo caso si può andare troppo per il sottile.