Solidarietà per gli anarchici non ha che un solo ed unico significato: Attacco.
Fiumi di parole stanno scendendo a valle, e riempendo il lago dell’idiozia dove confluiscono le varie acque, già da tantissimi anni.
Ogni singola goccia di quelle acque sono lacrime di cordoglio verso chi non c’è più su questo pianeta di merda, o chi viene ibernato per qualche mese/anno nelle fredde patrie-galere degli Stati.
La speranza che il lago dell’idiozia, prima o poi, si riempisse e trasbordasse oltre il proprio letto per inondare i recinti preimpostati dalle democrazie, è diventata una fiaba da raccontare ai più giovani per non rimanere soli, isolati e per continuare ad aggiornare un curriculum vitae di lotta (?).
Sono anni e anni che ci ripetiamo: “La solidarietà non è cosa scritta”.
Sono anni, e mi rivolgo sempre al territorio “nazionale” dove vivo, che la solidarietà è sempre rimasta parole da scrivere su un comunicato, un telegramma in carcere, sulle mura delle città, negli slogan urlati in presidi e manifestazioni.
Chi ha preferito esprimerla in tutto il suo significato ne ha dovuto pagare il conto presentato dalla repressione, ed è a loro – coloro che invece delle parole di circostanza hanno preferito il fuoco o la polvere nera – che ora sono indirizzate quei fiumi di lacrime incoerenti.
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