Tag Archives: rusia

Manifesto of the Makhnovists

Makhno Flag

Nestor Makhno 1918

Victory or death. This is what confronts the peasants of the Ukraine at the present moment in history. But we shall not all perish. There are too many of us. We are humanity. So we must win – win not so that we may follow the example of past years and hand over our fate to some new master, but to take it in our own hands and conduct our lives according to our own will and our own conception of truth.

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The Action of the Masses and the Individual

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Pëtr Kropotkin

Our comrades are perfectly right to say [in their letter] that the May strikes are a consequence of general economic conditions. If the return of work to the mines and in the iron industry, and if dreadful poverty in the other trades did not exist, there wouldn’t have been any strikes at all, as there weren’t any on such a large scale ten years ago.
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Alexander V. Shubin – Nestor Machno

(link alternativo)

A poco meno di un secolo dagli eventi, è ora possibile ricostruire nella sua complessità la storia della Rivoluzione russa, al di là dei miti e dei racconti dei vincitori. Grazie all’apertura degli archivi segreti dell’URSS, sono infatti riemersi quei movimenti sociali che hanno segnato in maniera cruciale le vicende rivoluzionarie prima dell’avvento del regime bolscevico.
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Carta de Bakunin a Nechayev

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Presentación previa de Frank Mintz
Se conoce este documento desde 1963 y fue publicado por vez primera en ruso por Michael Confino en una revista académica Cahier du monde russe et soviétique en 1966, y con más argumentos en Violence dans la violence; le débat Bakounine-Nechaev, París, 1973, 212 pp. Se ha de tener en cuenta un rasgo típicamente ruso de la época que es la sensibilidad extremada así como la necesidad de justificación (sobre todo entre gente con cultura universitaria). Y Bakunin era muy ruso en este plano. Para la versión castellana se acudió a la traducción francesa – muy literaria y con añadidos superfluos – con el original ruso, con más garra y peso y en tono de militante político (las partes entre corchetes están en el original).
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Città senza evasione possibile

Città senza evasione possibile

L’anarchismo ci prendeva per intiero perché ci chiedeva tutto, ci offriva tutto: non c’era un solo angolo della vita che non rischiarasse, almeno così ci sembrava. Si poteva essere cattolici, protestanti, liberali, radicali, socialisti, anche sindacalisti senza nulla cambiare del
la propria vita, e per conseguenza della vita: bastava dopo tutto leggere il giornale corrispondente; a rigore frequentare il caffè degli uni o degli altri. Intessuto di contraddizioni, dilaniato in tendenze e sottotendenze, l’anarchismo esigeva anzitutto l’accordo tra gli atti e le parole (cosa che in verità esigono tutti gli idealismi, ma che tutti dimenticano, addormentandosi): per questa ragione andammo alla tendenza estrema (in quel momento), quella che mediante una dialettica rigorosa arrivava, a forza di rivoluzionarismo, a non aver più bisogno di rivoluzione. Eravamo un po’ spinti dal disgusto di un certo anarchismo accademico molto assennato, di cui Jean Grave era il pontefice ai Temps nouveaux. L’individualismo era stato appunto allora affermato da Albert Libertad, che ammiravamo.
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