E’ uscito “L’imbarazzo della scelta”: opsucolo contro MUOS e industria bellica

muos_parabole

L’ordine sociale forma un blocco. Un blocco della stessa fusione. È possibile, a seconda della tinta, dare ad ogni filone un nome diverso. Vi si trova il filone del capitalismo, il filone del clericalismo, il filone del militarismo e molti altri ancora. Ma non è possibile assestare una picconata ad un determinato filone senza intaccarne un altro, da tanto si incrociano, si mescolano e si mischiano. Provengono tutti da una medesima colata.

Albert Libertad


Da mesi si parla di MUOS e delle proteste che si stanno sviluppando sul territorio di Niscemi (CL) dove sorgono numerose antenne e una, nello specifico, è in corso di costruzione.

Abbiamo sentito parlare delle voci indignate di politicanti di ogni ri­sma, di tecnici e professori pronti a stilare relazioni e pubblicare studi ora sulla pericolosità dell’inquinamento elettromagnetico e il suo im­patto sulla salute e l’ambiente, ora su una loro assoluta innocuità. Paro­le e discorsi, biechi impegni politici ed inganni populisti.

Laddove c’è da prendere in giro le persone o strumentalizzare un loro possibile dissenso, gli interventi di subdoli soggetti si sprecano.

Se proviamo a soffermarci su cosa sia concretamente il MUOS, capia­mo immediatamente come i pareri di politici e scienziati, di autorità e istituzioni di ogni genere, di pennivendoli vari siano funzionali a recu­perare ogni forma di dissenso a questo progetto, che è, in pratica, uno degli aspetti del problema della guerra e del militarismo.

Il MUOS (Mobile User Objective System ) è un moderno sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, compo­sto da cinque satelliti geostazionari (SATCOM) ad altissima frequenza e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, dotate di tre grandi pa­rabole del diametro di 18 metri e due antenne alte 149 metri. Il suo uti­lizzo è destinato a coordinare in modo capillare i sistemi militari statu­nitensi dislocati in tutto il mondo, in particolare i droni, aerei sen­za pilota allocati anche a Sigonella.

Il programma MUOS, gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, è ancora nella sua fase di sviluppo. Tre delle quattro stazioni di terra sono state completate, mentre quella di Niscemi è attualmente in costruzione e, sembra, in fase di completamento. Dei cinque satelliti, solo il primo è stato messo in orbita nel febbraio del 2012. Si prevede che l’ultimo satellite verrà lanciato entro il 2015. Allora il sistema sarà pienamente funzionante.

Il sistema MUOS integrerà forze navali, aeree e terrestri in movimento in qualsiasi parte del mondo. Destinato principalmente ad utenti mobi­li, il MUOS trasmetterà la voce degli utenti, i dati e le comunicazioni video operando nella banda di frequenza UHF, una banda di frequenza inferiore a quella utilizzata dalle tradizionali reti cellulari terrestri, il MUOS permetterà ai militari di comunicare in ambienti svantaggiati, come ad esempio boschi o foreste.

Aldilà del progetto in atto, nella base militare americana di Niscemi dal 1991 sono operative 41 antenne il cui scopo è la trasmissione con i sommergibili militari.

Un problema vecchio quello delle basi militari USA e delle antenne funzionanti da anni. Un problema nuovo quello del progetto del MUOS. Problemi che si intrecciano all’interno del più ampio e deso­lante orizzonte del militarismo e della guerra, mostrando come lo svi­luppo tecnologico vada nella direzione affinare le tecniche militari, rendendo più funzionali gli strumenti di guerra e meno comprensibili ai più. Guardando un antenna enorme, non è immediato immaginare cosa si celi dietro il funzionamento di quell’ammasso di cemento, ferro e fili metallici: comunicazioni fra soldati giostrate da vili strateghi mi­litari ed utilizzate per bombardare e assoggettare milioni di persone, droni in azione, navi, elicotteri e aerei militari pilotati e guidati. In una parola la guerra silenziosa e costante.

La complessità degli equilibri strategici, l’estensione raggiunta dal mercato delle armi, la compenetrazione delle dinamiche politiche e mi­litari a livello sovranazionale, la tecnologia ad un alto livello di svilup­po e accettazione, fanno sì che la guerra, a parte le immagini cruente saltuariamente e pateticamente imposte dai media, serpeggi subdola­mente in ogni aspetto della nostra esistenza, e prenda corpo sotto i nostri occhi, sopra le nostre teste, attorno a noi.

Proviamo a chiederci perché, pur essendo evidente la portata repressi­va di un progetto come quello del MUOS a livello globale, ciò che vie­ne fatto rilevare è il suo impatto sul paesaggio, gli effetti delle onde elettromagnetiche sulla salute, gli interessi affaristici che ruotano attor­no al progetto. Di certo la distruzione dell’ambiente, le malattie, l’in­quinamento non sono cose che ci piacciono, ma sono solo alcuni degli aspetti della macchina oppressiva del dominio.

Sono aspetti sui quali il capitale stesso può trovare soluzioni: abbellire le antenne, dislocarle nelle giungle d’asfalto piuttosto che nelle riserve naturali, sviluppare metodi scientifici per diminuire i danni provocati dalle onde elettromagnetiche, emanare leggi che rendano trasparenti i passaggi di denaro nella realizzazione dei progetti, o addirittura far sì che la gente stessa possa guadagnarci qualcosa in termini di soldi! Ecco come la paura di ammalarsi, di vedere distrutta e resa improdutti­va la propria terra sono paure recuperabili. Recuperabili come tutte le paure. Che senso ha quindi unirsi al coro di coloro che agitano lo spet­tro dell’olocausto ambientale, entrando a far parte delle già folte schie­re di “terrorizzati”? Ciò comporterebbe essere costretti ad affidare le proprie speranze agli strumenti messi a disposizione dal nemico.

Noi crediamo che parlare di MUOS significhi parlare di guerra, proble­ma non staccato dall’insieme della situazione sociale, ma assolutamen­te connesso con le “normali” condizioni di oppressione con cui faccia­mo i conti quotidianamente. La guerra è la condizione vitale, normale, dell’esistenza del potere, così come il controllo sociale. Il problema del MUOS, quindi della guerra e del militarismo, vanno inquadrati in una certa ottica. Intendiamo fare un discorso preciso. Non vogliamo limi­tarci ad evidenziare le atrocità della guerra, le dinamiche e gli interessi del colonialismo economico, politico e militare. Intendiamo dire di più. Crediamo che in una prospettiva di lotta contro il militarismo, la guerra e lo sviluppo tecnologico che li sostiene, sia necessario fare uno studio attento e dettagliato sui vari tipi di presenza militare sul territorio e la loro funzione in senso repressivo (caserme, carceri, istituzioni e strut­ture militari, industrie belliche o collegate a questo settore, apparati della propaganda bellicista, ditte legate allo sviluppo di progetti milita­ri ecc.), impostare correttamente le analisi e indicare i mezzi e gli obiettivi. Crediamo fondamentale proiettarsi versa una prospettiva di attacco contro uomini e strutture che la guerra la rendono possibile.

Quanto proposto nelle pagine successive tiene conto delle riflessioni appena fatte.

Prosegui la lettura dell’opuscolo “L’imbarazzo della scelta”