GLI ANARCHICI

1906 Gli Italiani negli Stati Uniti D'America - Banca Popolare Italiana 100dpi

Nel movimento sindacalista

III

Tracciando sommariamente nel numero scorso la storia delle prime Borse del Lavoro costituitesi in Francia noi abbiamo trovato le ragioni e le fonti del nuovo istituto proletario nella reazione sempre più decisa delle masse contro il programma e ‘ l’azione esclusivamente politica della FederazIone Nazionale dei Sindacati mancipia del Partito Operaio e perduta, sulle orme, dietro l’utopica conquista dei pubblici poteri, tra i vaneggiamenti periodici ed infecondi delle lotte elettorali e delle riforme parlamentari.

Il disaccordo, che covava da anni sotto le ceneri e che pur manifestandosi con una serie di sintomi gravi non si era mai risolto in una aperta rottura, scoppiò violentemente al Congresso Corporativista di Nantes (1894) tra i berrettoni della Federazione ed i delegati dei Sindacati. “Questi ultimi preoccupati di dare la preponderanza alle questioni conomiche e subordinarvi le questioni politiche, erano impregnati dello spirito nuovo che un neologismo veniva a riassumere ed a definire, erano i SINDACALISTI”.

“La politica colle sue rivalità individuali, colle sue competizioni di scuola aveva portato un profondo disagio nelle organizzazioni corporative, contrastandone non soltanto lo sviluppo ma determinandone, che è ben peggio, il più delle volte la dissoluzione. Di qui un acuto desiderio, di eliminare dai Sindacati cotesta grave causa di perturbamento: i sindacalisti dopo aver sofferto profondamente delle dissenzioni che le questioni di politica astratta e le competizioni ambiziose provocano in seno ai gruppi corporativi, erano venuti nella convinzione che il movimento sindacalista vegeterebbe sterilmente finché, liberato da questi spurii contatti, non sapesse elaborarsi sul terreno economico una tattica precisa, darsi una precisa orientazione”.

Pietra di paragone all’ormai insanabile contrasto fu la questione dello SCIOPERO GENERALE. I POLITICANTI non volevano più sentirne a parlare, per quanto ne fossero stati pochi anni prima partigiani entusiasti. Giacché non bisogna dimenticare che la prima mozione in favore dello sciopero generale (1) fu votata al Congresso dei Sindacati a Bordeaux nel 1888, e che la maggioranza a quel Congresso era costituita da Guedisti.

Se non che la tendenza sempre più schiettamente economica dello sciopero generale essendosi, ad opera dei libertarii, messa in miglior rilievo, i partigiani dei pubblici poteri l’avevano ripudiata. Cos1 la combatterono con ogni loro forza al Congresso di Nantes, indarno perché con 65 voti contro 37 il Congresso si pronunciò per lo sciopero generale determinando col suo voto anche la dissoluzione della Federazione Nazionale del Sindacato che dopo qualche mese silenziosamente si spense.

L’anno dopo, nel 1895, al Congresso di Limoges s’impone la necessità di un organismo che vincoli fra loro nella lotta i Sindacalisti delle diverse arti e professioni, e si gettano le basi della CONFEDERAZIONE GENERALE DEL LAVORO la quale sancisce subito che GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA CONFEDERAZIONE GENERALE DEL LAVORO SI DEBBANO OTTENERE ALL’INFUORI DI TUTTE LE SCUOLE POLITICHE.”(2) La lotta fu vivace, la vittoria conquistata piede a piede, ma alla fine il congresso la diede vinta alla frazione libertaria: NON ERA SOLTANTO LA CONFEDERAZIONE CHE DOVEVA TENERSI LONTANA DALLA POLITICA DI PARTITO MA ANCHE TUTTI I SINDACATI CHE VI ADERIVANO.

Questa prima vittoria fu riconsacrata al Congresso di Tolosa nel 1897, al Congresso di Rennes del 1898, al Congresso di Parigi nel 1900, al Congresso di Lione nel 1901; e se la Confederazione non è ancora – come si vaticinava entusiasticamente a Limoges cinque anni prima – “l’organismo formidabile dirizzato contro la potenza capitalista per resisterle dapprima, per abbatterla di poi”(3) è però universalmente riconosciuto che sarà nell’avvenire lo strumento rivoluzionario capace di rovesciare l’attuale società ove il proletariato cosciente non neghi né le lesini tutto il suo concorso; ed il compagno Emilio Pouget pur riconoscendo che essa ha dinnanzi a sé la parte maggiore del cammino da percorrere, è superbo di constatare (4) che la Confederazione ha saputo rigidamente conservare la sua orientazione economica evitando al movimento corporativista, da pilota chiaroveggente, gli scogli incessanti della politica.

Su questo argomento anzi il Congresso di Lione (1901) è anche più esplicito dei precedenti giacché il quesito “se la Confederazione Generale del Lavoro debba o non debba fare della politica” è oggetto di una minuta ed esauriente discussione che occupa tutta la giornata del 26 settembre e si chiude colla seguente dichiarazione, approvata all’unanimità meno un voto:

“Considerando che la tesi diretta ad incorporare il movimento sindacale nell’azione politica avrebbe per conseguenza la divisione dai nostri contingenti in tante frazioni quanti sono i partiti politici.

Che il sindacato non potrebbe adottare senza mentire al suo scopo vero, che è di raggruppare tutti gli sfruttati senza distinzione di razza, di nazionalità, di pensiero filosofico o religioso e di colore politico;

Invita il Congresso a decidere che l’azione sindacale debba conservare la sua vita e il suo movimento al servizio esclusivo delle finalità ed affermarsi quindi all’infuori di ogni influenza politica, all’infuori di ogni aggruppamento politico, di ogni scuola politica, e che lo stesso debba essere degli elementi che la costituiscono: federazioni di mestiere o d’industrie, oppure sindacati che vi aderiscono direttamente”.(5)

E’, sempre sull’energica suggestione e per l’incessante lavoro di propaganda degli anarchici penetrati nel movimento sindacalista, il Congresso Corporativo di Lione è stato altrettanto esplicito sulla questione dello sciopero generale: “dopo il fallimento dei pubblici poteri e delle panacee riformiste, lo sciopero generale rimane la sola speranza degli sfruttati “, dice il rapporto della Commissione speciale per lo sciopero al Congresso.(6) E non è più lo sciopero evangelico che il Congresso preconizza, non è più un’effimera levata di scudi per un problematico vantaggio immediato, è LA RIVOLUZIONE SOCIALE che il Congresso sotto lo stimolo della propaganda e dell’azione libertaria preconizza la mozione del compagno Bourchet la quale raccoglie 355 suffragi favorevoli contro 41 voti contrari:

Il Congresso dichiara lo sciopero generale non può essere soltanto il mezzo con cui una categoria di lavoratori, qualunque sia, migliora la propria condizione.

Esso non può avere per scopo che l’emancipazione integrale del proletariato per mezzo della espropriazione violenta della classe capitalista”.(7)

Non è più la sospensione pacifica universale e simultanea preconizzata al Congresso di Tours dal compagno Pelloutier nel 1892, è l’insurrezione armata delle falangi proletarie, è l’espropriazione violenta della borghesia, è la rivoluzione sociale, ineluttabile condizione all’emancipazione del proletariato dal giogo economico del capitale e dell’oppressione politica dello Stato che i lavoratori di Francia emancipati dal fraudolento, vassallaggio delle congreghe del socialismo legalitario e parlamentare, adottano sotto l’influenza attiva e preponderante esercitata dagli anarchici nel movimento sindacalista .

E noi vedremo al prossimo numero che queste tendenze rivoluzionarie dal Sindacalismo francese si precisano e si accentuano nei due ultimi congressi che procedono e maturano l’agitazione per la giornata di otto ore, la manifestazione del Primo Maggio 1906, i congressi di Montpellier e di Bourges.

G. Pimpino

1) Ecco il testo preciso clelia mozione approvata a Bordeuax:

Considerando

che la monopolizzazione degli strumenti del lavoro e del capitale nelle mani dei padroni dà a questi una forza che diminuisce di altrettanto quella che lo sciopero parziale mette nelle mani degli operai;

Che il capitale non è nulla ove non sia posto in movimento;

Che rifiutandosi di lavorare gli operai annichilerebbero d’un solo colpo la potenza dei padropi;

Considerando

che lo sciopero parziale non può essere che mezzo di agitazione e di organizzazione;

Il Congresso delibera:

che soltanto lo sciqpero generale, vale a dire la cessazione completa di ogni lavoro, ossia la Rivoluzioneone, può guidare i lavoratori alla loro emancipazione.

2) Questo primo articolo dello Statuto Confederale fu approvato con 124 voti favorevoli contro 14 contrari. E. POUGET ” Le Parti du Travail,” pagina 23. pagina 23.

3) GUERARD. Rapporto al Congresso Corporativista a Lione 1901.

4) E. POUGET. ” Mouvement Socialiste “, anno III, n. 71; pago 670.

5) Resoconto ufficiale del Congresso di Lione; pago 145.

6) “Compte-rendu du Congrès National Corporat.” Lyon 1901; pago 171.

7) Ibidem; pago 183-197.

Da CRONACA SOVVERSIVA, a. IV, n. 26, 30 giugno 1906, p. 1.