Bologna – resoconto ultime udienze processo “outlaw”

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Venerdi 11 ottobre e venerdi 18 ottobre si sono tenute presso il tribunale di Bologna le prime due udienze dibattimentali a carico dei compagni dello spazio di documentazione Fuoriluogo di Bologna.

Indagati nella cosidetta operazione “Outlaw” avvenuta il 6 aprile 2011 che ha visto l’arresto di sei compagni (di cui uno rilasciato qualche giorno dopo) e altri sette sottoposti a misure restrittive quali firme,obbligo di dimora nel proprio comune di residenza o divieto di dimora a Bologna. I compagni arrestati scontano tutta la custodia cautelare prima con il carcere poi con i domiciliari per un totale di sei mesi ai quali si aggiungerà anche un periodo di firme. Il Fuoriluogo viene messo sotto sequestro. L’accusa che viene formulata ai 27 inquisiti è l’associazione a delinquere aggravata dall’eversione. All’udienza preliminare vengono rinviati a giudizio 21 degli odierni imputati. La partecipazione di solidali in aula è stata, in particolare per la prima udienza, davvero molto numerosa riuscendo a creare uno spazio a parte, uno spazio di forza al fianco degli imputati e delle imputate in assoluto contrasto con la meschina farsa organizzata al centro della scena. Dopo la deposizione del geometra Giuseppe Mazzitelli trascrittore delle intercettazioni, un uomo sull’orlo di una crisi di nervi per le difficoltà incontrate nell’encomiabile lavoro svolto: “è stato difficilissimo… ore e ore per dare un senso a ciò che sentivo… costruire una frase con sostantivo, verbo e complemento” (son anarchici, che ci vuoi fare?), è il turno di Antonio Marotta. Il vicequestore Antonio Marotta, coordinatore dell’inchiesta della
digos, testimonia interrogato dalla pm Morena Plazzi. Nella prima
udienza i due, pm e vicequestore, danno spettacolo con domande raffazzonate e risposte balbettanti che rasentano, fino a raggiungerlo, il patetico. La testimonianza si risolve in un lungo elenco, partito dal 2006 e che si ferma per questa prima udienza a dicembre del 2008, di “malefatte” del gruppo del Fuoriluogo: manifestazioni non autorizzate, cortei organizzati in città e fuori per i quali nessuno di loro è stato per altro denunciato, presidi, volantinaggi e momenti di tensione in strada per i quali alcuni si sono beccati accuse e/o condanne per resistenza. A qualcuno dei presenti, dopo ore di ascolto, viene da chiedersi se il processo per terrorismo non si stia per caso svolgendo in un’altra aula. Comunque, a questo riepilogo si arriva secernendo il materiale di ore di dichiarazioni fumose in cui i due tentano di spiegare perché proprio contro di loro, gli anarchici del Fuoriluogo, siano partite le indagini e le intercettazioni con due microspie all’interno del locale, una su un’auto e una videocamera all’esterno. Dopo attacchi all’Unicredit l’attenzione si è concentrata contro il gruppo, sostengono. Ma mai verrà detto che per questi attentati nessuno di loro è stato incriminato. Cercano di dare sostanza all’accusa di associazione a delinquere dicendo che non tutti al Fuoriluogo avevano le chiavi e che per entrare… occorreva suonare. Lo ripetono dai tempi dell’udienza al Tribunale del Riesame, aprile 2011, come se ciò potesse costituire una prova inconfutabile del fatto che il Fuoriluogo era un covo. Per supportare l’aggravante di eversione dell’ordine democratico, tentano di definire gli imputati anarco-insurrezionalisti, ma sostenendo che loro stessi si definirebbero tali. Qui danno il via al delirio conclamato, su domanda della giudice il teste cerca per lungo tempo una presunta e mai trovata intercettazione, nella quale si dovrebbe celare la prova cercata. Poi parte per la tangente e fa riferimento a un incontro a Piombino a cui alcuni degli imputati avrebbero, forse!, partecipato e dove erano state trattate questioni tipicamente ed esclusivamente anarco-insurrezionaliste… carcerario e, niente di meno, antifascismo. Davanti a tanto, insorge pure la giudice che fino a quel momento aveva più e più volte imboccato i due barcollanti protagonisti dello show per trarli d’impaccio, dicendo che no, questo proprio no, l’antifascismo è di tanti. La pm allora tenta il recupero e dichiara che
c’è modo e modo di esserlo e quello degli imputati è senz’altro… esitazione… “cattivo”. Infine si perdono, i due, inesorabilmente e la giudice aggiorna in anticipo rispetto ai tempi l’udienza al 18 ottobre aggiungendo: “così c’è il tempo per tornare più preparati”. Al secondo venerdì di dibattito, la pm arriva più vispa e precisa nelle domande. Partono, i due, con la descrizione delle solite “malefatte”, ma questa volta del 2009 e 2010. Poi, evidentemente si stancano anche loro e interrompono bruscamente dopo il giugno 2010 senza arrivare al 2011. Nel resoconto Marotta mente vistosamente, racconta di mai realizzati cordoni con bastoni contro la polizia in occasione di un presidio il 12 dicembre 2009 davanti alla sede di Forza Nuova (che non chiama con il suo nome ma come generico movimento di destra), di prove inconfutabili rispetto al possesso di martelli usati in quell’occasione contro una banca portando come elemento l’esistenza di filmati di una mera presenza in un reparto vendita della Decathlon (che neppure vende martelli di quel genere) di due degli imputati, del fatto che quel giorno al presidio c’erano solo loro, gli anarchici fuoriluogo (caso raro in città, erano presenti tutte le cosiddette realtà di movimento), di partecipazioni a cortei con caschi inesistenti, di travisamenti in cortei non meglio specificati mai rilevati nelle carte, di sequestri di caschetti per edilizia al Fuoriluogo spacciandoli come caschi di altro genere e di altre innumerevoli scorrettezze su indagini mai partite, denunce mai arrivate e processi in realtà mai tenuti o nei quali gli imputati sono stati addirittura assolti. Non si sprecheranno nemmeno a portare sostegno alla tesi dell’associazione a delinquere e della suddivisione in capi e sottocapi se non con la storia delle chiavi, di una mail in uso “statisticamente” prevalente ad una delle imputate, dei soliti libri di Bonanno ritrovati, dell’area (ma Marotta dirà imperterrito: “aria”) di appartenenza e della assoluta differenza di pericolosità rispetto ad altre aree (“arie”, ovviamente). Arriverà a sostenere, su domanda di uno degli avvocati, che nessuno, a parte quelli del Fuoriluogo, ha mai scritto nella storia volantini in cui si sollecita a reagire contro i soprusi e gli omicidi della polizia. Solo loro lo hanno fatto, in un volantino trovato, per altro, appeso a una colonna. Inizia con alcune domande, oltre a quella riportata, sull’apertura al pubblico del Fuoriluogo che mettono in difficoltà Marotta costretto a rispondere che bastava suonare per farsi aprire, il controinterrogatorio degli avvocati. La giudice rende sin da subito difficile porre domande al teste con continue opposizioni sulla forma… non sarà semplice interrompere l’atmosfera ciarliera da tè delle cinque in un salotto privato tra giudice, pm e teste che si è respirata fino ad ora.
Si proseguirà nella prossima udienza di venerdì 15 novembre (dalle ore12 al tribunale di via Farini, 2 a Bologna).

Anarchiche e anarchici a processo