FACCIAMOCI FRATI!

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– ” … oggi malgrado tutto, malgrado le leggi eccezionali adottate dai governi europei ed americani, malgrado la polizia internazionale che segue i nostri movimenti dovunque, noi godiamo di un massimo di libertà superiore a quello che godevano dieci o quindici anni fa … “.

“La propaganda anarchica non può essere più oggi quella terrorista d’una volta … “.

“Ora i tempi sono 

mutati, l’atto individuale non ha più il suo effetto sulle moltitudini che rimangono indifferenti”.

“La propaganda anarchica di demolizione violenta, di lotta spietata e terribile contro il potere vigente non scuote più e lascia il tempo che trova”.

“I Bresci e gli Czolgoz non suscitano che l’entusiasmo e la paura di un’ora, poi tutto passa” .

“Anche la soluzione catastrofica che profetizzava Marx e che doveva per forza di materialismo storico portare alla conflagrazione fra la classi sociali è diventata un’utopia … “

” … La grande crisi che doveva portare alla rivolta non arriva, non arriverà mai!”

“I nostri periodici non devono più incensare l’atto rivoltoso, inconscio di un pazzo qualunque che per innata mania era tentato a commetterlo”.

 

– E allora facciamoci frati! …

 

– Un momento: “occorre che noi cessiamo dalle inutili fanfaronate, dagli inutili scatti violenti, dagli inutili sfoghi di bile .. .

 

– E facciamoci frati!

 

– Aspetta: “i nostri atti di ribellione restano per il popolo un enigma, egli non si dà ragione della nostra pazzia … ” .

 

– Pazzia incurabile, mo’ mi pare la tua! Oh, che la mal a pasqua di rinnegato t’hanno dunque mandato se tu ti rimangi tutto quello che fino a ieri hai preconizzato, tutto ciò che il movimento anarchico ha compiuto di bello, di sano, di vigoroso? Noi godiamo, blateri tu, malgrado le leggi eccezionali, malgrado la polizia internazionale di un massimo di libertà, sconosciuto ai nostri predecessori!

Ma domandane al Grido della folla, dimezzato ogni numero da Cisotto il microcefalo, domandane al Libertario stretto alla gola dalle persecuzioni del generale Stevani, domandane ai torturati di Alcalà ai bei tempi di Torquemada, domandane a John Turner cui quattro negozianti di ventresca repubblicana interdiscono la metà del mondo abitato, domandane ai deportati di Nou meae di Cajenna, ai coatti relegati per le isole della patria, alle migliaia di compagni sepolti nelle genne penitenziarie o raminghi per ogni plaga della terra, filati, sospinti braccheggiati dai seguaci della polizia internazionale: ai ventri vuoti di Berra, di Giarratana, di Galatina saziati di mitraglia, ai minatori del Colorado bastonati, deportati, incarcerati, massacrati dai sicari delle Compagnie, dalle truppe dello Stato, dagli aguzzini e dai famuli di Roosevelt l’idiota e diranno a te in coro, un coro di imprecazioni e di bestemmie irresistibili, quanto e come i tempi siano mutati, quali siano le delizie del massimo di libertà a cui sciogli l’inno rinnegato della tua apostasia repentina e dissenterica.

 

– Piano: “l’atto individuale non ha più il suo effetto sulle moltitudini che restano indifferenti. I Bresci, gli Czolgoz non suscitano che l’entusiasmo e la paura di un’ora … “

 

– Da quando, di? L’indifferenza delle masse che si intorpidiscono paralizzate, svogliate, sfiducia te vedendoci pontificare, dogmatizzare, bizantineggiare predicare invece d’agire, invece d’insegnare coll’esempio, schiaffeggiata da un superbo atto di rivolta, che si tramuta violentemente in energia vigile e minacciosa, suscita l’indignazione, costringe alla riflessione e ravviva intorno all’idea che agonizzava nell’inanizione metafisica il fuoco delle discussioni, la passione del conoscere, la fede nella insurrezione e nella risurrezione; la temerarità tracotante delle classi dirigenti sente sotto la sferzata, vede nel baleno, ahimè, troppo raro! della rivolta popolare tutta l’ira della tempesta ruggenti sulle sue ignominie, sulle sue iniquità, sulla sua feroce tirannide e … allenta il morso. Enrico Ferri, che attraverso le lenti della sua sociologia criminale non saprebbe discernere in Bresci che un delinquente, ha dovuto ripetutamente riconoscere che se si ritornò in Italia dopo contro Pelloux al rispetto e alle guarentigie dello Statuto se ne deve attribuire il merito a quell’umile tessitore di Prato che ebbe già la scomunica minore dai pontefici dell’anarchismo timorato ed ha ora dalle tue pinzocchere contrizioni l’osceno calcio dell’asino.

Ai miopi ed agli eunuchi che annaspano dell’inutilità e del danno degli atti di rivolta l’osservazione, l’esperienza la storia, gridano che per essi sono cadute le vecchie idolatrie servili, i gioghi superstiti del pregiudizio e purificata l’aria e dilatato l’ambiente crebbero, alla scuola della rivolta la coscienza, il coraggio, l’audacia, la fede di tutti maturando le rivolte collettive preludio immancabile a tutte le rivoluzioni.

 

– “La soluzione catastrofica profetizzata da Marx è divenuta un’utopia … La rivoluzione non arriva, non arriverà mai … “

 

– E crepi l’atrologo! Ma se rimane vero che la borghesia non rinunzierà mai spontaneamente ai suoi privilegi, che l’antagonismo di interessi che divide la società in due classi non potrà comporsi che sulla distruzione, sulla disparizione delle classi; che la libertà non potrà trionfare se non sulla rovina d’ogni forma di schiavitù e d’autorità, la rivoluzione sociale, violenta, terribile rimane sempre una indeprecabile necessità de domani che nessuna propaganda pacifica e conciliativa varrà mai a scongiurare: e data la necessità occorre che ad essa i paria preparino l’animo, il coraggio e l’armi. Verità che cominciano a comprendere, se noi dobbiamo credere ai deliberati di Brescia, anche i socialisti che furono fino a ieri legalitari e pacifici ostinati: ad impugnarla, nel campo nostro, bisogna essere eunuchi, farabutti e rinnegati!

Ohè?

Eunuchi, farabutti e rinnegati!

Ma quetati! …

Eunuchi, farabutti e rinnegati!

Ma quetati, ma lasciami dire che sono sotto ogni rapporto perfettamente d’accordo con te, che non ho pensato mai, non ho creduto mai, non ho voluto mai farti credere quello che sono venuto leggendoti fin qui ed è …

Ah, è di Pagnacca, il sermone!

 

– Ma che Pagnacca è di Frank Hirtzel nell’ultimo numero della Questione sociale.

 

– Menzogna!

 

– Leggi.

 

Menzogna! La Questione sociale ha commemorato ieri la Comune Parigina, ha commemorato e glorificato sempre Angiolillo, Bresci, Czolgoz e lamentava (N. 22 sabato 16 gennaio 1904) or sono appena pochi mesi che il 1903 fosse tramontato senza dare al martirologio del proletariato internazionale nemmeno un giustiziere.

Quanto a Frank Hirtzel egli ne ha fatte di peggio. Dopo aver glorificato il furto e canonizzato Parmigiani ha messo alla berlina come legalitari gli anarchici che aderendo all’agitazione Pro Turner avevano dimenticato di “rispondere alla violenza con la violenza.a base di atti individuali e collettivi così come si era fatto in Ispagna, in Italia in Francia ove la reazione bestiale ci ha obbligati alla sommossa momentanea e all’ agitazione violenta permanente” (1).

Frank Hirtzel ha turibolato tutti gli incensi della sua prosa zampillante all’avvocato John Clover che nel Colorado, se ricordate, ha risposto colla carabina all’arbitrio dell’autorità militare mostrando come si fanno rispettare i proprii diritti e come si può subire non accettare una tirannia (2).

Frank Hirtzel agli operai che si beano di arbitrati ha raccomandato, molto rivoluzionaria mente, a non avere pietà dei padroni, a non dimenticarsi che sono una una classe contro un’ altra per sempre irreconciliabile nemica (3); quanto a John Mitchell, ricordo io che s’augurava lo ricaciassero i minatori a pedate tra i borghesi donde è uscito soltanto per seminare zizzania nella classe produttrice. (4)

E chi non si ricorda i suoi appelli agli scioperanti del Colorado perché rinsaviti sappiano opporre la violenza alla violenza (5)? ed i suoi voti perché i sudditti, stufi delle eccentricità e delle voglie spendereccie di Roosevelt, lo mandino una buona volta, per davvero in villegiatura (6)? i suoi voti perché la rivolta del Colorado si estenda ovunque, terribile fiumana di affamati, a tutti atterrare (7)? ed i suoi scongiuri ai dagos perché insorgano (8)? Se li è rimangiati Frank Hirtzel d’un boccone, li ha ripudiati con una frase, rinnegati come uno scambietto? Eh via, che così in fretta non si diventa eunuchi, né farabutti, né rinnegati.

 

Allora leggi: Questione sociale, anno X, nuova serie, n. 232 – 2 aprile 1904; Polemica, La propaganda anarchica, ecc., ecc., ecc., firmato Frank Hirtzel. Ora ci credi?

 

– Bisogna pur crederci!

 

E ne dici?

 

Oh nulla, non merita il conto d’aggiungere altro.

Beati quelli che si son castrati

Per il regno del cielo!

 

G. Pimpino

 

1) Questione sociale, n. 218, 26 dicem. 1903.

2) ibid. n. 221, 16 genn. 1904.

3) ibid. n. 231, 26 marzo 1904.

4) ibid. n. 250, 18 marzo 1904.

5) ibid. n. 227, 27 febb. 1904.

6) ibid. n. 224, 6 febb. 1904.

7) ibid. n. 229, 12 marzo 1904.

8) ibid. n. 225, 13 febb. 1904

 

Da CRONACA SOVVERSIVA, a. II, n. 15, 9 aprile 1904, p. 3.