Chiudiamo le porte dei laboratori di Ceyzériat: No al mondo-macchina

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Prolegomeni a una campagna contro le biotecnologie nell’ Ain

Il 5 febbraio scorso, l’Union montbéliarde de testage (Umotest) festeggiava il suo profitto annuale di 816.865 euro con uno spettacolare show tecnocratico, sostenuto dal consiglio generale dell’Ain e la città di Bourg en Bresse, alla gloria della rivoluzione industriale che essi accompagnano.
Denis Clément, presidente dell’ unione, non mancava di ricordarlo: “Le nostre ambizioni sono chiare: mettere a vostra disposizione animali più fruibili, ma nello stesso tempo preparare la mucca del futuro, quella che saprà adattarsi alla messa in opera della robotica negli allevamenti”.

Oltre all’elezione della miss chimera bovina che meglio si adatta all’ecosistema numerico automatizzato delle fattorie high-tech tanto pubblicizzate quest’anno alla fiera dell’agricoltura di Parigi, riempite di sensori, di telecamere, di robot automatici e fra poco di droni, fattorie pilotate a distanza dall’ imprenditore agricolo tramite il suo tablet numerico, il mestiere di allevatore, diventendo così nient’altro che l’analogo di volgari giochi di simulazione, l’Expo Umotest 2014 ci gratificava di tutto il suo campione di necrotecnologie di punta:
Dispositivi che permettono di determinare le variazioni genetiche più redditizie oltre a fornire dati ai computer dei laboratori che sviluppano le future tecniche della manipolazione del vivente.
Trapianto embrionale che consiste nel trasformare una mucca dal patrimonio genetico potenziato in una vera fabbrica di embrioni, innescando una super ovulazione mediante l’iniezione di un prodotto concepito a base di ghiandole endocrine di maiali, embrioni poi trapiantati in più mucche riceventi che hanno il patrimonio genetico più adatto a questa funzione. Embrioni congelati nell’azoto liquido per essere esportati sia sul territorio nazionale sia all’estero, e saggiamente elencati in una banca dati pubblicata sui famosi cataloghi da dove provengono le mucche montbéliardes che popolano i nostri campi.
Robot di mungitura dagli innumerevoli sensori capaci di identificare la fisiologia dell’animale, la sua biologia, il suo comportamento, che riconoscono le mammelle e si attivano automaticamente in presenza della mucca.
Oscura produzione di embrioni mediante tecniche dette di “sexage” dei semi: un dispositivo munito di un raggio laser permette di agire direttamente sul DNA inviando delle cariche positive o negative permettano di decidere il sesso dell’animale secondo i bisogni dell’allevatore.
Integratori alimentari usati per fermare la dissenteria delle mucche, di cui potemmo vedere gli effetti considerando i ridicoli sterchi che ci fecero concludere che non erano tali.
Avanguardismo che i giornali locali, cantori del mondo-macchina, non mancano di evocare: “Adesso il gruppo è sulla buona strada per il futuro e il progetto Umoworld 2020, svelato oggi con la componente “potenza 3” (che permette di sviluppare ulteriormente le innovazioni genetiche) sarà condotto dal suo successore [quello di Denis Clément] per aprirsi al mondo: diffondere l’esportazione dei semi e degli animali riproduttori, allargare i mercati a livello internazionale completando quelli che già esistono, come ad esempio in Algeria e in Mongolia”.
Queste innovazioni genetiche non sono altro che quelle che vengono sviluppate attualmente dai ricercatori dei tanti laboratori esistenti. Innovazioni che Umotest applica senza protezione per portare a termine la sua opera avanguardista verso la distruzione del vivente.
Il Genopole di Evry ad esempio, di cui si legge sul sito web il suo motto ‘Riuscire insieme in biotecnologie’, ha recentemente aperto un master in biologia sintetica, mentre i suoi apprendisti stregoni discutono tra due lezioni al Café du Gène su “la possibilità di avere nei nostri piatti carne proveniente da tecnologie di clonazione” oppure sul sapere “come riprogrammare gli organismi per fabbricare delle sostanze utili (medicinali, carburante, materiali)”.
Arrivati dentro a questa tecno-orgia al suo apice, non mancammo di constatare come le mucche fossero guidate dai “manzi”*: discutendo del contenuto del volantino “Chiudiamo i laboratori di Ceyzériat”, un allevatore high-tech ha pensato bene di farci capire che non usciremo dal posto senza ferite, che è naturale trattare le mucche come fabbriche visto che costituiscono il loro unico capitale, che è logico e sano che i progressi della ricerca tecnoscientifica applichino queste tecniche sull’uomo.
Il proseguimento delle applicazioni tecniche dell’ agricoltura all’ingegneria umana è infatti logica, cosi come lo sono la robotizzazione delle fattorie e lo sviluppo delle biotecnologie. L’una come le altre costituiscono i nuovi mercati aperti della rivoluzione industriale in corso, di cui gli obbiettivi ammessi sono la programmazione di un ambiente artificiale e l’adattamento degli organismi viventi ad esso. Logica che è la stessa di quella che tempo fa uccise il contadino e distrusse il paesaggio, e più recentamente ridusse le relazioni sociali ad essere soltanto uno scambio di dati nei flussi virtuali, oltre ad essere responsabile di tutti i mali del nostro tempo. Logica che per la propria crescita senza altro scopo che se stessa arriva ora a volere la fine dell’ uomo ed esalta l’ avvenimento dell’ uomo-macchina, la riduzione del mondo nel suo insieme a un programma informatico automizzato.
E’ questa la logica che UMOTEST realizza vendendo semi che non sono altro che programmi informatici che si diffondono nella natura. Ed è questa logica che bisogna combattere nella sua essenza: si tratta di una lotta contro una concezione della vita biologica e anche contro una concezione della scienza e dei bisogni che ne hanno gli individui. Tanto più che questa logica spicca il volo nell’unico settore ancora redditizio per lo stato francese, il settore agricolo, innescando una rivoluzione industriale che darà il colpo di grazia a quello che rimane delle campagne già ferite.
Lotta che occore condurre là dove effettivamente si svolge: nei laboratori di ricerca e negli allevamenti. Mettere gli scienzati e gli allevatori davanti alle loro responsabilità che palesamente non avvertono: la distruzione della vita vivente e la sua sostituzione con la vita artificiale.
Entrambi non hanno alcuna giustificazione da dare su ciò che fanno, hanno troppi interessi per questo (economici principalmente, di valorizzazione sociale poi). Gli effetti delle loro manipolazioni hanno una portata troppo ampia per che siano capaci di prendere da soli delle decisioni che riguardano l’insieme della società; sono gli individui che subiscono le nocività che devono decidere di ciò che sarà il loro mondo.
Volentino distribuito a l’ Expo Umotest 2014

L’apparenza è oramai sempre più ingannevole. Le mucche presentate qui non lo sono: questi organismi chimerici sono il risultato di più generazioni di manipolazioni genetiche contrarie ai principi scientifici dell’evoluzione degli esseri viventi, senza lasciar posto all’indeterminismo che questi principi suppongono, né alla complessità relativa all’adattamento all’ambiente, ambiente anch’esso reso artificiale da tecniche che vanno dal controllo climatico e dal piano di sviluppo del territorio agli effetti dei molteplici veleni che si diffondono quotidianamente nei nostri paesaggi.
Questi esseri inqualificabili, concettualizzati tramite programmi informatici dai quali provengono, non sono altro che una fila di algoritmi materializzati, divenuti concreti; non sono il risultato di nessun accoppiamento, né di alcuna volontà animale.
Sono il prodotto di una tecnica industriale che pretende essere scienza ma che non ne adempie alcuna condizione, a cominciare da quella secondo cui i veri esperimenti scientifici sono condotti in luoghi chiusi, i laboratori; inoltre il risultato di un esperimento scientifico non deve mai avere effetti sul mondo concreto. La vera scienza è un’ intelligenza del mondo, la sua comprensione; la pseudoscienza attuale, guidata dall’ ideologia di crescita e di produttività sfrenata, accompagna la trasformazione del mondo in un formicaio-macchina, in cui il vivente stesso si ritrova prodotto dai dispositivi tecnici e connesso agli altri elementi per l’istituzione di una matrice globale che si sostituisce al mondo.
Il vivente, nuovo oggetto di un’industria preoccupata di imporsi nella guerra dei mercati finanziari, è la materia prima di questi tecnici che popolano i laboratori di ricerca. Sotto la denominazione esplicita di biotecnologie, queste tecniche di controllo, sfruttamento, gestione, trasformazione e produzione del vivente prefigurano nell’agricoltura il loro superamento logico nell’ingegneria umana. Infatti lo scopo del movimento stesso del capitale come quello del Sistema Tecnico è di appropriarsi di tutti i campi nei quali la crescita può avanzare sempre di più nel suo delirio esponenziale.
Per dirlo in modo ancora più esplicito: le multinazionali portano avanti un progetto politico mondiale in cui lo sconvolgimento storico è analogo a quello che ha portato il medioevo fino all’epoca contemporanea. Se il vivente è il loro oggetto principale la ragione è di sopprimere ciò che limita l’accelerazione dei flussi finanziari negli arcani virtuali del mercato numerico, cioè la vita stessa cosi come si è sviluppata fino ad ora.
Dall’animale all’umano, niente deve sopravvivere a tutto questo. E su questo ancora i cataloghi non mancano di essere espliciti: scegliete oggi le caratteristiche precise necessarie alla prestazione e alla produttività della non-mucca che desiderate, la cui esistenza è ridotta a numeri assurdi in una tabella, così come sceglierete domani le caratteristiche del non-umano che crederete di mettere al mondo.
In quanto all’allevamento vero e proprio e a coloro che pretendono di essere allevatori, cosa dirne, tranne che, come i tecnici nevrotici che non capiscono niente della scienza, questi individui non capiscono niente dell’allevamento? Essi non conoscono i loro animali e non desiderano conoscerli. Mossi dall’avidità e dall’ideologia tecnica, si riducono a rapportarsi alle cose e alla gestione dei numeri e, di fatto, partecipano al degrado delle specie e al disincarnare del mondo.
Nessuna necessità li obbliga a continuare questa corsa sfrenata verso il morto vivente. Come i tecnici che li pilotano, essi sono responsabili di quello che fanno. A noi, quindi, il compito di metterli di fronte alle loro responsabilità e di fermare i loro macabri esperimenti.
Per avere maggiori informazioni sulle pratiche macabre dei laboratori e sugli sviluppi della ricerca in biotecnologie:
www.ain-genetique-service.fr Società cooperativa agricola d’inseminazione della regione Ain.
www.umotest.com Union montbéliarde de testage
www.unceia.fr La rete della genetica animale
www.genopole.fr Centro di ricerche in genetica, genomica ecc…

*In francese la parola “boeuf” (manzo) viene usata per definire una persona brutale, senza delicatezza

Traduzione dal sito: www.piecesetmaindoeuvre.com
Aprile 2014

Chiudiamo le porte dei laboratori di Ceyzériat: No al mondo-macchina