notav.info
La giornata appena conclusa è stata una giornata decisamente positiva. Abbiamo pensato e organizzato la manifestazione per rimetterci in marcia verso il cantiere, tutti insieme, con la determinazione che appartiene al nostro dna notav. Ci siamo trovati a Exilles con l’ottusità della prefettura e della questura che ancora una volta ha deciso di cancellare il diritto alla libera circolazione in Valsusa, piegato ai voleri e agli affari del sistema tav e alla cricca delle grandi opere. Prescrizioni e divieti che ci dovevano impedire di percorrere le strade della nostra terra oggi e magari chiedere “permesso?” per spostarci domani.
Fin dal mattino presto abbiamo capito che oggi il popolo no tav non avrebbe accettato divieti e con le propie forze avrebbe tentato l’impossibile per andare fino al cantiere. Così tra colori, sorrisi e bandiere non abbiamo osservato, uno dopo l’altro, i divieti che ci erano stati imposti e in migliaia siamo partiti dal Forte di Exilles per arrivare fino al punto più vicino al cantiere: i cancelli della centrale di Chiomonte.
Tutti insieme siamo andati fino a dove ci è stato possibile e come ci eravamo prefissati, abbiamo tentato di superare gli sbarramenti con un mix di partecipazione che ci caratterizza: giovani e meno giovani, come sempre. Qui un gruppo di noi ha provato il passo in più e ha tentato di agganciare i betadefence con i rampini per tentare di farli cadere. Non è stato possibile, una pioggia di lacrimogeni ha tempestato le prime file e le retroguardie del corteo, facendoci indietreggiare.
“Ci copriamo il volto per farci vedere” ha affermato una volta il popolo zapatista, e anche noi abbiamo dovuto fare lo stesso. Troppo alto il prezzo pagato in questi due anni per difendere la nostra terra per andare a volto scoperto incontro al momento in cui era necessario tentare di spostare le barriere poste in serata. Troppi i sacrifici chiesti ai notav in questi anni per essere riconosciuti facilmente dagli inquirenti per non usare kway e maschere antigas. Ed è qui che la cronaca poliziesca e giornalistica ha visto i “black bloc” con cui hanno composto titoli e articoli di queste ore. Lo dicemmo nel 2011, qui non ci sono nè black nè bloc, ci sono giovani e meno giovani che si attrezzano con abiti a basso costo per praticare la resistenza. Il nero è il colore che va per la maggiore tra questi capi, vorrà dire che la prossima volta cambieremo colore se potrà servire.
Una volta ritirati, il corteo è rimasto unito e in marcia, si è diretto a Chiomonte per riposarsi dopo la mattinata di fatica sotto il solo, e doopo un’ora di ristoro ha ripreso la marcia verso il cantiere passando dal paese di Chiomonte, scendendo per i tornanti che dal paese portano verso la centrale idroelettrica. Qui dopo una lunga battitura, con dei rampini e delle corde sono caduti come in un soffio di vento i betadefence posti sul ponte, e per una manciata di minuti le truppe di occupazione, che poco prima ci osservavano con disprezzo dalle reti , si sono trovate in difficoltà.
Uniti e compatti abbiamo tenuto il tempo necessario e nel frattempo un gruppo di notav riusciva ad entrare nel cantiere passando da un sentiero secondario, piombando nella zona definitiva inviolabile. Con orgoglio, come ci eravamo prefissati, siamo rientrati in paese, soddisfatti e contenti per aver dimostrato ancora una volta che ci siamo e che, una battaglia alla volta, fermeremo questo scempio.
Non potevamo non pensare a come, mentre a Ventimiglia per uomini e donne in cerca di futuro le frontiere siano chiuse e come invece qui nella nostra valle, le frontiere per le merci (che non ci sono) vengano spalancate da tunnel e difese da eserciti di polizia.
Non potevamo non pensare a come ogni euro speso per quest’oscenità sia un euro rubato a qualcosa di utile per tutti.
Non potevamo e non lo abbiamo fatto. Ci abbiamo messo coraggio, cuore e tenacia, e ci abbiamo provato portando a casa una buona giornata di lotta.
Nel tardo pomeriggio arriva poi la ripicca della questura, che evidentemente in imbarazzo per le reti cadute in un soffio, si vendica fermando il furgone dell’amplificazione mettendo in stato di fermo (nel momento in cui scriviamo) due notav, Brandua e Gianluca, che vogliamo liberi qui tra di noi (aggiornamento: sono stati rilasciati intorno alle 3 di notte con una denuncia) .
Avanti notav, la resistenza si fa un passo alla volta!
Una giornata di lotta intorno al cantiere
Ieri in Val Susa c’è stata un’altra lunga giornata di lotta contro il mega progetto del TAV e il fortino del cantiere che occupa e devasta lo spazio della Maddalena e del parco archeologico. Lo scempio della Val Clarea resta invisibile per chi non vuole avvicinarsi. Ieri migliaia di No Tav hanno cercato di forzare i recinti di jersey alzati ancora una volta dalla gestione soffocante e militare della valle.
Si è cercato di superare barriere di cemento e ferro, di andare oltre ogni sbarramento ma piogge di lacrimogeni non hanno risparmiato nessuno. Ancora una volta la risposta è stata preventiva, vigliacca e arrogante. Ancora una volta delle persone che manifestavano sono state ferite.
Dopo la giornata di ieri bisognerà mettere in campo nuovamente ogni forma intelligente di opposizione e blocco, di presenza di massa e capacità di inceppare la macchina. Cosa di cui il movimento No Tav è capace da molti anni a questa parte, nonostante la dura repressione.
Ascolta il contributo di Alberto Perino