È noto come, nella scienza applicata del dominio e della controinsurrezione, la componente sperimentale e quella predittiva marcino di pari passo in un esercizio permanente di controllo, verifica e riaggiustamento, giacché l’affinamento delle armi e la ginnastica dell’obbedienza richiedono costanza e applicazione. Le esercitazioni militari in campo sociale costituiscono, da questo punto di vista, dei momenti di messa a punto strategica, di test sulle popolazioni e di propaganda fattiva, in cui traspaiono al contempo ambizioni e incubi dei manutentori dell’esistente.
L’esercitazione Conex15, prevista dal 16 al 25 settembre 2015 a Basilea e nel nord-ovest della Svizzera, quando cinquemila militari saranno mobilitati per “simulare” controlli alle frontiere, mettere in sicurezza punti strategici e infrastrutture critiche, contrastare e prevenire saccheggi e sabotaggi, non è né un caso isolato (si tratta già della terza grande esercitazione in territorio svizzero dall’inizio dell’anno), né il mero prodotto delle paranoie delle teste d’uovo svizzere. Essa appare piuttosto come un’epitome del presente.
In vista delle mobilitazioni previste contro queste giornate (tra cui segnialiamo le manifestazioni divenerdì e di sabato) abbiamo sentito un compagno svizzero che ci fornisce alcuni tratti di questo compendio in salsa elvetica.