Lucy Parsons, la ribelle

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Si ricorda troppo spesso Lucy Parsons come “moglie di” Albert Parsons, una delle vittime della repressione del caso diHaymarket Square, giustiziato l’11 novembre 1887. Ora la sua lunga vita di lotta non testimonia che la nascita di un potente movimento sociale e sindacale negli Stati Uniti. Ne fu infatti un’attrice di primo ordine, sviluppando un anarco-sindacalismo che associava anticapitalismo, antirazzismo e antisessismo.

Nascita di una militante anarchica

Lucy è nata nel 1853 nel Texas. Meticcia, secondo la sua testimonianza, di un padre indiano Creek e di una madre messicana, senza dubbio anch’essa di origini afro-americane. Orfana a tre anni, un’infanzia da schiava. Incontra Albert Parsons nel 1870, un vecchio soldato confederato pentito. Si sposano illegalmente – le leggi razziste del Texas proibiscono il matrimonio “interrazziale”. Militante contro il razzismo, Albert è esposto: è minacciato di impiccagione, si prende una pallottola nella gamba. Sua moglie e lui temono per la loro vita e fuggono Waco per Chicago, nel 1873.

Una città in cui impersa la miseria, la disoccupazione e in cui, di fronte all’ascesa delle rivendicazioni sociali, si esercita una repressione poliziesca spietata. Albert diventa tipografo ma il suo coinvolgimento nell’anarchismo pacifista lo porta a essere licenziato. Lucy apre una piccola bottega di sartoria per allevare i due bambini. Insieme alla sua amica Lizzie Swank, ospita delle riunioni di lavoratrici dell’indumento. Si impegna anche politicamente contro l’esclusione: quella dei senzatetto, dei disoccupati, dei mutilati… durante il Natale del 1885, guida una manifestazione di miserabili suonando le campane delle case borghesi. Si orienta verso il socialismo rivoluzionario e redige i suoi primi articoli (Socialist,Scribner’s Magazine).

Scribner's_Magazine_Issue_1

Nel 1883, lei e suo marito fondano l’International Working People’s Association (IWPA), e sviluppano l’anno successivo l’anarco-sindacalismo. Si arruolano l’anno seguente nei Knights of Labor, dove lavorano al federalismo delle lotte. Organizzano delle assemblee per la giornata di otto ore e contro le condizioni degradanti del lavoro. Scrivono numerosi articoli, sopratutto su The Alarm, l’organo del IWPA (fondato da Albert nel 1884. Lucy si differenzia dalle posizioni pacifiste di suo marito. Nell’articolo “To tramps”, chiama i senzatetto all’azione diretta contro i ricchi. Sviluppa l’idea, allora molto sovversiva, che la donna deve emanciparsi dalla morsa sociale di casalinga attraverso la lotta sociale.

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La svolta di Haymarket Square
Il 1° maggio 1886, Lucy ha mobilitato numerose lavoratrici e guida il corteo insieme ad Albert. Ne segue una brutale repressione. Il 4 maggio, durante la giornata di protesta, una bomba esplode e la polizia ne approfitta per arrestare sette anarchici. Per solidarietà con i suoi compagni e per denunciare l’ingiustizia che li colpisce, Albert si consegna alla polizia. Lucy, molto sorvegliata, è interrogata ma non incolpata. La “giustizia” pensa forse che la presenza diu una donna in tribunale può discolpare tutti gli altri. Lucy organizza allora la difesa degli incriminati, con un giro di conferenze (43 nel solo mese di febbraio, in 17 Stati!), dove rivelka un talento di oratrice eccezionale. Attira delle folle immense benché i poliziotti le interdicano – quando ci riescono – l’accesso alla tribuna. Nel proclamare l’innocenza degli incolpati, afferma la legittimità delle loro idee anarchiche, che contribuisce a popolarizzare.

Il processo, per ammissione del procuratore, è politico. Albert e quattro altri anarchici vengono impiccati venerdì 11 novembre 1887 (black Friday). Lucy porta i suoi figli a vedere Albert un’ultima volta ma viene arrestata, spogliata e gettata nuda insieme ad essi in una cella glaciale. Verrà liberata dopo l’esecuzione , malgrado le contestazioni.

Questo omicidio di Stato scatenò una immensa ondata di proteste nel movimento operaio e annunciò altre tragedie (come la sparatoria di Fourmies, il 1° maggio 1891 in Francia), ma anche delle vittorie decisive successivamente.

La lotta a tutto campo

Dopo un periodo di stagnazione, la determinazione rivoluzionaria di Lucy riprende il sopravvento. La sua vita si divide tra il suo duro lavoro di sarta, i suoi due figli e una lotta sociale e sindacale instancabile. Lucy scrive una biografia su Albert e degli articoli sui giornali libertari. Nel 1892, fa uscira il breve mensile anarco-comunista Freedom.

Sollecita un sindacalismo di base, di classe e di massa. Vede in esso l’alternativa necessaria all’illusione delle elezioni e del ricorso allo Stato. Denuncia come un’illusione le concessioni di rappresentatività accordate (soprattutto ai sindacati del mattatoi) nel 1888-1889. Di ritorno dall’Inghilterra dove ha incontrato la Lega socialista, milita per la libertà d’espressione che tanto manca in America. La polizia di Chicago, che non smette di proibirle la tribuna, la ritiene “più pericolosa di mille rivoltosi”.

Nel 1905, Lucy Parsons è la seconda donna ad aderire alla International Workers of the World (IWW), sindacato in cui sviluppa l’azione diretta di massa, l’autogestione, lo sciopero generale, la revocabilità dei delegati. Collabora al Liberator, un organo di stampa. La sua influenza è determinate nello sviluppo dell’anarco-sindacalismo e nell’implicazione crescente delle donne nelle lotte sociali.

I successivi dieci anni sono soprattutto dedicati alle lotte contro l’esclusione. Organizza delle marce impressionanti per i senzatetto (nel 1914 a San Francisco) e i poveri (senzatetto e disoccupati, nel 1915 a Chicago). Nel 1916, partecipa alla campagna per Tom Mooney e Warren Billings (due sindacalisti ingiustamente accusati di un attentato dinamitardo, che saranno discolpati).

Si dedica anche, msoprattutto negli anni 1920-1930, alla lotta contro le discriminazioni razziali: denuncia i linciaggi negli Stati del sud, partecipa attivamente alla campagna vittoriosa contro l’esecuzione dei ragazzi di Scottsboro (nove giovani neri ingiustamente accusati dalle autorità giudiziarie di aver stuprato due giovani donne). Questa lotta accanita contribuisce a politicizzare i militanti neri d’America e prefigura i movimenti per i diritti civili che si svilupperanno più tradi.

Divergenze tra anarchici

Gli anni novante del XIX secolo in cui Lucy Parsons, persuasa dell’imminenza di una rivoluzione, si coinvolge a fianco dei lavoratori, sono anche paradossalmente quelli che la separano poco a poco da altre figure saleinti dell’anarchismo. Lotta contro il condizionamento sociale della donna ma difende anche il matrimonio e la famiglia. Pensa l’oppressione sessista all’interno della coppia come una conseguenza dello sfruttamento economico capitalista. Secondo lei, le riflessioni degli anarchici sul libero amore, a quei tempi molto di moda negli anni 90 del XIX secolo – e soprattutto difese da Emma Goldman – sono delle riflessioni delle classi medie e la priorità deve essere la lotta di classe che condiziona tutto.

Emma Goldman, che sviluppa un femminismo più radicale, accusa Lucy Parsons di aver costruito la sua popolarità sul suo solo marito e non la ricorda nelle sueMemorie che come “una giovane mulatta” comme « une jeune mulâtre » (a young mulatto) sposata da Albert Parsons, nata in una famiglia razzista del sud. Lucy accusa, quanto a lei, Emma Goldman, senza figli, di non capire la condizione delle donne povere, per la maggior parte madri.

Le si rimprovera anche di aver aderito nel 1927 alla International Labor Defense, un movimento originatosi dal Partito comunista che milita contro il razzismo, e di collaborare con la National Association for the Advancement of Colored People, che difende l’eguaglianza tra neri e bianchi, organizzazione anch’essa emanazione dei comunisti. Lucy, che esortava già i neri nel 1886 a sbarazzarsi dei partiti politici così come delle chiese, si dichiarava anarchica e non aveva cura dei petegolezzi. Ma gli anarchici americani, ancora poco impegnati nelle lotte antirazziste, capiscono male questa prossimità di fatto con il PC. Il fossato si amplia.

La storiografia ritiene che Lucy avrebbe infine aderito al Partito comunista nel 1939, alla vigilia della guerra, delusa dalla mancanza di organizzazione e coesione degli anarchici. Per far fronte all’ascesa del fascismo e del capitalismo. Tuttavia, alla morte di Lucy Parsons, il Partito comunista saluterà la militante senza dire che fosse membro del PC… il che, vista la sua popolarità, è per lo meno strano. Ma indubbiamente questa questione non ha molta importanza per capire la figura, molto pragmatica, di Lucy Parsons che diffidava delle etichette. Per lei, contavano soltanto le lotte concrete, contro tutte le oppressioni.

Lucy continua a partecipare a delle assemblee sino al 1941 dove difende, malgrado una vista in declino sino alla cecità, la libertà di espressione.

 

Una tragica fine
Lucy muore nell’incendio della sua abitazione di Chicago, il 7 marzo 1942, all’età di 89 anni. La nostra mancanza di conoscenza della sua opera non si spiega con il suo riserbo nel parlare di sé né attraverso le incomprensioni con alcuni anarchici americani.

La colpa è soprattutto della polizia, che ha fatto sparire la totalità delle sue numerose carte e 1500 libri, sequestrati nella sua abitazione prima della sua morte. Non avendo potuto farla tacere quando era viva, non restava che cancellare la sua memoria.

Le sue spoglie riposano vicino allo Haymarket Monument a Chicago, dove un parco porta il suo nome da molti anni.

La sua lotta rimane e non morirà mai. Lucy non diceva forse, nel 1937, all’età di 84 anni: “Oh, Miseria, ho bevuto alla coppa del dolore sino alla feccia, ma rimango una ribelle!“.

 

Jean, gruppo Pavillon noir

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