1. Lo scopo di questo articolo
Lo scopo di questo articolo è quello di mostrare e sottolineare un semplicissimo principio riguardante la lotta ed il conflitto umano, un principio che gli oppositori del sistema tecno-industriale sembrano trascurare. Il principio in questione è che in ogni forma di lotta e di conflitto, se si vuole vincere bisogna colpire l’avversario dove più gli può nuocere.
E’ necessario precisare che quando parlo di “colpire dove più può nuocere”, non mi riferisco necessariamente a dei colpi fisici o ad ogni altra forma di violenza fisica. Per esempio, nei dibattiti, “colpire dove più può nuocere” significa portare la discussione e il confronto su quegli argomenti in cui i vostri avversari sono più vulnerabili. Nelle elezioni presidenziali, “colpire dove più può nuocere” significa battere i propri avversari in quegli Stati che detengono il maggior numero di voti elettorali. Tuttavia, nel discutere questo principio utilizzerò l’analogia del combattimento fisico, poiché essa è chiara e intensa.
Se un uomo vi colpisce con un pugno, non potete difendervi efficacemente colpendo il suo pugno, dato che non riuscirete a ferirlo agendo in questo modo, Per vincere il combattimento, dovete colpirlo dove più gli può nuocere. Ciò significa che bisogna schivare il pugno e colpire le parti vulnerabili del corpo dell’avversario.
Si supponga che un bulldozer di una ditta addetta al taglio degli alberi ed al trasporto dei tronchi stia sradicando i boschi vicino a casa vostra e voi siate intenzionato a fermarlo. E’ la pala del bulldozer che sventra la terra ad abbattere gli alberi, tuttavia sarebbe una perdita di tempo prendere a mazzate la pala stessa. Solamente dopo aver ripetutamente colpito con una mazza la pala per un’intera giornata si riuscirebbe a danneggiarla quanto basta da renderla inutilizzabile. Ma, a confronto con il resto del bulldozer, la pala è relativamente economica e facile da sostituire. La pala è solamente il “pugno” con cui il bulldozer colpisce la terra. Per sconfiggerlo bisogna evitare il “pugno” ed attaccare le parti vitali del bulldozer. Il motore, per esempio, può essere rovinato e distrutto in pochissimo tempo e quasi senza sforzo in vari modi, come ben sanno molti radicali.
A questo punto devo chiarire che non è mia intenzione di suggerire a chicchessia di distruggere o danneggiare un bulldozer (a meno che non sia di sua proprietà!). Né alcunché in questo articolo dovrebbe essere interpretato come un consiglio per ogni genere di azioni illegali. Io sono un prigioniero, e se incoraggiassi delle azioni illegali a questo articolo non verrebbe mai permesso di uscire fuori dalla prigione. Utilizzo l’analogia del bulldozer solamente perché è chiara e vivida e verrà valutata giustamente dai radicali.
2. Il bersaglio è la tecnologia
E’ ampiamente riconosciuto che “la variabile di base che determina il processo storico contemporaneo è data dallo sviluppo tecnologico” (Celso Furtado). La tecnologia, soprattutto, è responsabile della condizione attuale del mondo e ne controllerà e determinerà lo sviluppo futuro. Quindi, il “bulldozer”che dobbiamo distruggere è la tecnologia moderna stessa. Molti radicali ne sono consapevoli, e dunque comprendono che il loro compito è di eliminare l’intero sistema tecno-industriale. Ma sfortunatamente prestano poca attenzione all’esigenza di colpire dove più gli può nuocere.
Sfasciare un McDonald’s o uno Starbuck’s è inutile. Non che m’importi qualcosa di McDonald’s o si Starbuck’s. Non me ne frega niente se qualcuno li sfascia oppure no. Tuttavia non la considero un’azione rivoluzionaria. Anche se tutte le catene di fast food del mondo venissero distrutte, ciò causerebbe solo un danno minimo al sistema tecno-industriale, dato che potrebbe facilmente sopravvivere anche senza le catene di fast food. Quando attaccare McDonald’s o Starbuck’s, non state colpendo dove più può nuocere.
Alcuni mesi fa ho ricevuto una lettera di un ragazzo danese il quale era convinto che il sistema tecno-industriale doveva essere eliminato perché – parole sue – “che cosa potrebbe accadere se si continuasse ad andare avanti in questo modo?”. Apparentemente, però, la sua forma di attività “rivoluzionaria” consisteva nel fare delle incursioni negli allevamenti di animali da pelliccia. Queste azioni, nell’ottica di un indebolimento del sistema tecno-industriale, sono completamente inutili. Anche se le azioni di liberazione degli animali riuscissero alla fine ad eliminare definitivamente l’industria delle pellicce, esse non arrecherebbero alcun danno al sistema, dato che quest’ultimo continuerebbe a svilupparsi benissimo anche senza le pellicce.
Sono d’accordo che tenere degli animali selvatici in gabbia sia intollerabile, e che porre fine a tali pratiche sia una nobile causa. Ma ci sono molte altre nobili cause, quali la prevenzione degli incidenti stradali, il dare un riparo ai barboni, il riciclaggio dei rifiuti, o aiutare persone anziane ad attraversare la strada. Ciononostante è abbastanza ridicolo scambiarle per azioni rivoluzionarie, o pensare che possano contribuire ad indebolire il sistema.
3. L’industria del legname è un problema secondario.
Per fare un altro esempio, ormai nessuno razionalmente può ancora credere che una vera e propria regione selvaggia possa sopravvivere a lungo se continua ad esistere il sistema tecno-industriale. Molti ecologisti radicali ne sono convinti e sperano in un collasso del sistema. Ciononostante, tutto quello che fanno in pratica è attaccare l’industria del legno.
Ovviamente, non ho da fare alcuna obiezione ai loro attacchi a tale industria. Infatti, questa è una questione che mi sta molto a cuore e mi rallegro ogni qual volta i radicali ottengono un successo nei confronti dell’industria del legname. Oltretutto, per ragioni che non è il caso di spiegare in questa sede, penso che l’opposizione a questa industria sia una componente della lotta al rovesciamento del sistema.
Ma, in sé e per sé, attaccare l’industria del legno non è una maniera efficace per lottare e combattere contro il sistema, persino nell’improbabile caso in cui i radicali riuscissero a fermare il taglio degli alberi delle foreste e dei boschi in ogni parte del mondo, la qual cosa non rovescerebbe il sistema. E neppure salverebbe definitivamente le regioni selvagge. Prima o poi il clima politico potrebbe cambiare sicché il taglio degli alberi verrebbe ripreso. Ed anche nel caso in cui non venisse mai più ripreso, verrebbero utilizzati altri metodi per distruggere queste terre selvagge, o – se non per distruggerle – perlomeno per soggiogarle e addomesticarle. L’uso delle mine e l’escavazione per l’estrazione dei minerali, le piogge acide, i cambiamenti climatici e l’estinzione delle specie distruggono le regioni selvagge; mentre vengono soggiogate ed addomesticate attraverso i parchi “naturali” o di ricreazione, gli studi scientifici e la gestione delle risorse, che includono, tra le altre cose, lo studio degli spostamenti degli animali con mezzi elettronici, il ripopolamento dei corsi d’acqua con pesci d’allevamento e la coltivazione di piante ed alberi modificati geneticamente.
Le terre selvagge possono essere salvate solo attraverso l’eliminazione del sistema tecno-industriale, e questo non può essere eliminato solamente attraverso l’attacco all’industria del legno. Il sistema sopravviverebbe facilmente alla morte di tale industria dato che i prodotti e i manufatti in legno, sebbene molto utili al sistema, possono essere sostituiti, se necessario, da altri materiali.
Di conseguenza, quando si attacca l’industria del legno, non si sta colpendo il sistema dove più gli può nuocere. L’industria del legno è solo il “pugno” (o uno dei pugni) con cui il sistema distrugge le regioni selvagge, e, proprio come in una scazzottata, non si può vincere colpendo il pugno. Bisogna schivarlo e colpire gli organi più sensibili e vitali del sistema. Con mezzi legali, naturalmente, come le proteste pacifiche!
4. Perché il sistema è forte
Il sistema tecno-industriale è eccezionalmente forte grazie alla sua cosiddetta struttura democratica e alla sua conseguente flessibilità. Dato che i sistemi dittatoriali tendono ad essere rigidi, le tensioni sociali e la resistenza possono crescere ed aumentare al loro interno fino al punto di danneggiarli ed indebolirli, e quindi possono condurre ad una rivoluzione. Ma in un sistema “democratico”, quando la tensione sociale e la resistenza aumentano pericolosamente, il sistema riesce ad indietreggiare e ad adottare dei compromessi quanto basta a ridurre le tensioni a un livello innocuo.
Nel corso degli anni ’60, per la prima volta la gente prese coscienza che l’inquinamento ambientale era un problema serio, soprattutto perché l’inquinamento dell’aria, dal punto di vista visivo e olfattivo, nelle città più grandi cominciava ad essere fisicamente fastidioso per le persone. La protesta montò a tal punto che venne costituita un’Agenzia per la Protezione Ambientale e furono prese altre misure per alleviare il problema. Naturalmente, noi tutti sappiamo che i problemi dell’inquinamento sono bel lungi dall’essere stati risolti. Tuttavia, venne fatto quanto bastava affinché si abbassassero e si placassero le lamentele e le proteste pubbliche, e la pressione esercitata sul sistema diminuì e si ridusse per un certo numero di anni.
Dunque, attaccare il sistema è come colpire un pezzo i gomma. Un colpo di mazza può frantumare la ghisa, dato che è rigida e friabile. Ma si può martellare un pezzo di gomma senza procurargli alcun danno, dato che è flessibile. Ciò fa inizialmente diminuire la protesta, fino a farle perdere la sua forza e il suo impeto. Quindi il sistema rimbalza indietro.
Così, per colpire il sistema dove più gli può nuocere, bisogna selezionare le questioni e i problemi su cui il sistema non indietreggerà, su cui non può scendere a compromessi, e su cui combatterà ad oltranza. Ciò di cui abbiamo bisogno non è scendere a compromessi col sistema, bensì una lotta all’ultimo sangue.
5. E’ inutile attaccare il sistema rapportandosi ai suoi valori
E’ assolutamente essenziale attaccare il sistema non relazionandosi ai suoi valori tecnologici, ma rapportandosi a dei valori che siano contrari a quelli del sistema. Per quanto uno attacchi il sistema rapportandosi ai suoi valori, non lo colpirà dove più gli può nuocere, e permetterà al sistema di sgonfiare la protesta per mezzo di alcune concessioni e adattamenti.
Per esempio, se si attacca l’industria del legno principalmente in base al fatto che le foreste sono necessarie ed indispensabili per salvaguardare le risorse idriche e le opportunità ricreative e di svago, allora il sistema può permettersi di cedere terreno per disinnescare la protesta senza con ciò compromettere i propri valori: le risorse idriche e lo svago sono pienamente conformi ai valori del sistema, e se esso indietreggia, se limita il taglio degli alberi in nome delle risorse idriche e dello svago, allora opera solamente un arretramento tattico e non subisce una sconfitta strategica per il suo codice di valori.
Se si fanno pressioni su questioni e problemi di vittimizzazione e discriminazione (quali il razzismo, il sessismo, l’omofobia o la povertà non ci si sta opponendo ai valori del sistema e non si sta nemmeno forzando il sistema ad indietreggiare o a scendere a compromessi. Lo si sta aiutando in maniera diretta. Tutti i più saggi e ponderati sostenitori del sistema riconoscono che il razzismo, il sessismo, l’omofobia e la povertà sono dannosi al sistema, ed è per questo che il sistema stesso si impegna a combattere queste e altre forme simili di vittimizzazione e discriminazione. I lavoratori sfruttati, con i loro bassi salari e le loro pessime condizioni di lavoro, fruttano un buon profitto a certe aziende, ma i ponderati e i saggi sostenitori del sistema sanno molto bene che l’intero sistema funziona meglio quando i lavoratori vengono trattati decentemente. Ponendo l’attenzione sulla questione dello sfruttamento dei lavoratori, si aiuta il sistema, non lo si indebolisce.
Molti radicali cadono nella tentazione di focalizzarsi su problemi non essenziali quali il razzismo, il sessismo e lo sfruttamento dei lavoratori perché sono questioni facili. Scelgono un problema su cui il sistema può permettersi di offrire un compromesso e su cui possono ottenere il sostegno di persone come Ralph Nader, Winona La Duke, sdei sindacati, e di tutti gli altri riformisti sinistroidi. Forse il sistema, messo sotto pressione, indietreggerà un tantino, gli attivisti lo valuteranno come un chiaro risultato dei loro sforzi, ed avranno la gratificante illusione di aver realizzato qualcosa. Ma in realtà non hanno realizzato un bel niente in favore dell’eliminazione del sistema tecno-industriale.
La questione della globalizzazione non è completamente irrilevante per la tecnologia. L’insieme di misure economiche e politiche definito “globalizzazione” promuove la crescita economica e, di conseguenza, il progresso tecnologico. Tuttavia, la globalizzazione è una questione di importanza marginale e non un buon bersaglio per i rivoluzionari. Il sistema può permettersi di cedere terreno sulla questione della globalizzazione. Senza rinunciare del tutto alla globalizzazione, il sistema può fare dei passi per mitigare le conseguenze ambientali ed economiche negative, così da disinnescare la protesta. Al limite, il sistema potrebbe persino permettersi di abbandonare completamente la globalizzazione. La crescita economica ed il progresso tecnologico continueranno ancora, solo ad un ritmo leggermente più basso. E quando si combatte la globalizzazione non si stanno attaccando i valori fondamentali del sistema. L’opposizione alla globalizzazione è motivata in rapporto alla salvaguardia di salari decenti per i lavoratori e alla protezione dell’ambiente, questioni che sono, ambedue, totalmente conformi coi valori del sistema. (Il sistema, per la propria sopravvivenza, non può permettere che il degrado ambientale vada troppo avanti). Conseguentemente, combattendo la globalizzazione non si colpisce il sistema dove realmente gli può nuocere. Tali sforzi possono promuovere delle riforme, ma sono inutili al fine di rovesciare il sistema tecno-industriale.
6. I radicali devono attaccare il sistema nelle sue parti essenziali
Per operare effettivamente all’eliminazione del sistema tecno-industriale, i rivoluzionari devono attaccare il sistema in quei punti dove esso non si può permettere di “cedere terreno”. Devono attaccare i suoi organi vitali. Naturalmente, quando uso la parola “attaccare” non mi riferisco ad attacchi fisici ma solo a forme legali di protesta e resistenza.
Alcuni esempi di organi vitali del sistema sono:
A. l’industria dell’energia elettrica. Il sistema è totalmente dipendente dalla propria rete di energia elettrica.
B. l’industria delle comunicazioni. Senza comunicazioni rapide, quali il telefono, la radio, la televisione, le e-mail, ecc, il sistema non potrebbe sopravvivere.
C. l’industria del computer. Noi sappiamo bene che senza i computer il sistema collasserebbe rapidamente
D. l’industria della propaganda. Essa include l’industria d’intrattenimento e degli spettacoli, il sistema educativo, il giornalismo, la pubblicità le pubbliche relazioni, e la maggior parte della politica e dell’industria della salute mentale. Il sistema non può funzionare se la gente non è sufficientemente docile e omologata e non possiede le attitudini che il sistema ha bisogno che abbia. La funzione dell’industria della propaganda è quella di insegnare alla gente come comportarsi e come pensare
E. l’industria biotecnologica. Il sistema non è ancora (per quanto ne so) fisicamente dipendente dalla biotecnologia avanzata. Ciononostante, il sistema non può permettersi di abbandonare la questione biotecnologica, che gli è di vitale importanza, come cercherò di mostrare brevemente tra poco.
Di nuovo: quando si attaccano questi organi vitali del sistema, è essenziale non farlo in rapporto ai valori propri del sistema, ma in relazione a dei valori che siano opposti e contrari a quelli. Per esempio, se si attacca l’industria dell’energia elettrica in base al fatto che inquina l’ambiente, il sistema può disinnescare la protesta sviluppando mezzi e strumenti per generare e produrre elettricità più puliti e sicuri. Al limite, il sistema potrebbe persino passare del tutto all’energia solare e eolica. Ciò favorirebbe molto la riduzione dei danni ambientali, ma non metterebbe fine al sistema tecno-industriale. Né rappresenterebbe una sconfitta per i valori fondamentali del sistema. Per realizzare qualcosa contro il sistema bisogna attaccare tutta la produzione di energia elettrica come una questione di principio, basandosi sul fatto che la dipendenza dall’elettricità rende la gente dipendente dal sistema. Questo è un terreno assolutamente incompatibile coi valori del sistema.
7. La biotecnologia può essere il bersaglio migliore per un attacco politico
Probabilmente il bersaglio più promettente per un attacco politico è rappresentato dall’industria biotecnologica. Sebbene le rivoluzioni siano generalmente compiute da minoranze, è assai utile avere un certo grado di sostegno, di simpatia, o al limite di consenso da parte della maggioranza della popolazione. Ottenere questo genere di sostegno è uno degli obbiettivi dell’azione politica. Se l’attacco politico viene concentrato, per esempio, sull’industria dell’energia elettrica, sarà estremamente difficile ottenere ed avere un certo sostegno al di là di una minoranza radicale, dato che la maggior parte della gente è restia a mutare il proprio modo di vivere, soprattutto quando un tale mutamento comporta dei disagi e delle scomodità. Per questa ragione, pochi saranno coloro che saranno fortemente decisi ad abbandonare l’elettricità.
Ma le persone, attualmente, non si sentono ancora dipendenti dalla biotecnologia avanzata come invece lo sono nei confronti dell’elettricità. l’eliminazione della biotecnologia non muterebbe in maniera radicale le loro vite. Di contro, sarebbe possibile mostrare alla gente che il continuo sviluppo della biotecnologia trasformerebbe il loro modo di vivere e annienterebbe i tradizionali valori umani. Sicché, nel combattere la biotecnologia, i radicali potrebbero militare a loro favore la naturale resistenza umana al cambiamento.
Inoltre, la biotecnologia è una questione su cui il sistema non può permettersi di perdere. E’ una questione su cui il sistema dovrà battersi alla morte, il che è esattamente ciò che ci interessa. Tuttavia – è bene ripeterlo – è essenziale attaccare la biotecnologia non in rapporto ai valori propri del sistema, bensì in relazione a dei valori che siano contrari ed opposti a quelli. Per esempio, se si attacca la biotecnologia principalmente sulla base che danneggia l’ambiente, o che i cibi geneticamente modificati sono nocivi alla salute, allora il sistema può e potrà smorzare l’attacco cedendo terreno o facendo dei compromessi è introducendo, per esempio, maggiori controlli sulla ricerca genetica e norme e test più rigorosi sulle colture geneticamente modificate. Allora l’ansia della gente calerà e con essa la protesta.
8. Tutta la biotecnologia deve essere attaccata come questione di principio
Dunque, invece di contestare l’una o l’altra conseguenza negativa della biotecnologia, si deve attaccare la moderna biotecnologia sul terreno e sul principio che (a) è in insulto a tutte le cose viventi; (b) colloca un potere troppo grande nelle mani del sistema; (c) trasformerà radicalmente i fondamentali valori umani che sono esistiti per migliaia di anni; ed altri argomenti simili che sono contrari ed opposti ai valori del sistema.
In risposta a questo genere di attacco, il sistema dovrà opporsi e combattere. Non potrà mai permettersi di attutire l’attacco indietreggiando in modo molto esteso, perché la biotecnologia è troppo centrale e fondamentale al progetto complessivo di progresso tecnologico, e poiché nell’indietreggiare il sistema non compirebbe solamente una ritirata tattica, bensì incasserebbe una grossa sconfitta strategica nei confronti del proprio codice di valori. Questi valori verrebbero minati e si aprirebbe la porta ad ulteriori attacchi politici che frantumerebbero le fondamenta del sistema.
Ora, è vero che la Camera dei Deputati degli Stati Uniti ha recentemente votato una legge che bandisce la clonazione degli esseri umani, e almeno qualche membro del Congresso ha persino fornito dei buoni motivi per applicarla. Tali motivi erano concepiti in termini religiosi, ma al di là di ciò che si possa pensare riguardo agli argomenti religiosi in questione, questi motivi non erano – e non sono – tecnologicamente accettabili.
Quindi, il voto dei membri del Congresso riguardo la clonazione umana è stato un’autentica confitta per il sistema. Ma è stata solo una sconfitta assai piccola, poiché il bando riguardo una campo molto limitato – che tocca solo una minuscola parte della biotecnologia – e perché la clonazione degli esseri umani non sarà per il prossimo futuro, comunque di alcuna utilità al sistema. Tuttavia, l’azione della Camera dei Deputati indica che questo può essere un punto in cui il sistema è vulnerabile, e che un attacco più ampio a tutta la biotecnologia potrebbe infliggere dei gravi danni al sistema e ai suoi valori.
9. I radicali non stanno ancora attaccando la biotecnologia in modo efficace
Alcuni radicali attaccano la biotecnologia, sia politicamente che fisicamente,però – a quanto ne so – spiegano la loro opposizione alla biotecnologia nei termini dei valori propri del sistema. Infatti, le loro principali proteste e lagnanze riguardano i rischi del degrado ambientale e dei danni alla salute. Inoltre, non colpiscono l’industria biotecnologica dove più gli può nuocere.
Per usare nuovamente un’analogia col combattimento fisico, si supponga di doversi difendere da una piovra gigante. Non ci si può battere efficacemente colpendo e tagliando le estremità dei tentacoli. Bisogna colpire la testa. Da ciò che ho detto riguardo le loro azioni, i radicali che si battono contro la biotecnologia non stanno facendo altro che percuotere e tagliare le estremità dei tentacoli della piovra. Tentano di persuadere gli agricoltori comuni, individualmente, a non coltivare ed utilizzare semi geneticamente modificati. Ma ci sono molte migliaia di fattorie in America, sicché convincere gli agricoltori uno ad uno è un modo estremamente inefficace di combattere l’ingegneria genetica. Sarebbe molto più utile persuadere i ricercatori scientifici impegnati nella biotecnologia, o i funzionari esecutivi di compagnia quali la Monsanto, ad abbandonare l’industria biotecnologica. I buoni ricercatori scientifici sono persone che hanno un ingegno speciale ed una vasta preparazione, quindi sono difficili da sostituire. Lo stesso dicasi per i più importanti manager e funzionari delle grandi aziende. Convincere anche solo un piccolo numero di queste persone ad abbandonare la biotecnologia provocherebbe un danno ben maggiore a questa industria di quanto non possa fare il persuadere un migliaio di agricoltori a non coltivare semi geneticamente modificati.
10. Colpite dove più può nuocere
E’ una questione aperta se sia effettivamente vero che la biotecnologia sia la questione e il punto migliore dove attaccare politicamente il sistema. Ma è fuor di dubbio che i radicali oggigiorno stiano sprecando molte delle loro energie su questioni che hanno poca o nessuna rilevanza per la sopravvivenza del sistema tecnologico. Ed anche quando si indirizzano sulle questioni giuste, non colpiscono dove più può nuocere. Quindi, invece di correre dietro ai vari summit sul commercio mondiale per sfocare la propria rabbia contro la globalizzazione, i radicali farebbero bene a spendere un po’ più di tempo nel pensare ed analizzare come colpire il sistema dove realmente gli può nuocere. Con mezzi legali, ovviamente!
Ted Kaczynski