Signori, Signore,
un semplice pezzo di carta, un diploma di laurea, vi concede il diritto di soppesare la mente. Questa attività pretenziosa la esercitate con il vostro comprendonio. Lasciateci ridere. La credulità popolare attribuisce alla psichiatria, alla psicanalisi e all’ausiliaria psicologia chissà quali lumi rivelatori. Nella considerazione della vostra professione, il nostro parere è preventivo. Non intendiamo qui discutere il valore ed il fondamento della vostra scienza, né le cause dei cosiddetti disturbi psichici. Ma per cento casi in cui si scatena la confusione fra la materia e lo spirito, quanti sono i tentativi da parte vostra di avvicinare il mondo cerebrale in cui vivono i vostri pazienti senza la pretesa di adeguarli alla normalità? Ad esempio, quanti di voi credono che il sogno del demente precoce, le immagini di cui è preda siano tutt’altro che un’insalata di parole? Quanti di voi pensano che una vita trascorsa nelle convulsioni dettate delle ossessioni individuali sia altrettanto legittima di una vita trascorsa negli obblighi imposti dalle convenzioni sociali?
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