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Anarchism and Organization

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Errico Malatesta

 (1897)

 

Organization which is, after all, only the practice of cooperation and solidarity, is a natural and necessary condition of social life; it is an inescapable fact which forces itself on everybody, as much on human society in general as on any group of people who are working towards a common objective. Since humanity neither wishes to, nor can, live in isolation it is inevitable that those people who have neither the means, nor a sufficiently developed social conscience to permit them to associate freely with those of a like mind and with common interests, are subjected to the organization by others, generally constituted in a class or as a ruling group, with the aim of exploiting the labor of others for their personal advantage. And the agelong oppression of the masses by a small privileged group has always been the result of the inability of the oppressed to agree among themselves to organize with others for production, for enjoyment and for the possible needs of defense against whoever might wish to exploit and oppress them. Anarchism exists to remedy this state of affairs …
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In eterna lotta Severino Di Giovanni

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“In eterna lotta contro lo Stato ed i suoi puntelli, l’anarchico che sente su se stesso tutto il peso della sua funzione e dei suoi scopi emananti dall’ideale che professa e della concezione che ha dell’azione, non può molte volte prevedere che quella valanga che fra poco andrà a far rotolare per la china dovrà necessariamente urtare il gomito del vicino in astrattiva contemplazione delle stelle o

calpestare un callo di un altro che s’impunta in non smuoversi, avvenga quel che avvenga intorno a lui. E’ l’inevitabile della lotta che lui non cerca a bella posta, ma che per un cumulo di casualità attraversa il suo cammino e fa succedere la nota violenta.

 

Non valgono a riparare l’inevitabile le solite recriminazioni, i “distinguo”, le serenate al pianto, le alambiccazioni d’azzeccagarbugli, le solite maledizioni e i ripudi: se sul cammino dobbiamo correre, non possiamo farlo sorretti e intralciati da un falso sentimentalismo improduttivo senza ostacolare ciò che si vuole condurre a termine dell’energica rivolta”.

 

Severino Di Giovanni

 

 

Il primo documento teorico di Azione Rivoluzionaria

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«La borghesia può far esplodere e distruggere il suo mondo prima di abbandonare la scena della storia. Noi portiamo un nuovo mondo quì, nei nostri cuori. Quel mondo sta nascendo in questo istante.» (B. DURRUTI)

E’ vero quanto scrive Debord che la “vita quotidiana è misura di tutte le cose: della realizzazione o piuttosto della non realizzazione di rapporti umani, dell’uso che noi facciamo del nostro tempo”. E’ pacifico che il fine della rivoluzione oggi debba essere la liberazione della vita quotidiana. Una rivoluzione che mancasse di realizzare questo fine sarebbe una controrivoluzione.
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