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Lettera del compagno Gabriel sull’operazione “Ardire” dal carcere – 2012 (it/es)

machorka85

da: Liberación Total

L’anarchia tornerà ad essere sinonimo di giovinezza. Tornerà a dare calci allo stato dalle cose che ci soffocano e ci schiacciano; per resistere e RESISTERE SEMPRE. Per difendere tutto ciò che è nostro: libertà, diritto alla vita, diritto a tutto ciò che è indispensabile tanto materialmente che spiritualmente.
E se nella lotta cadiamo, almeno avremo la soddisfazione di cadere con le nostre armi in pugno.
E con la giovinezza (quella che non si conta con gli anni, ma con l’ardore sempre nuovo per ogni resistenza ed ogni attacco) marceremo verso il culmine dell’Ardire..”
Anarchia!, Mario Vando.

(…)
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Le due tattiche dell’anarchismo: ricostruire o distruggere

machorka84

 Renato Souvarine 1922

 

Dal 1914 al 1922, in questi terribili otto anni di grandiosi e tragici eventi, l’umanità ha vissuto quanto un secolo. Ha conosciuto tutte le tragedie. Ha fatto tutte le esperienze. Ha vissuto la cannibalesca grande guerra. Ha visto aprirsi l’era della rivoluzione mondiale, che si concluderà — dopo una lunga e aspra epoca storica — o nel mutamento dell’ordinamento sociale, o nella caduta della civilizzazione europea nella barbarie.
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La velocità, per correre dove?

1899

 Qualcuno di voi di sicuro si dice ancora che la macchina lo libera. Essa lo libera provvisoriamente in una maniera, una sola, ma che sfugge alla sua immaginazione; la macchina lo libera, in qualche misura, dal tempo; essa gli fa “guadagnare del tempo”. Tutto qui. Ma guadagnare del tempo non è sempre vantaggioso. Quando si va verso il patibolo, per esempio, è preferibile andarci a piedi.

George Bernanos, La libertà per fare cosa?, 1947

 
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La morte del più orribile mostro

machorka76

Ero solo e triste. Sotto la sferza del sole meridiano camminavo senza meta, per la deserta campagna, con l’unico scopo di vivere alcune ore nella solitudine, lontano dalla folla dei gaudenti e dei miserabili. Cupi pensieri martellavano il mio cervello, avevo l’animo in tumulto e camminavo, camminavo senza stancarmi, senza rendermi conto del tempo che trascorreva, né dei sentieri che attraversavo, i quali mi erano totalmente sconosciuti.
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The Damned Song

The Damned Song by Enzo Martucci

 Enzo Martucci

 

rugged, brave men who furiously climbed aboard, singing the wild song of destruction and death? Why wasn’t I born in the boundless grasslands of South America, among free, fierce gauchos, who tame the fiery colt with the “lasso” and fearlessly attack the terrible jaguar?… Why? Why? The children of the night, my brothers, impatient with every law and all control, would have included me.
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PER HORST

horst

“…e nell’89 sono uscito per la prima licenza. Al momento il mio fine pena era il 2010 con… diciamo nell’89 avevo 21 anni scontati circa e altri 21 da scontare. Ho avuto la mia prima licenza, la prima volta sono rientrato, ho avuto la seconda, la seconda sono rientrato, e le cose, diciamo così, si stavano mettendo a posto, avevo richiesto il lavoro, per l’articolo 21… non l’articolo 21, la semilibertà proprio… queste cose qua. Però quando sono stato in licenza ho trovato dei compagni che erano in carcere con me all’epoca, durante il periodo delle lotte, e in questo periodo, quando ero fuori, erano in semilibertà – di giorno erano fuori, lavoravano, e la sera tornavano in carcere. E mi fecero un’impressione penosa, cioè pensai: “noi che abbiamo passato una vita a cercare di distruggere le carceri, di uscire dalle carceri, e ora suoniamo il campanello per entrare”. E ho avuto, come dire, questa crisi personale e ho deciso di non rientrare. Mi sembrava una contraddizione, dico: “vada come vada, questo, la scelta di essere io a diventare il mio carceriere, non la posso fare”. E non sono rientrato.”

Horst Fantazzini, 1999

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