Tag Archives: Machete

Letter to Aspiring Suicides

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If we address ourselves to you, men and women who have reached the point of essential revulsion and who nothing and no one could any longer rescue from a tragic destiny, it is not to remind you of a non-existent duty in the face of a life that isn’t worth living. We don’t lack respect for your decision, because you and you alone know the precise extent of the pain and anguish that poison your existence. Those who do not feel that pain and anguish, those who have never even come close to this because they are kissed by fortune or soft in the head due to faith, have no reason to censure your fatal decision.
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And You Call This Living?

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AND YOU CALL THIS LIVING?

Rising at dawn. Quickly going off to work, using some fast means of locomotion; in other words, getting locked up in a more or less spacious place, usually lacking air. Seated in front of a computer, typing without rest in order to transcribe letters, half of which wouldn’t even get written if you had to do it by hand. Or operating some mechanical device, manufacturing objects that are always identical. Or never moving more than a few steps away from an engine whose motion needs to be ensured or whose functioning needs to be monitored. Or, finally, standing in front of a loom continuously repeating the same gestures, the same movements, mechanically, automatically. And this for hours and hours without changing, without taking any recreation, without a change of atmosphere. Every day!
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Lo spettacolo e le macerie

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L’Internazionale Situazionista ed il Maggio ’68

Se La società dello spettacolo di Guy Debord è reputato il testo che meglio ha saputo esprimere in maniera compiuta la critica formulata dai situazionisti al mondo esistente, il movimento delle occupazioni del maggio ‘68 in Francia viene considerato l’apice della loro pratica, il loro ingresso nella Storia. Ad una storiografia accademica che ha intenzionalmente ignorato o minimizzato il ruolo svolto dall’IS nella genesi e nel successivo sviluppo di quella primavera di liberazione, preferendo puntare i suoi riflettori sul più presentabile “Movimento 22 marzo”, se n’è via via contrapposta una pro-situs che, invertendo la tendenza, si è prodigata per innalzare un monumento ai suoi beniamini.
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Illegalist

Les Enfants de Saint-Paul-aux-Bois

The revolutionary is the ultimate illegalist. The person whose actions always conform to the law will be, in the best of circumstances, a well-domesticated beast, never a revolutionary.

Law conserves; revolution regenerates.

If one wants change, it is thus necessary to start by breaking the law.

To claim that revolution can be made while respecting the law is an aberration, a contradiction. The law is a yoke and anyone who wants to be free has to break it.

Anyone who deceives the workers with the emancipation of the proletariat through legal means is a swindler, since the law forbids snatching wealth from the hands of the masters that robbed us. Their expropriation to the benefit of all is the essential condition for the emancipation of humanity.

The law is a brake and we don’t free ourselves with brakes.

Every freedom that humanity has conquered has been the work of illegalists who have mastered laws in order to smash them to bits.

Tyrants die, stabbed, and no article of the legal code could have gotten rid of them.

Expropriation can only come about by breaking the law, certainly not by submitting to it.

This is the real reason why if we want to be revolutionaries, we have to be illegalists. It is necessary to get off the beaten paths and open new paths to transgression.

Rebellion and legality are irreconcilable. Leave law and order to conservatives and hucksters.

 

from Machete #1

La zampata della vita

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Sviluppatosi a partire dagli anni 80, il movimento di liberazione animale ha avuto il merito di ampliare e precisare i termini dell’antica “questione sociale”. Una trasformazione radicale che agogna un mondo nuovo, privo di sfruttamento e di dominio, non può limitarsi a mutare i rapporti fra i soli esseri umani. Anche il rapporto con la natura e con il (resto del) mondo animale è destinato a modificarsi, altrettanto radicalmente. Quella che in passato era più che altro un’intuizione di pochi sovversivi, è diventata un’evidenza ormai riconosciuta da (quasi) tutti.
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Senza colpo ferire

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La non-violenza? Gran bella idea, quella resa celebre molti anni fa da Gandhi! Da allora in tutto il mondo sono risuonate le sue parole, che parlano dell’orrore della violenza e della felicità che attende gli uomini non appena si decideranno ad addomesticare le proprie passioni. Siccome la dottrina proviene da una delle terre più povere del mondo; siccome udendola si ha davanti agli occhi l’immagine del sant’uomo che, per mettere in pratica le proprie convinzioni, si spogliò di tutto e visse in totale frugalità; siccome non si può dimenticare che il suo autore, a causa delle idee che professava, fu arrestato dalle truppe del colonialismo britannico; siccome è noto che egli morì tragicamente da martire della verità — non si può fare a meno di emozionarsi intimamente al suo pensiero.
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Basta una contestazione non-violenta?

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Günther Anders
Il tradimento
Il livello pre-rivoluzionario della nostra lotta contro i preparativi di annientamento totale, quello che consiste in atti simulati, sentimentali e simbolici, appartiene oramai al passato. Andare oltre questo livello di violenza, o piuttosto di non-violenza, è certo in contraddizione con quei princìpi e tabù cui ci siamo sempre attenuti — quanto meno io da parte mia non ho mai cessato di farlo — fin dalla Prima Guerra mondiale, e che a dire il vero considero inviolabili; il che mi mette d’altronde in una condizione che non ho nessuna voglia di descrivere.
Ma quando uno dei padroni del mondo ritiene, com’è successo da poco, di divertire il proprio uditorio annunciando con un largo sorriso che sta per dare l’ordine di bombardare l’Unione Sovietica, e allorché il suo pubblico nell’udire questa sinistra burla gli si stringe con affetto come un sol uomo, è nostro dovere adottare un nuovo comportamento e bandire d’ora in avanti qualsiasi gentilezza e moderazione: perché non esiste pericolo più serio dell’assenza di serietà negli onnipotenti.
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