FRATELLI SIAMESI III

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Sulla scorta degli atti ufficiali del Partito Socialista Italiano – ordini del giorno delle due tendenze, atti e deliberazioni della Direzione del Partito – noi abbiamo in questi ultimi numeri condotta un’accurata e spassionata disamina del primo ordine di provvedimenti e di rimedii con cui il Partito Socialista Italiano si illude di ovviare alla frequenza sciagurata e sintomatica degli eccidi i proletarii che insanguinano il bel paese.

Non è colpa nostra se da quella disamina erompe limpida, logica, insopprimibile la conclusione che di fronte al problema militare, rivoluzionari e riformisti del socialismo parlamentare si confondono nel più patetico degli idilli; che tra Filippo Turati il quale sconfessa irato la propaganda Incosciente e Malvagia – percbé diretta contro l’ordine e la patria- dei compagni che eccitano i soldati alla ribellione (1), ed Enrico Ferri il quale, pure ammonendo i soldati che essi non debbano prestarsi all’eccidio, riconosce e riafferma il loro dovere di servire alla patria ed alle istituzioni che la consacrano, non v’è neppur l’ombra di un dissidio; che infine rivoluzionari e riformisti del socialismo parlamentare non sono soltanto fratelli siamesi di uno stesso equivoco e di una stessa menzogna ma sono ancora, nella loro concezione del problema militare e dei provvedimenti con cui risolverlo (riduzione dei bilanci militari, avviamento alla nazione armata, neutralità dell’esercito in caso di conflitto tra capitale e lavoro) frateUi siamesi con tutta la radicanglia borghese di cui – abiurato il principio fondamentale e caratteristico della lotta di classe – hanno sposato il programma, l’assurdo ed il raggiro.

Ma questo della propaganda antimilitarista – sottratta ai Circoli Giovanili e riattivata , con tutte le riserve tartufe da noi messe in luce, sotto l’egida, l’ispirazione ed il freno della suprema Direzione del Partito – non è il solo rimedio che contro la periodicità delle stragi proletarie abbia escogitato e proponga il Partito Socialista Italiano.

V’è tutta la serie di provvedimenti economici (riforma tributaria, incremento alla produzione) e politici (suffragio universale) su cui sarà debito di lealtà polemica e pregio dell’opera trattenere un momento l’attenzione dei lettori.

Come la Direzione del Partito aveva colla sua deliberazione 18 ottobre 1905 precisato i caratteri e la portata della propaganda antimilitarista, così il Gruppo Parlamentare ” anche nell’interesse della tesi socialista che assegna la sua importanza alla funzione parlamentare nella varietà delle forme di azione socialista, politica ed economica” (2) determinò a B.ologna, nella riunione plenaria del 23 ottobre 1905, i criteri di rigenerazione economica e sociale con cui confida redimere le cause dei deplorati eccidi proletarii.

Questi criterii il Ferri, araldo della frazione rivoluzionaria, li aveva ampiamente sviluppati in una sua conferenza a Catanzaro, il 3 ottobre scorso e si imperniano su due diversi ordini di provvedimenti:

Provvedimenti diretti all’immediato sollievo delle classi povere colla riduzione alla metà del prezzo del sale e dell’imposta sul petrolio, lo zucchero e il pane.

Provvedimenti indiretti col prestito di mille milioni ai piccoli proprietarii della terra e dell’industria al modesto interesse del 2 per 100.

La riduzione del prezzo del sale e della tassa sul petrolio, lo zucchero, il grano importa una diminuzione d’entrate di 130 milioni all’anno. L’interesse del 21;2 per 100 (poiché il 2 per 100 sarà pagato dai mutuatari) che lo Stato dovrà pagare pei mille milioni presi a prestito, somma annualmente 25 milioni.

Per le riforme rigeneratrici (chiamiamole così, per ora) escogitate e proposte dal Ferri, occorrono dunque 155 milioni all’anno; ma il Ferri non si sbaraglia per così poco e Ii trova in un batter d’occhio:

20 milioni si hanno d’ordinario in avanzo sui bilanci,

20 milioni si hanno annualmente di nuove entrate,

100 milioni può darli un aumento della tassa di ricchezza mobile del debito consolidato,

15 milioni si trovano in qualunque razionale economia di bilancio, ed eccovi trovato i 155 milioni occorrenti alle riforme.

Alla restituzione del capitale di mille milioni provvederanno i nostri figlioli.

Abbiamo dovuto dare nei suoi dettagli i provvedimenti proposti dal Ferri non parendoci che i lettori potessero formarsene un preciso concetto dal seguente ordine del giorno, soverchiamente generico, che il Ferri presentò alla riunione del Gruppo Parlamentare Socialista a Bologna il 23 ottobre scorso:

“Il gruppo parlamentare socialista

ritenendo che le disgraziate condizioni materiali e morali dell’Italia meridionale, più dolorosamente rilevate dal recente terremoto e dai frequenti eccidii proletari, impongono l’urgente necessità di attuare una politica di immediata eprofonda rigenerazione economica e sociale, considel’ando che la questione meridionale è pure collegata alle generali condizioni di tutta l’Italia,

delibera (riservandosi l’esame definitivo) di dare incarico ad una propria Commissione di concretare, prima della riapertura del Parlamento, un progetto per la riforma tributaria e per l’incremento della produzione e dei pubblici servizi, inspirato al criterio di una diminuzione nelle spese per gli interessi del debito pubblico e nelle imposte sui consumi di prima necessità.” (3)

Ivanoe Bonomi – campione, in materia, della frazione riformista – aveva fin dall’anno scorso abbozzato nella Nuova Antologia ed ora sviluppato nella Critica Sociale del Turati (4) in quali provvedimenti cerchi la rigenerazione economica e sociale del proletariato, la frazione riformista in cui milita.

Questi criteri furono alla riunione del Gruppo Parlamentare Socialista a Bologna fedelmente riassunti nel seguente ordine del giorno TuratiBissolati:

“Il Gruppo parlamentare socialista,

di fronte alle urgenze della situazione e in particolare al problema meridionale, prodotto essenzialmente di una inferiorità economica che non si può rimuovere senza elevare organicamente le possibilità permanenti di sviluppo della ricchezza:

ritiene che una semplice politica di sgravi dei consumi, tanto più nei limiti angusti in cui sarebbe oggi possibile ottenerla senza alterare profondamente tutto l’assetto dei bilanci, non avrebbe alcun risultato pratico durevole, sovrattutto pel proletariato, riducendosi a un’agevolezza di poche lire per ciascun contribuente, tosto assorbita improduttivamente, nella migliore ipotesi, dall’urgenza di ben vasti bisogni, quando invece non venisse o dispersa nelle anfrattuosità del medio o del minimo commercio, o scontata da una riduzione di salari e da una maggiore asprezza di patti colonici;

crede perciò, che riservati gli sgravi a quando più lauti avanzi di bilancio e minori esigenze dei servizi pubblici, permettano di affrontare l’azione attuale del Gruppo socialista nel Parlamento e nel paese, sia nella discussione di progetti governativi, sia mercé iniziativa da concordarsi eventualmente con altri gruppi, debba svolgersi energicamente nel senso di togliere di mezzo la possibilità delle angherie dalla finanza di classe comunale e di operare la maggior possibile traslazione del carico tributario dalle classi produttive e povere alle classi ricche ed oziose, e precisamente nelle direttive seguenti:

1) Riforma tributaria, mercé l’abolizione delle imposte sul valore locativo e di famiglia e la loro sostituzione con un’imposta di Stato progressiva sul reddito – abbattimento delle cinte daziarie e abolizione del dazio consumo, salvo, con altri metodi di riscossione, per le carni, pel vino e pel mater-iale da costruzione – autonomia finanziaria comunale, mercé una più equa ripartizione di spese di Stato e Comuni e con l’assegnazione a questi ultimi di speciali cespiti d’entrata;

2) Sollecita conversione della rendita, e eventuale riduzione degli interessi per via d’imposta, per assegnare i benefici alla ricostruzione e allo sviluppo, su base schiettamente industriale, dei maggiori servizi pubblici (ferrovie, poste, telegrafi, telefoni, ecc .) – e, nel Mezzogiorno, alla rapida diffusione dell’istruzione elementare e professionale anche per gli adulti: all’incremento dei lavori pubblici indispensabili (strade, bonifiche, rimboschimenti, serbatoi idraulici, ecc.) allo sviluppo della colonizzazione interna e allo spezzamento del latifondo; alla temporanea esenzione fiscale delle nuove industrie, delle migliorie agrarie e delle nuove costruzioni coloniche;

3) Credito a mite prezzo alle Cooperative dei lavoratori.”

Turati-Bissolati

Dopo una giornata di discussione, l’eterna discussione se le riforme, che tutti vogliono, debbano essere conquista della pressione politica o della collaborazione di classe – se, ad essere più schietti, si debbano chiedere alla collaborazione larvata o alla collaborazione confessata di classe – le due correnti si sono placate in quest’ordine del giorno dell’arciriformista onoro Berenini che fu approvato all’unanimità:

“Il gruppo parlamentare socialista nell’intendimento di proporre alla Camera una risoluzione pratica ed attuabile delle questioni economiche e tributarie presenti, coordinata alle finalità del socialismo, nomina una Commissione cbe esamini i varii progetti proposti e formuli quello che soddisfi a tali esigenze da sottoporsi alle deliberazioni definitive del gruppo in una sua prossima riunione”.

Vedremo al prossimo numero sulla scorta di questi documenti se le conclusioni ed i giudizii da noi eretti sull’atteggiamento cosidetto antimilitarista del Partito Socialista Italiano ricevano una nuova luminosa inoppugnabile conferma.

G. Pimpino

1) Intervista col Corriere della sera, 21 ottobre 1905.

2) Deliberato della Direzione del Partito Socialista Italiano, 18 ottobre 1905.

3) Discorso Ferri alla riunione del Gruppo Parlamentare Socialista a Bologna il 23 ott. 1905. Avanti!, n. 3197.

4) Critica sociale, anno XV, n. 20-2l.

Da CRONACA SOVVERSIVA, a. III, D. 50, 16 dicembre 1905, p. l e 2.