Raccolta di comunicati e approfondimenti su azione diretta, repressione ed ecologismo radicale [tradotti da Marco Camenisch]

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Atene: il Gruppo Lotta Popolare rivendica l’attacco all’ambasciata d’Israele
(Tentativo di trad. Febb. 2015 di mc, Menzingen, CH, dall’ingl. http://nostate.net/?p=14539, 08/02/’15)

Il “Gruppo Lotta Popolare”, che il 13 dicembre 2013 attaccò con i Kalashnikov la residenza dell’ambasciatore tedesco nel sobborgo Halandri di Atene, ha rivendicato un attacco simile avvenuto il 12 dicembre 2014 contro l’ambasciata israeliana.
Nella settimana passata, un anonimo telefonò all’agenzia di notizie mainstream Efimerida ton Syndakon e indicò dove si trovava la chiavetta USB con la rivendicazione. La rivendicazione è di 19 pagine e non è stata ancora pubblicata.
L’attacco armato all’ambasciata fu eseguito con i dettagli operativi simili ai loro precedenti attacchi e conferma l’autenticità della loro rivendicazione. Anche gli esami forense-balistici confermano che le armi usate nell’attacco erano le stesse dei precedenti attacchi, senza versamenti di sangue ed altamente simbolici,  che sono stati rivendicati dal gruppo.
Il gruppo armato apparse per la prima volta il 14 gennaio 2013, quando attaccò la sede principale del partito Nea Demokratia in viale Sigrou. Il gruppo si assunse la responsabilità dell’attacco con una dichiarazione pubblicata sei mesi dopo.
Durante quest’attacco, un gruppo di quattro persone tentò di sparare un razzo contro gli uffici, ma fallì e lo comunicò nella stessa dichiarazione. Un altro attaccante allora sparò 9 proiettili su una finestra al terzo piano; i proiettili attraversarono il vetro e uno cadde vicino alla scrivania di Antonis Samara (ex-presidente).
Gli attaccanti abbandonarono la scena con una Toyota Corolla rubata alcuni giorni prima e i resti carbonizzati della vettura furono rinvenuti a 3-4 Km su di un terreno incolto.
Il secondo attacco del gruppo fu eseguito il 30 dicembre 2013 quando almeno 4 persone si ritrovarono davanti alla residenza dell’ambasciatore tedesco Wolfgang Dolt nel sobborgo Halandri di Atene. Dalla strada gli attaccanti irrorarono lo stabile con almeno sessanta proiettili la maggior parte dei quali colpì la facciata esterna dello stabile, incluso il muro esterno della camera dove dormiva la figlia dell’ambasciatore. Un altro proiettile penetrò nel soggiorno di un appartamento dietro al residenza dell’ambasciatore.
Più tardi fu pubblicata una rivendicazione dell’attacco dove dichiararono di averlo eseguito in memoria di Dimitris Christoulas che in aprile del 2012 si suicidò in piazza Syntagma. “Dimitris Christoulas, per non vivere una vita tragica, scelse di porre una fine tragica alla sua vita”, scrissero gli autori, aggiungendo: “Ma quest’atto non era isolato e non riguardava solo lui e la letale fine che ha fatto.”
Nella stessa dichiarazione il gruppo svelava il doppio fallimento del suo tentativo, avvenuto il 12 gennaio 2014, di colpire un’agenzia Mercedes-Benz in un sobborgo nel nord di Atene con un lanciarazzi:
“Domenica 12/01/’14 attorno alle ore 23 siamo riusciti ad avvicinare l’obiettivo senza essere visti e questa volta abbiamo tentato di non ripetere il fallimento dell’anno passato davanti agli uffici di Nea Demokratia e siamo quasi riusciti nell’intento. Questo perché nel primo tentativo di sparare un razzo contro gli uffici di Mercedes anche questo è fallito causa la munizione difettosa, ma questa volta abbiamo impiegato il secondo razzo portato con noi, che alfine ha funzionato normalmente prendendo la traiettoria prevista. Il fatto che addirittura ora, dopo aver scritto il testo sul nostro attacco, questo non è stato reso noto -in qualche modo- dalle forze dell’ordine e dei media, ci porta alle seguenti conclusioni: o c’è stato il tentativo patetico di nascondere l’azione (questo si saprà nei giorni dopo la pubblicazione di questa dichiarazione), oppure il razzo è volato troppo corto causa la scelta di una posizione di tiro sbagliata (magari troppo lontana dall’obiettivo), ed ora si trova nei dintorni dell’area di Mercedes-Benz.


Phil Africa, rivoluzionario, membro dex MOVE 9, il 10 gennaio è stato vigliaccamente assassinato in carcere dal governo USA!

(titolo e trad. mc, galera Bostadel, gennaio 2015, testo ricevuto da John e Felicitas di “Nuclear Resister”, che corrispondevano regolarmente con Phil Africa, che l’anno scorso ha regalato loro un suo quadro)

Sabato 10 gennaio 2015, Phil Africa, rivoluzionario, Primo Ministro della Difesa di John Africa, ed amato fratello, sposo e padre, è deceduto in circostanze sospette nello State Correctional Institution di Dallas. Domenica 4 gennaio Phil Africa non si sentiva bene e si è recato in infermeria. Anche se non si sentiva troppo bene, altri prigionieri lo hanno visto camminare, fare dello stretching e saltare. Quando hanno sentito che Phil era in infermeria, membri di MOVE volevano visitarlo ma il carcere l’ha vietato. Quando hanno fatto i colloqui con Delbert Africa, Phil fu trasportato segretamente nel Wilkes Barre General Hospital, dove per 5 giorni fu isolato con un totale divieto di comunicazione.
Il personale carcerario dello SCI di Dallas ha rifiutato qualsiasi comunicazione sullo stato di Phil. Disse a MOVE che Phil sarebbe stato nel Wilkes Barre Hospital ma l’ospedale negava che fosse lì e questo rimpallo di menzogne continuò almeno per tutto il periodo che era lì. L’ospedale e la galera si sono comportati in modo alquanto sospetto vietando a Phil di chiamare i familiari e, da 44 anni, sua moglie Janine Africa, dicendo a quest’ultima che non sarebbe consanguinea. L’ospedale ed il carcere ricevettero centinaia di telefonate da tutto il mondo in supporto a Phil e, quando alfine dovettero piegarsi alla pressione e giovedì 8 gennaio permisero a Phil di chiamare Janine, lui era massicciamente drogato ed incoerente e non riusciva nemmeno a tenere il telefono per parlare con lei.
Venerdì 9 gennaio Phil fu portato nell’infermeria del carcere  e dal suo arrivo tenuto nel reparto cure. Sabato 10 gennaio, Ramona e Carlos Africa furono autorizzatx a visitare Phil in infermeria. Quando furono da lui non riusciva quasi ad esprimersi , era incapace di parlare e muovere la testa per guardarlx. Un’ora dopo averlo lasciato, Delbert telefonò con la notizia che Phil era morto.
I prigionieri nell’infermeria ed altri nel carcere rimasero scioccati dalla notizia. Erano testimoni della sua salute vigorosa durante i decenni di galera e solo sei giorni prima l’avevano visto ancora fare dello stretching e saltellare. Questo decadimento veloce è comparso totalmente nel periodo in cui è stato portato nel Wilkes Barre General Hospital e nell’infermeria del carcere, oppure dove i cospiratori con intenzioni assassine lo avevano portato, vale a dire nel periodo in cui è stato totalmente isolato dalla sua famiglia MOVE. Il fatto che Phil sia stato isolato per sei giorni prima della sua morte e che il carcere abbia rifiutato addirittura di ammettere che era in ospedale è più che sospetto. E’ un altro esempio di quanto il sistema odi MOVE e che farà di tutto per fermare MOVE. Per esempio l’8 agosto 1978, quando lx MOVE 9 furono incarceratx, ed il 13 maggio 1985, quando il governo lanciò intenzionalmente una bomba assassinando 11 membri di MOVE, sono episodi che chiariscono tutto. Quando Merle Africa 1l 13 marzo 1998 morì in galera, le circostanze furono molto simili: prima era in galera ma ore dopo essere stata costretta ad andare in un ospedale esterno morì.
Phil faceva una profonda impressione alla gente in tutto il mondo. Scriveva sempre, spesso dozzine di lettere ogni giorno, incitava alla solidarietà ed alla forza e ha dato dei calorosi consigli a centinaia di persone. Ha lavorato duramente per imparare a dipingere e dipinse innumerevoli quadri che mandava gratuitamente per supportare le iniziative, le tombole per la lotta e per radunare le persone. Phil prese molto sul serio il suo impegno e lavoro da rivoluzionario, ma sorrideva e rideva spesso ed abbracciava la gente e la incoraggiava. Era una calorosa figura paterna per molti in galera, dove ax compagni insegnava la boxe, a pensare e a come diventare più forti. Malgrado avesse due figli assassinati dal sistema e la galera lo separasse dagli altri, Phil era una figura paterna per moltx. Dei 44 anni che erano sposati, 36 anni fu separato dalla sua compagna Janine Africa, ma lavorò duro per mantenere il legame malgrado questo spietato sistema li isolasse l’una dall’altro.
L’intenzione di questo sistema è di far morire la gente di MOVE in galera. Le/i MOVE 9 non avrebbero dovutx essere affatto incarceratx e, secondo le sentenze, avrebbero dovutx essere liberatx in prova più di sei anni fa.
Per la morte di Merle e Phil Africa, il diretto responsabile è questo governo!
Phil non sarà mai dimenticato e questa non è la fine; ci manca molto ma il suo forte esempio dovrebbe ispirare tuttx alla rafforzata lotta per la libertà dex MOVE 9 e di tuttx le/gli altrx prigionierx politici.
Quest’ultima vigliaccata del governo sarà il carburante per motivare la gente ad accelerare il passo per questa rivoluzione.

LUNGA VITA A PHIL AFRICA!
LUNGA VITA A MERL AFRICA!
LIBERTA’ PER LX MOVE 9!
LUNGA VIA A JOHN AFRICA!

Per ulteriori info o come puoi aiutare contatta:
Ramona Africa Ona: MoveLLJA@gmail.com


Perché speranza?

Di John Zerzan, it. mc, Menzingen, CH, Gennaio 2015

E’ abbastanza chic, anche tra anarchicx, schernirsi della nozione di speranza e negare esplicitamente ogni speranza per una totale vittoria sulla dominazione ed oppressione. “Desert” (2011) schiaffa questa prospettiva in copertina: “Nei nostri cuori sappiamo tutti che il mondo non sarà ‘salvato’”, e ripete questa asserzione altre due volte nel suo editoriale. La civilizzazione continuerà. E’ ora di lasciare perdere le “battaglie perse in partenza”. In questo modo la miseria dell’esaurimento e della disillusione sarà ammessa e saremo tuttx molto più felici (!). Il gruppo messicano tipo Unabomber, le Individualità Tendenti al Selvaggio (ITS), annunciano con uguale fermezza che vittoria non ci sarà. “Non crediamo che sia possibile”, proclamano varie volte.
Ma è possibile. Ovvio che il superamento della malattia civilizzazione è del tutto incerto, ma certamente è possibile. Io preferisco quel che Kierkegaard diceva della speranza: “E’ la ‘passione per il possibile.’” Oppure, più impertinente, dove è finito il “Chiedi l’impossibile”? E’ o non è proprio negando la vittoria che abbiamo già perso in partenza?
Ricordo “L’uomo a una dimensione” di Marcuse che annunciava l’evidente fine di possibilità radicali, il trionfo definitivo dell’illibertà dex consumista. Settimane dopo la pubblicazione del libro era felice che gli inizi di un movimento globale, che nel 1964 diede una scossa al mondo, provarono il contrario. E siccome il sistema globale oramai s’accorge da solo che sta fallendo ad ogni livello, che non ha affatto risposte, c’è ogni possibilità di superare qualitativamente il movimento degli anni sessanta. Ma non, inutile dirlo, se rinunciamo ad ogni speranza di superamento. E’ ben noto che la salute e la guarigione da una malattia non è legata all’assenza di speranza ma al suo contrario. Consideriamo l’ultimo romanzo del serbo Danilo Kis, “Psalm 44”, sulla volontà di una giovane famiglia di sopravvivere e di resistere ad Auschwitz, dove visualizzare la speranza è una “necessità”. Per noi e tutta la vita la situazione è grave ma non siamo ad Auschwitz. E già disprezziamo la speranza?
L’Egoismo e il Nichilismo sono evidentemente in voga tra anarchicx, e spero che coloro che s’identificano come tali non siano senza speranza. Illusioni no, speranza sì. Mi chiedo cosa abbiamo da offrire alla lunga, in termini, per dire, d’analisi e d’ispirazione -uguale se è tuttora una grande impresa.
Ci sono egoistx che sembrano principalmente innamorati dei propri sacri Ego, dove tutto è giudicato nella misura in cui serve al proprio Sé. Nel frattempo la tecno-cultura regnante foraggia il solipsismo, il narcisismo e l’isolamento più le/gli tecno-dipendenti ne sono soggetti. Per caso Max Stirner considerava il mondo naturale come valido solo in rapporto al proprio ego? Quale interesse può avere la/il puro egoista per il mutuo soccorso, le lotte sociali oppure per la sparizione della comunità? Io raccomandavo “L’unico e la sua proprietà” di Stirner come un correttivo importante agli appelli al collettivismo nelle sue varie ghise, ma tendevo ad essere d’accordo con l’anarchico d’Arizona Dann Todd che Diogene ed i Cinici occidentali e Chuang-tzu ed alcuni Taoisti orientali avevano fatto già secoli fa il lavoro anche migliore sul tema.
Nichilismo significa che quasi ogni cosa deve agire per la possibilità di una vita decente? Se è così, sono nichilista. Si può tranquillamente affermare che il Nichil-ismo non è alla lettera null-ismo, sennò non si potrebbe essere ambedue, sia nichilista sia anarchicx. Se significa politica di disperazione o senza speranza, no grazie. Il filosofo francese Jean-Francois Lyotard espose tale parola ad un’altra luce: “Con la megalopoli, quel che l’Occidente realizza e diffonde è il Nichilismo. Si chiama sviluppo.” Ma ci sono o no dex Nichilistx che affrontano tali istituzioni e che cosa lx spinge?
C’è di più che anti-speranza a disposizione, in ogni caso. Due nuovi libri ce lo ricordano: “Liberi dalla civiltà” di Enrico Manicardi è il primo libro anticiv-tipo dalla A-Z disponibile in ogni lingua e “The Anarchist Revelation: Being What we’re Menat to Be” di Paul Cedenac, il libro meno pessimista che posso raccomandare di leggere. Si rifà all’anarchico tedesco Gustav Landauer, p.es all’idea che “non abbiamo bisogno di preoccuparci se la quantità di coloro che rispondono all’appello non basta, quando la qualità dei suoi (anticiv) contenuti è fuori discussione.” Riunisce la resistenza e lo spirito anarchico in un contributo vasto ed energico.
Tempi brutti ma, come Oscar Wild disse: “Siamo tutti nella fogna ma alcunx di noi stanno guardando le stelle.”


[Lipsia] Attacco (di circa trenta persone incappucciate) a posto di polizia
tradotto da: https://linksunten.indymedia.org/de/node/131314

Oury Jalloh indimenticato!

Il 7 gennaio 2005 Oury Jaloh brucia nella cella n. 5 nel distretto di polizia di Dessau nella Wolfgangsstrasse. Subito, tutto il corpo di Oury Jalloh è in preda alle fiamme. Le mani e i piedi di Oury Jalloh sono incatenati al pavimento. Giace su di un materasso ignifugo in una cella tutta piastrellata. Il fuoco è talmente forte che le dita della mano sinistra bruciano totalmente dal forte calore.
Ecco il motivo alla base del nostro attacco di oggi al posto di polizia nel quartiere Connewitz di Lipsia.
Con delle pietre abbiamo distrutto le vetrate frontali del distretto, colorato la facciata con la vernice e per la strada abbiamo lasciato oltre a dei cocci anche delle pietre e dei chiodi a quattro punte per tutte le volanti chiamate sul posto.
Sbirro, il tuo status di accettazione è sospeso ed il tuo permesso di soggiorno spento come il fuoco nella volante dietro il posto di polizia; così sei trattato esattamente con la stessa mancanza di rispetto e violenza di come tratti le/i profughi.
Anche se ti togli la divisa, rimani sempre lo stesso porco di uomo e continuerai ad essere l’obiettivo dei nostri interventi ogni volta ci piacerà.

Altre informazioni su questo crudele assassinio su www.initiativeouryjalloh.wordpress.com (oppure su Wikipedia in ted.)

Commemoriamo con profondo dolore e odio puro.
Riposa in pace Oury Jalloh


COMUNICATO DI SABOTAGGIO A LABORATORI DI BIOTECNOLOGIA:
28/10/2014 (CILE)


da http://325.nostate.net/?p=131239, trad. dal castigliano (in parte molto
approssimativo) e note di mc, Menzingen, CH, gennaio 2015-04-19

La scienza oggi si è convertita dichiaratamente in un obiettivo concreto da attaccare e con un piccolo gesto le manifestiamo il nostro disprezzo come tempio del dominio ed intervento nella vita naturale.
La scienza è uno dei tanti pilastri che nell’attuale era patriarcale sostengono il dominio militare, psichiatrico, eteronormativo, specista ed antropocentrico. Questa volta indirizziamo le nostre azioni verso dei centri dove i laboratori di biotecnologia portano avanti le ricerche e le pratiche d’intervento genetico. Questo ramo della scienza, ai nostri giorni manipola la vita, per esempio, lavorando con le cellule-madre, “migliorando” le razze di animali e vegetali, intervenendo negli alimenti e sperimentando con gli animali: tutto questo all’interno di un presunto progresso della condizione di “salute”, un concetto costruito sotto le schifose logiche di questa società che violenta la forma con la quale la natura dispone della vita.
In questo caso abbiamo scelto 4 luoghi specifici che sappiamo ospitare dei laboratori destinati alla ricerca scientifica mediante la biotecnologia, e durante la mattina di martedì 28 ottobre 2014 abbiamo attaccato le loro facciate con vernice verde e gialla che simbolicamente rappresentano la natura.
Uno di questi luoghi è Lema, chiaramente per essere un laboratorio clinico di biochimica, dove gli ambiti scientifici come l’endocrinologia (1) e la nefrologia (2) continuano ad immischiarsi nella genetica e salute umana civilizzata e realizzano varie ricerche sugli ormoni, continuando, giustificando ed avvallando la dominazione CHIMICA nei nostri corpi, per non parlare poi dei vari esami di “medicina nucleare” come la captazione di iodio 131 ed i trattamenti di radioiodio che implicano il suo legame con il progetto PACER* (primo programma nucleare USA? N.d.t.).
Ci siamo avvicinati anche all’angolo di San Pablo con Chacabuco e abbiamo pitturato le vetrate di Campus Lab: un laboratorio incaricato principalmente dell’invasione dei corpi umani con una tecnica chiamata PCR. Questa tecnica comporta la manipolazione genetica delle molecole del sangue per, tra l’altro, prevenire le infezioni e le malattie. Con questa gran tecnica biotecnologia si continua ad avvallare la dipendenza dalla salute mortifera di questa società e si materializza l’immagine che la civilizzazione ha dei suoi corpi, dove ogni umanx civilizzatx vede il proprio corpo come un oggetto. Ed è per questo che fanno quel che fanno, non ponendosi la questione che la salute parte anzitutto da ogni individuo e che la grande natura ha dei bellissimi meccanismi di guarigione. Si deve segnalare che sul luogo, esattamente sotto le vetrate del laboratorio, si trova una banca BBVA, anch’essa nell’azione coinvolta dalla vernice,cosa che ci ha fatto molto piacere.
Genitec, ubicata in pieno centro, è specializzata in analisi del DNA e nell’identificazione genetica, prestando servizi come le analisi di paternità, proprie delle mentalità patriarcali che oggigiorno dominano l’essere umano e tutti i suoi rapporti. E’ presente anche l’area d’identificazione genetica animale, per conoscere la “purezza” degli animali; purezza basata sul superfluo ed artificiale esclusivamente per compiacere le idiote banalità umane. Per ultimo, questo centro si offre come luogo peritale per l’identificazione individuale; vale a dire che presta servizi all’intera macchina giudiziaria e carceraria per la carcerazione e la criminalizzazione.
A Ñuñoa, GeneXpress è un’impresa dedita alla fabbricazione e vendita di diversi arredamenti per laboratori biotecnologici, rifornendo così quei centri dove si producono le fondamenta basilari della scienza. Su questo campo pretende di essere un apporto materiale al progressivo avanzamento dei mezzi tecnologici dedicati alla medicina, con degli apparecchi e farmaci moderni che tentano ogni volta da fare avanzare il loro dominio e il loro possesso della vita. Dedicati agli ambiti come la biotecnologia nucleare o l’intervento genetico, assolvono il loro compito nel tentativo di innovare ed espandere il proprio dominio.
Sappiamo che la nostra azione è un piccolo gesto in termini  materiali, ma è un richiamo alla necessità di posizionare le riflessioni che nel quotidiano c’invitano alla ricerca di distinte forme di distruzione. Così oggi decidiamo di focalizzare le nostre forze attaccando strutture della scienza, perché ci assumiamo le tensioni delle nostre vite su diversi fronti… per questo motivo lo scontro con la civilizzazione estende i suoi obiettivi per prendere in considerazione IL sistema come nemico non solo in termini economici, ma per partecipare ad una distruzione che si allarga dappertutto, essendo dispostx a battagliare persino con noi stessx. Ecco perché non siamo dispostx a ridurci a generare mere pratiche di vita “alternativa” bensì desideriamo distruggere i suoi pilastri anche con l’azione diretta. Così come non crediamo nemmeno che chi incendia una barricata debba sentirsi conforme se prende una pillola contro l’influenza. Optiamo per l’approfondimento delle nostre idee, optiamo per l’approfondimento delle nostre vite… di riprendercele completamente e di portare il caos in ogni direzione possibile.

Che i nostri corpi siano un pezzo da dove escano pensieri e sentimenti multipli di distruzione totale, qui ed ora. Sisma in espansione.

(1)- Studia le patologie delle ghiandole a secrezione interna, ossia degli ormoni direttamente immessi nel sangue.
(2)- Studia l’anatomia, la fisiologia e le malattie del rene, dell’ipertensione arteriosa, dei disordini dell’acqua e degli elettroliti corporei.


*LA CRITICA NUCLEARE
Le origini dell’energia nucleare sono da ricercarsi nell’interesse militare di disporre di un gran potere distruttivo (M. Grodzins, Ribinowitch et al 1966). Con la retrospettiva di più di 45 anni si può affermare che i cosiddetti “usi pacifici” dell’energia nucleare non furono mai altro che una necessità politica e psicologica per conseguire l’accettazione generalizzata della continuazione dei programmi militari di riarmo basati  sulla fissione nucleare (Puig, 1986). La lobby nucleare emersa attorno ai programmi militari nucleari impose alla società civile mondiale il cosiddetto “uso pacifico dell’energia nucleare” (Ambasciata USA nel 1953) e lo fece sotto il lemma di “Atomo per la Pace” che prometteva di essere la soluzione di tutti i mali che finora avevano afflitto l’umanità. Di fatto poche tecnologie -come il nucleare- furono associate così ampiamente ai progressi sociali ed economici. Dopo la Seconda Guerra Mondiale erano comuni le profezie che non solo preconizzavano che l’energia nucleare avrebbe fornito elettricità gratuita (“energia troppo a basso prezzo per misurarla”), ma che auguravano anche che l’energia nucleare l’avrebbe fatta finita con la fame, la malattia, l’invecchiamento, la contaminazione dell’aria, l’impoverimento dei quartieri ed anche con la guerra.
Promettevano anche centrali elettriche mobili, piccole e compatte, “mini reattori” in ogni casa e fabbrica, “motori atomici” in ogni auto familiare, in ogni camion, in ogni barca ed aereo e “fertilizzanti radioattivi” per l’agricoltura. Delirarono anche di “esplosioni nucleari controllate” per aprire nuove rotte di navigazione e per facilitare dei nuovi progetti d’irrigazione (Marcur e Segal, 1989). Di tutte queste promesse e d’altrettante speculazioni che rimasero nel baule della storia (per es. il progetto PACER), l’unica applicazione che si sviluppò fu la generazione d’elettricità a partire dai reattori nucleari vincolati alla produzione di combustibili per fini militari (Ayres e Scarlott, 1952). Questo fu confermato quando il 14/9/1977 un giornale di Los Angeles rivelava che gli USA avevano fatto esplodere nel 1962 delle bombe equipaggiate con del Plutonio ottenuto con il trattamento di combustibili delle centrali nucleari commerciali. Questo fu ammesso altresì pochi giorni dopo anche dall’amministrazione nordamericana e nel 1981 (5 settembre) dichiarato dal segretario dell’energia degli USA. L’utilizzo della fissione dell’atomo per la produzione d’energia elettrica si basò sullo sviluppo dei reattori a neutroni lenti, transitoriamente in attesa dei neutroni rapidi, che teoricamente dovrebbero produrre più combustibile di quel che consumano. Ma è risaputo che, se i reattori lenti si introducessero con la massima velocità possibile, nel 2030 l’energia elettrica sarebbe quasi il doppio della produzione di energia precedente da tutte le fonti, ma si esaurirebbero le riserve di uranio con contenuto di 1000 ppm o con costi d’estrazione inferiori ai 130 $/Kg. Ma la realtà dei fatti è stata implacabile con l’energia elettrica generata con i reattori nucleari.
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