Anarchists are not slaves to number but continue to act against power even when the class clash is at a low level in the mass. Anarchist action should not therefore aim at organising and defending the whole of the class of the exploited in one vast organisation to see the struggle from beginning to end, but should identify single aspects of the struggle and carry them through to their conclusion of attack.
If anarchists have one constant characteristic it is that of not letting themselves be discouraged by the adversities of the class struggle or to be enticed by the promises of power.
Il capitale, nelle sue molteplici espressioni, sia a livello di formazione economico-sociale, sia a livello di progettualità repressiva e di controllo, si estende su tutta la superficie del globo, nessun piccolo recesso geografico escluso. Ciò comporta, com’è ormai comunemente accettato, un processo relazionale costante, nel senso che non c’è azione, qui, in questa parte del mondo, che non si possa porre, e di fatto non si ponga, in relazione con le situazioni di tutte le altri parti del mondo. Ciò determina conseguenze, spesso non visibili a livello immediato, ma che si insinuano nei rapporti del capitale e ne modificano i processi.
First let us distinguish the informal anarchist organisation from the anarchist organisation of synthesis. Considerable clarification will emerge from this distinction.
What is an anarchist organisation of synthesis? It is an organisation based on groups or individuals that are more or less in constant relation with each other, that culminates in periodical congresses. During these open meetings basic theoretical analyses are discussed, a program is prepared and tasks are shared out covering a whole range of interventions in the social field. The organisation thus sets itself up as a point of reference, like an entity that is capable of synthesizing the struggles that are going on in reality of the class clash. The various commissions of this organisational model intervene in different struggles (as single comrades or groups) and, by intervening, give their contribution in first person without however losing site of the theoretical and practical orientation of the organisation as a whole, as decided at the most recent congress.
Whatever can such a promise mean, made as it was at the time of the collective illusions inspired by Berlusconi’s electoral propaganda.
In practical terms, nothing. Not just because it is impossible, but because it goes against economic logic itself.
Let us explain.
For capitalism, work is a commodity, and because it is derived from activity carried out in exchange for a wage, man himself becomes a commodity. So a work market actually exists. Work has a price (wages), and there is a direct relationship between lack of work (unemployment) and the level of market prices. Continue reading A MILLION JOBS by A.M.Bonanno→
Nei compagni anarchici c’è un rapporto ambivalente con il problema dell’organizzazione.
Ai due estremi si collocano l’accettazione della struttura permanente, dotata di un programma ben delineato, con mezzi a disposizione (anche se pochi) e suddivisa in commissioni; e, dall’altro lato, il rifiuto di ogni rapporto stabile e strutturato anche nel breve periodo.
Le federazioni anarchiche classiche (vecchia e nuova maniera) e gli individualisti, costituiscono i due estremi di qualcosa che cerca comunque di sfuggire alla realtà dello scontro. Il compagno aderente alle strutture organizzate spera che dalla crescita quantitativa venga fuori una modificazione rivoluzionaria della realtà, per cui si concede l’illusione a buon mercato di controllare ogni involuzione autoritaria della struttura e ogni concessione alla logica del partito. Il compagno individualista è geloso del proprio io e teme ogni forma di contaminazione, ogni concessione agli altri, ogni collaborazione attiva, pensando queste cose come cedimenti e compromessi. Continue reading Affinità Alfredo M. Bonanno→
Galleria Vittorio Emanuele, una notte del novembre 1994, a Milano. Le ricchezze solidificate in buona pietra scura, riposano tranquille.
I segni visibili del potere (Berlusconi e’ di queste parti), nella semioscurita’, sembrano eterni. Poi il fuoco. Questa forza rigeneratrice che trasforma in pochi minuti la calma e l’attesa centenaria dei palazzi in un andirivieni ansimante e confuso di pompieri e poliziotti. Il cuore stesso di Milano, e’ stato disturbato. Il ristorante Savini e’ andato in fumo, insieme al bar Salotto. Continue reading UN FANTASMA IN GALLERIA (a.m.bonanno)→
Our task as anarchists, our main preoccupation and greatest desire, is that of seeing the social revolution realized: terrible upheaval of men and institutions which finally succeeds in putting an end to exploitation and establishing the reign of justice. For we anarchists the revolution is our guide, our constant point of reference, no matter what we are doing or what problem we are concerned with. The anarchy we want will not be possible without the painful revolutionary break. If we want to avoid turning this into simply a dream we must struggle to destroy the State and exploiters through revolution.
Clément Duval nasce nella regione della Sarthe, in Francia, nel 1850. Il 17 ottobre 1886 viene arrestato a Parigi. Nel corso dell’arresto colpisce con diversi colpi di coltello l’ispettore Rossignol. Il 12 gennaio è condannato a morte dalla Corte d’assise.
Duval faceva parte del gruppo “La Panthère des Batignolles”, costituito da compagni che si rifacevano alla tesi anarchica di quello che allora si chiamava “la propaganda con i fatti”.
Aspetti positivi dalla manifestazione del volontariato tenutosi a Roma sabato 29 ottobre scorso? Pensiamo di no.
Il fatto che in un clima di generale disincanto e di ripristino dei valori assoluti della concorrenza e dell’efficientismo capitalista, ci sono persone che ancora ripresentano i valori della solidarieta’ e dell’eguaglianza, non puo’ che essere un aspetto positivo. Ed e’ proprio questo aspetto, utopico nel senso migliore del termine, che attira molti giovani verso un impegno che, se da un lato li fa star meglio, proiettandoli verso una progettualita’ ‘’altra’’, da un altro lato, li rende involontariamente complici di un progetto complessivo di potere che conta ‘’anche’’ su di loro per completarsi in tutti i suoi aspetti. Continue reading ASPETTI INVOLONTARI DEL VOLONTARIATO→