Tag Archives: belgium

Pourquoi pas ?

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Présentation du débat “Vers l’insurrection”, 1 octobre 2015, Bruxelles
Lancer une lutte contre un aspect précis du pouvoir qui nous opprime, contre une structure répressive en construction comme la maxi-prison, c’est se poser la question de la destruction. Car elle est la seule manière pour mettre une croix définitive sur cette structure en question. Croire qu’un projet énorme tel que la maxi-prison peut être empêché par la voie douce des pétitions et des oppositions légalistes, c’est non seulement se tromper soi-même, mais aussi tromper tous les autres, tous les opprimés et exclus. Non, une telle lutte doit poser la question de l’insurrection : d’empêcher par la force et l’auto-organisation les progrès du pouvoir. Mais comment se poser cette question ? A l’aide de tentatives si pas similaires, en tout cas muées par une même volonté, du passé, le compagnon Alfredo M. Bonanno jettera quelque lumière sur cette question cruciale.
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Belgique : 146 personnes évadées des centres fermés en 5 ans et demi

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Getting the Voice Out fait sortir les témoignages des centres fermés

Entre 2010 et mai 2015, 146 personnes sont parvenues à s’évader des centres fermés (prisons pour étrangers) en Belgique. C’est en 2013 que le nombre d’évasions a été le plus élevé (36) et en 2014 qu’il a été le plus bas (12). Les 5 premiers mois de l’année 2015 ont toutefois été riches en envolées avec 24 évasions.

No retreat: forward with the struggles for freedom

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About the acts of sabotage aganist the high speed trains and an army base

When darkness surrounds the neighbourhoods, immersing the city into a territory under siege – supreme affirmation of state power and its ideology –, it is easy to succumb to total resignation. When the trumpets of war and massacre are braying, crushing the struggles for freedom to leave only space for the fight between two powers that want to impose themselves, it is easy to think that everything is lost. When the media bombings are hammering the message of order, pushing all shouts of refusal and rejection towards the margins, it is easy to stop thinking by yourself and letting yourself be swept away by the bloody current.

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Terra bruciata (2012) it/fr

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L’aria che respiriamo diventa ogni giorno più polverosa. L’intera città sembra essere in corso di ristrutturazione. Le gru si drizzano sopra le nostre teste, grandi opere vengono avviate, vecchi edifici sono trasformati in loft. Il volto di Bruxelles sta per cambiare, il potere ha deciso così. Parlano di progresso, di maggiore durata, di miglioramenti, di sicurezza. Tutte parole che vogliono dire la stessa cosa: ordine, ordine e ancora ordine.

Ogni progetto di rinnovamento, ogni nuova costruzione, ogni cantiere rivela l’antico sogno dei potenti: trasformare l’ambiente per trasformare gli individui. Per loro, un prigioniero messo in una gabbia dorata non si ribellerà così in fretta di quando si trova rinchiuso in una lurida cella. Per noi anarchici, la questione non è mai stata il colore e la dimensione delle gabbie, ma la loro stessa esistenza. È per questo che scorgiamo dietro qualsiasi progetto di riammodernamento dei quartieri la volontà dei direttori carcerari che governano questo mondo.

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Bruxelles: l’impossibile maxi-prigione

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“A partire da dicembre 2012, abbiamo cercato di essere presenti in diversi quartieri di Bruxelles, collegando il proposito di lottare contro la costruzione di una maxi-prigione alla critica delle trasformazioni in corso a Buxelles e della prigione in quanto tale”. In questi termini, un dossier contro il progetto di maxi-prigione (su cui esiste anche un bel video in francese) sintetizza l’approccio che muove alcuni compagni belgi in questa lotta specifica: diffusione decentralizzata e imprevedibile delle ostilità, intervento in un contesto già caratterizzato da forti antagonismi sociali e che ha visto, dal 2006 al 2011, la diffusione di importanti rivolte contro e intorno alle carceri. Di questa lotta ci siamo fatti raccontare da alcuni compagni di Bruxelles, anche in relazione al processo che il 22 gennaio 2016 ha avuto inizio ai danni di quattro compagni con la grottesca accusa “di non aver impedito” la distruzione di un modellino del maxi-carcere esposto nei locali della “Régie des Bâtiments”, l’ente pubblico-privato ufficialmente designato come “l’expert immobilier de l’état fédéral”.

Che la paura cambi di campo!

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Lo constatiamo tutti i giorni: la situazione economica si inasprisce. I licenziamenti di massa si susseguono, le chiusure di fabbriche e negozi si contano a decine, i sussidi sociali previsti per comprare la pace dei più poveri si assottigliano. In altri paesi come Grecia, Portogallo e Spagna, la situazione è diventata drammatica, a tal punto che sempre più persone iniziano ormai a provare i morsi della fame.

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Bruxelles: Appello a solidarietà con i/le 4 accusat* della distruzione del plastico della maxi-prigione

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Nella sua folle corsa ai profitti, il capitalismo getta sempre più gente nella precarietà e rende il nostro ambiente sempre più invivibile. Di fronte alla miseria seminata a destra e a manca e alla collera che ribolle, lo Stato investe nel mantenimento dell’ordine e costruisce nuove prigioni.
All’ora in cui il popolo è costretto a stringere la cinghia, il governo riesce a trovare i miliardi per stringerla ancora di più costruendo prigioni high-tech dove sperimenta nuove forme di tortura (privazioni sensoriali e di contatto umano).
Per la classe dominante il vantaggio è doppio: i contratti di costruzione gli assicurano benefici succulenti e l’apparato securitario ultra-sviluppato gli permette di mantenere i propri privilegi e far durare questo sistemo oppressivo e distruttore.
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Bruxelles: l’impossibile maxi-prigione

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“A partire da dicembre 2012, abbiamo cercato di essere presenti in diversi quartieri di Bruxelles, collegando il proposito di lottare contro la costruzione di una maxi-prigione alla critica delle trasformazioni in corso a Buxelles e della prigione in quanto tale”. In questi termini, un dossier contro il progetto di maxi-prigione (su cui esiste anche un bel video in francese) sintetizza l’approccio che muove alcuni compagni belgi in questa lotta specifica: diffusione decentralizzata e imprevedibile delle ostilità, intervento in un contesto già caratterizzato da forti antagonismi sociali e che ha visto, dal 2006 al 2011, la diffusione di importanti rivolte contro e intorno alle carceri. Di questa lotta ci siamo fatti raccontare da alcuni compagni di Bruxelles, anche in relazione al processo che il 22 gennaio 2016 ha avuto inizio ai danni di quattro compagni con la grottesca accusa “di non aver impedito” la distruzione di un modellino del maxi-carcere esposto nei locali della “Régie des Bâtiments”, l’ente pubblico-privato ufficialmente designato come “l’expert immobilier de l’état fédéral”.