Tag Archives: Centro di documentazione Porfido

Agli erranti

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Centro di documentazione Porfido – Torino (2002)
[Sollecitati dagli ultimi accadimenti – i “fatti di Rosarno”, ma anche la lotta vittoriosa degli operai della Fiege di Brembio (Lodi), in gran parte proletari immigrati dal Sud del Mondo – riproponiamo questo testo. Con l’auspicio che si tratti soltanto delle prime piccole avvisaglie che annunciano terremoti sociali di ben più vaste proporzioni.]
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Encyclopédie des nuisances, Indirizzo – a tutti coloro che non vogliono gestire le nocività ma sopprimerle

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Il cammino che conduce dalla messa in questione delle gerarchie irresponsabili all’instaurazione di un controllo sociale che domini in piena coscienza i mezzi materiali e tecnici, passa attraverso una critica unitaria delle nocività.
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Los Amigos de Ludd, L’età del petrolio

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Il petrolio è stato la condizione materiale dalla quale si è cercato di ottenere la dematerializzazione di tutto ciò che un tempo condizionava l’economia. Questa dematerializzazione si basa proprio sulle enormi reti di trasporto, l’agricoltura industriale motorizzata e la proliferazione di materiali di sintesi: su questa base si è potuta formare l’economia globale dei servizi, con le grandi città come nodi in cui si concentra il potere e da dove si gestiscono gli investimenti e la distribuzione delle risorse.
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Malattia e società capitalista neomoderna – Riccardo d’Este

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Riccardo d’Este, Malattia e società capitalista neomoderna, 24 pagine, 2.00 €

Il rapporto che si ha con il proprio corpo, la sua caducità e dunque con la vita e con la morte; in questo senso l’AIDS risulta esemplare. Abbiamo già visto come non sia una malattia ma la possibilità di un gran numero di malattie. Il corpo, già espropriato delle sue capacità erotiche e creative, si vede così espropriato anche di usare le malattie come fasi della sua difesa ed eventualmente della sua rigenerazione. (…)
Avendo perso il senso del ciclo, avendo sovrapposto alla prima natura la seconda (il capitale), è al capitale stesso che si richiedono delle ipotetiche soluzioni. In particolare: alla scienza medica o alla morale o alla filosofia ecc. Nel buio di esistenze perdute si vedono soltanto i fuochi fatui.

 

L’AIDS cammina con la società, con il capitale, con i sacerdoti medici. Siamo noi a doverci rifiutare di camminare con loro. Anche a costo della vita, che peraltro già ci fanno scontare nella sopravvivenza.
Come si è detto un tempo, e va costantemente ripetuto, «meglio una fine nell’abisso che un abisso senza fine». E forse, chissà, riusciremo a non farci male. Giocandocela

tutta subito, oggi, in rivolta.

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