Tag Archives: Culmine giornale

In eterna lotta

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In eterna lotta contro lo Stato ed i suoi puntelli, l’anarchico che sente su se stesso tutto il peso della sua funzione e dei suoi scopi emananti dall’ideale che professa e della concezione che ha dell’azione, non può molte volte prevedere che quella valanga che fra poco andrà a far rotolare per la china dovrà necessariamente urtare il gomito del vicino in astrattiva contemplazione delle stelle o

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Epopea d’amore la nostra

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Giocare intorno al fuoco che prova sforzi sovrumani per bruciarci;
Volare, come una farfalla intorno alla fiamma;
Creare il pericolo;
Correre per i precipizi più difficili per allenare i muscoli;
Creare la forza;
E corriamo sempre con lo stesso fervore, con lo stesso ritmo;
agire.
Al di sopra di tutte le critiche.
Al di sopra della “morale”.
Al di sopra del male
Al di sopra della vita.
Per la vita.
E siamo solo all’inizio.
Andremo così, verso la meta irraggiungibile:
Creando,
Conquistando.
Amando.
L’impossibile.
L’intangibile.
La vita.
“Nella morte per la vita.”
Nella morte, per l’amore…

Severino Di Giovanni

PER L’ERTA SALITA….

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Con le forze dei muscoli e gli sprazzi del pensiero, uniti con tutti quelli che possiedono una mente fertile, sana, aperta ed un cuore palpitante ad ogni atto buono e leale.

Consci dell’enorme difficoltà a cui andiamo incontro, pur nondimeno ci spinge una forza arcana che unita a molte speranze, si alimenta in quella fede grandissima che e’ l’Anarchia.

E per la realizzazione di questa nostra aspirazione, confidiamo ancor più, nelle forze e nell’entusiasmo dei compagni di buona volontà.

 

Il Gruppo Editoriale

Culmine n. 1 agosto 1925

Appunti in solitudine. Sconforto?

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Guglielmo Asturi
Attenersi a delle trattazioni dottrinarie prescindendo da ogni problema contingente? Astenersi dallo esternare concetti e soluzioni, più o meno originali, sulla situazione politica italiana?
Ma perché continuare a rimanere nello «astratto»? Non è forse l’anarchismo ancora saturo di «astrazioni filosofiche»? Diamo della «praticità» all’anarchismo e viviamo una buona volta nella «realtà»!

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Petali al vento

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Auro d’Arcola
La Civiltà non è altro che il raffinamento della Barbarie.
Norma e pregiudizio diffuso tra la generalità degli uomini è quella di mantenersi in vita lungamente, rinunciando a vivere intensamente. Laddove si deduce come gli uomini si auto-castighino e si auto-sacrifichino a vivere il meno possibile e quasi inutilmente nel maggior tempo possibile.

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Che cos’è la patria

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Pierre Chardon
La parola Patria è una derivazione, una variante, ed una deformazione della parola Pater, cioè padre, così come patriarca, patrizio, padrone.
Tutte queste parole evocano la medesima idea di Padre e dei suoi posteri. Questi erano più forti nell’antichità che ai nostri tempi, giacché in Roma avevano diritto di vita o morte sulla loro progenitura. In cambio, nessun obbligo; i benefici erano volontari, e per questi esigevano l’amore, il rispetto, il sacrificio e l’obbedienza passiva. È così che le leggi religiose laiche tendono ad incrostare nell’infanzia il sentimento di deferenza e di sottomissione alle volontà paternali.

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Michele Bakunin

101 The General (1926)

Severino Di Giovanni
Michele Bakunin incomincia nel diciottesimo anno a lottare contro il mondo che lo circondava, quando venne mandato come alfiere in un reggimento della regione di Minsk. «Era l’indomani del soffocamento sanguinoso della insurrezione polacca, e lo spettacolo della Polonia terrorizzata agì potentemente sull’animo del giovane ufficiale e contribuì non poco a ispirargli l’orrore del despotismo» (1). Questo fatto ed altri, che sempre provoca il vivere sotto l’uniforme militare, l’obbligarono a dare le dimissioni ed andò a risiedere in Mosca ove si diede quasi interamente agli studi filosofici. Verso il 1839, contrasse con Herzen e il poeta Ogaref un’amicizia che lo legò con questi per tutta la sua esistenza, tale amicizia influì molto sul movimento rivoluzionario del secolo passato. Il primo lavoro a conclusioni rivoluzionarie, Bakunin lo pubblicò nel 1843 sulla rivista Deutsche Jahrbücher, collo pseudonimo di Jules Elysard, aveva per titolo La Reazione in Germania — Frammento di un francese, e così terminava: «Confidiamo, dunque, nello spirito eterno che distrugge e annienta solo perché è la sorgente impenetrabile ed eternamente creatrice di ogni vita. Il desiderio della distruzione è nello stesso tempo un desiderio creatore». L’articolo in questione produsse su Herzen buona impressione e che credendolo veramente di un francese lo giudicò: «… un appello potente, fermo, trionfante del partito democratico… L’articolo è di una grande importanza. Se i francesi cominciassero a render popolare la scienza tedesca — quelli che la comprendono, s’intende — la grande fase dell’azione sarebbe prossima a cominciare» (2).

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Culmine Mentre Parla la Dinamite

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Dopo l’ultimatum dell’Alta Corte di Giustizia del Nord America, i compagni sparsi per tutto il mondo, non fecero rimanere nel silenzio l’appello disperato lanciato da Boston.
Dall’Argentina al Cile, da Cuba a l’Uruguay, e dalla stessa Unione, oltre lo sdegno verbale, anche la dinamite parla.
E di ieri la notizia dell’attentato contro un accusatore dei nostri compagni N. Sacco e B. Vanzetti, oggi il telegrafo ci annunzia, che altri testi di accusa, sono vigilati dalla polizia, impauriti da sicure rappresaglie. Ma la dinamite ha altri obiettivi. Non solo attenta alle belve, ma anche ai suoi averi e ai suoi altari.
A tutto ciò che provenga e sia emanazione Nordamericana, appioppiamogli il più violento e serrato sabotaggio.
Essi, i potenti degli Stati Uniti, vogliono la guerra. La guerra sia!…
fonte: Culmine, pubblicazione anarchica bimensile, Buenos Aires 9 giugno 1926, anno II, numero 9, pagina 4

 

Mentre Parla la Dinamite

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Dopo l’ultimatum dell’Alta Corte di Giustizia del Nord America, i compagni sparsi per tutto il mondo, non fecero rimanere nel silenzio l’appello disperato lanciato da Boston.
Dall’Argentina al Cile, da Cuba a l’Uruguay, e dalla stessa Unione, oltre lo sdegno verbale, anche la dinamite parla.
E di ieri la notizia dell’attentato contro un accusatore dei nostri compagni N. Sacco e B. Vanzetti, oggi il telegrafo ci annunzia, che altri testi di accusa, sono vigilati dalla polizia, impauriti da sicure rappresaglie. Ma la dinamite ha altri obiettivi. Non solo attenta alle belve, ma anche ai suoi averi e ai suoi altari.
A tutto ciò che provenga e sia emanazione Nordamericana, appioppiamogli il più violento e serrato sabotaggio.
Essi, i potenti degli Stati Uniti, vogliono la guerra. La guerra
sia!…

fonte: Culmine, pubblicazione anarchica bimensile, Buenos Aires 9 giugno 1926, anno II, numero 9, pagina 4

EL DERECHO AL OCIO Y A LA EXPROPIACION INDIVIDUAL

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“El Derecho al Ocio y a la Expropiación Individual” de Severino Di Giovanni

SOBRE SEVERINO DI GIOVANNI
En 1933 los sectores anarquistas revolucionarios de Montevideo publicaban, a través de la revista “Afirmación” (1), un potente texto de un compañero que firmaba como Briand. El escrito ( titulado “El derecho al ocio y a la expopiación individual” ) reivindicaba la expropiación como un medio legítimo de lucha de la clase obrera. El original había sido escrito en italiano y publicado en Nueva York por la revista “L’Aldunata dei Refrattari”, una de las revistas anarquistas insurreccionales más importantes de aquel entonces, que difundía algunas de las posiciones más claras y combativas del proletariado.
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