Tag Archives: Il Salto journal

In struggle against time (2012)

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Time is money. If we were to throw all the money in the world into an unrestrainable fire, would time then stop? Would everything turn into stone, would a steadfast eternity defy the winds? Or would everything be reduced to ashes and it would only be a matter of minutes before all these ashes would be scattered in all directions, becoming invisible? Would the provoked movement be such that time would have no more grip, and could not do anything more than powerlessly assist the unfolding of events?
To live means to struggle. Strange to think about the amount of people that would agree with this, each one giving it their own meaning. Yet… the alarm-clock rings and jolts us into the ring, we try to remember but actually, we no longer know whether, in the meantime, we ever quit this ring. Struggling against time. The thought of being able to win keeps us on the ring, little does it matter at which point the stage starts becoming disfigured. The rules are fixed, and to all of those who pay attention to the rules, they’ve learned that endurance is their best asset.
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Arcipelago

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Affinità, organizzazione informale e progetti insurrezionali

Perché tornare sulle questioni dell’affinità e dell’organizzazione informale? Di certo non perché manchino i tentativi di esplorare e approfondire questi aspetti dell’anarchismo, perché le discussioni di ieri come di oggi non ne siano in parte ispirate, o non esistano testi che abbordano tali questioni magari in maniera più dinamica. Ma certi concetti esigono senza dubbio uno sforzo analitico e critico permanente, se non vogliono perdere il loro significato a furia di essere frequentemente usati e ripetuti. Altrimenti le nostre idee rischiano di diventare dei luoghi comuni, delle «evidenze», terreno fertile per il gioco idiota della competizione di identità dove la riflessione critica diventa impossibile. Capita che la scelta dell’affine venga liquidata frettolosamente da alcuni come se si trattasse di un rapporto arroccato sulle proprie idee, un rapporto che non permetterebbe un contatto con la realtà e nemmeno con i compagni. Mentre altri agitano l’affinità come uno stendardo, una sorta di parola d’ordine — e come con tutte le parole d’ordine, spesso è il vero significato, profondo e propulsivo, ad esserne la prima vittima.

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Archipelago – Affinity, informal organization and insurrectionnal projects (en/it/fr) 2012

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Why come back to questions about affinity and informal organization? Certainly not because we are lacking attempts to explore and deepen these aspects of anarchism, not because yesterday’s discussion, like today’s, aren’t being somewhat inspired by them, and also not because there is a lack of texts – true, most of the time in other languages – that approach these questions perhaps in a more dynamic manner. However, without a doubt, certain concepts require a permanent analytical and critical effort, if they don’t want to loose their meaning by being all-too-often used and repeated. Otherwise our ideas risk becoming a common place, some “evidence”, a fertile ground for the idiotic game of identity competition, where critical reflexion becomes impossible. It also happens that the choice of affinity for some becomes quickly dismissed as if it was about a relationship perched on its own ideas, a relationship that would not allow a contact with reality and neither with comrades. While others wave it around like a banner, like some kind of slogan – and like all slogans, usually it is the real meaning, deep and propulsive, to be its first victim.
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Pensieri e Dinamite

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Ci sono questioni che è meglio porsi di continuo. Sono questioni che danno un orientamento alla tua vita e alla tua lotta; questioni che potrebbero aiutare ad uscire dai vicoli ciechi e a schiudere nuovi orizzonti. Una di tali questioni potrebbe sembrare particolarmente banale agli occhi di alcuni, ma di fatto non lo è per nulla. «Perché siamo anarchici?». Certamente non perché sia di moda, né perché ci permetta di guadagnare molto denaro. Nemmeno perché ci prometta una vita facile, o perché concili il sonno. Siamo anarchici perché abbiamo compreso che qualsiasi oppressione, in ogni epoca ed in ogni circostanza, proviene dall’esistenza dell’autorità. Abbiamo identificato nell’autorità il nostro nemico. Ecco il cuore della lotta anarchica.

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Arcipelago (2012)

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Affinità, organizzazione informale e progetti insurrezionali

Perché tornare sulle questioni dell’affinità e dell’organizzazione informale? Di certo non perché manchino i tentativi di esplorare e approfondire questi aspetti dell’anarchismo, perché le discussioni di ieri come di oggi non ne siano in parte ispirate, o non esistano testi che abbordano tali questioni magari in maniera più dinamica. Ma certi concetti esigono senza dubbio uno sforzo analitico e critico permanente, se non vogliono perdere il loro significato a furia di essere frequentemente usati e ripetuti. Altrimenti le nostre idee rischiano di diventare dei luoghi comuni, delle «evidenze», terreno fertile per il gioco idiota della competizione di identità dove la riflessione critica diventa impossibile. Capita che la scelta dell’affine venga liquidata frettolosamente da alcuni come se si trattasse di un rapporto arroccato sulle proprie idee, un rapporto che non permetterebbe un contatto con la realtà e nemmeno con i compagni. Mentre altri agitano l’affinità come uno stendardo, una sorta di parola d’ordine — e come con tutte le parole d’ordine, spesso è il vero significato, profondo e propulsivo, ad esserne la prima vittima.
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Le problème du vol : Clément Duval

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NOTE: Ce texte est originellement de Alfredo M. Bonanno. Le texte fut légèrement adapté et publié dans Salto, subversion & anarchie, n°3, septembre 2013 (Bruxelles)

 

Clément Duval est né dans la Sarthe en 1850. Le 17 octobre 1886, il est arrêté à Paris. Lors de son arrestation, il blesse le brigadier Rossignol de plusieurs coups de couteau. Le 12 janvier de l’année suivante, la Cours d’Assises le condamne à mort.

Duval faisait partie du groupe « La Panthère des Batignolles », des compagnons qui se dédiaient à la « propagande par le fait », une thèse anarchiste prépondérante à l’époque.
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Dans le ventre du sphinx

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Quelques réflexions à propos d’insurrection et de révolution à l’occasion d’impressions égyptiennes

 

 

Ce texte ne prétend pas être exhaustif et encore moins offrir une vaste énumération de la succession de tous les faits qu’on pourrait ou non retrouver sur les écrans. C’est une tentative de creuser plus profondément et de donner une signification à une multitude d’impressions acquises, une tentative de poser des questions contemporaines à propos d’insurrection et de révolution, une contribution à la discussion nécessaire sur ces sujets.
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