Tag Archives: Anarchismo Edizioni

La legge è sacra e chi la viola è un delinquente Max Stirner

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Lo Stato migliore sarà evidentemente quello che ha i cittadini più ligi e quanto più il rispetto per la legalità va perduto, tanto più lo Stato, questo sistema dell’eticità, questa vita etica stessa, ne risulta diminuito nella sua forza e nel suo valore. Insieme ai “bravi cittadini” perisce anche lo Stato buono, dissolvendosi in anarchia e illegalità. “Attenzione alla legge!”. Da questo cemento viene tenuta insieme la compagine statale. “La legge è sacra e chi la viola è un delinquente”. Ma senza delitti non c’è Stato: il mondo etico (e tale è lo Stato) pullula di furfanti, d’imbroglioni, di fraudolenti, di ladri, ecc. Siccome lo Stato è il “dominio della legge”, la sua gerarchia, l’egoista, in tutti i casi in cui il suo vantaggio è contrario a quello dello Stato, potrà soddisfarsi solo prendendo la via del delitto.
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Ma è ancora possibile la propaganda anarchica?

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Alfredo M. Bonanno

 

Domanda che molti anarchici si pongono: mantiene ancora un senso parlare di propaganda anarchica in termini generali, con quell’accattivante retorica del passato con la quale si cercava di disegnare la deliziosa prospettiva di un mondo senza regole asfissianti e controlli odiosi di padroni e poliziotti?

Disegnare i dettagli di un paesaggio ideale, libero da nuvole e piovaschi minacciosi, dove un sole perenne allieta le attività umane diventate piacevoli fino alla noia, è innocente passatempo che non fa male a nessuno.
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Velocità

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Alfredo M. Bonanno

Tutti abbiamo bisogno di raggiungere uno scopo. Ci affanniamo per questo e ci diamo continuamente obiettivi da raggiungere.

Quello che sta lontano da noi ci angustia, quando non ci preoccupa nel senso pieno del termine, quindi vogliamo raggiungerlo, se non altro allo scopo di possederlo, e quindi di controllarlo. Ogni viaggio è un modo di fuggire alle proprie paure.
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Io so chi ha ucciso il commissario Luigi Calabresi (it/en)

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Alfredo M. Bonanno
Io so chi ha ucciso il commissario Luigi Calabresi, il 17 maggio 1972, sotto casa sua, in via Cherubini 6, a Milano, alle nove e un quarto del mattino.
L’affermazione è grave, non per le implicazioni giudiziarie, per carità, delle quali non mi curo minimamente, ma per ben altri motivi, ed è di questi motivi che voglio mettere a parte i miei attenti lettori.

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Astensionismo

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Alfredo Maria Bonanno

 

Siamo sempre stati contrari alle elezioni. Di qualsiasi forma e natura. Politiche, amministrative, zonali, sindacali, scolastiche, ecc…

La partecipazione alle elezioni implica la delega, cioè la cessione di se stessi nelle mani di altri. I più si fanno affascinare da programmi ideologici e da parole facili. Gli anarchici non sono mai caduti nell’equivoco.

Chi partecipa al potere è potere esso stesso. Non esiste – del potere – una gestione ottimale. Ne esiste una migliore e una peggiore, ma dal profondo della dittatura alla superficie (apparentemente) dorata della democrazia permissiva, per gli sfruttati, si tratta sempre di ubbidire, fare sacrifici, accettare la divisione di classe, sperare che i dominatori concedano qualcosa.

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A proposito di riforma e galera…

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A.M. Bonanno (1999)

L’universo carcerario è un universo totale, un insieme di luoghi fisici dove uomini e donne vengono tenuti prigionieri. Rinchiusi per la più gran parte della giornata. Nessun discorso, per quanto ricco di dettagli tecnici e approfondito, può descrivere l’orrore del carcere, fare capire che cos’è questa istituzione voluta dagli uomini per sottrarre alla società una parte dei suoi membri ritenuta colpevole di avere trasgredito alle regole. Vivere da carcerato questa esperienza è qualcosa a cui, dopo un certo tempo, ci si abitua, come alle cose peggiori che possono capitare nella vita.
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Contributo a una lettura critica de L’unico

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Alfredo M. Bonanno

 

Si potrebbe trascrivere agevolmente un piccolo trattato dell’individualismo anarchico limitandosi alle citazioni tratte da L’unico e la sua proprietà. Sarebbe di certo opera vana, ed è questo che in alcuni casi non pochi studiosi di Stirner si sono limitati a fare. Faccenda discutibile, per persone chiamate ad approfondire tematiche e problemi, ma anche dolorosa, per le conseguenze pratiche negative, quando la stessa cosa, in sostanza, viene fatta da rivoluzionari entusiasti e superficiali.
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