(Unión Zenteno Fútbol Club en los carnavales antofagastinos de 1911.
Revista Zig-Zag Nº321 -17/04/1911 – Archivo Grupo Pampa Negra)
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Tag Archives: 1911
Emma Goldman: Mary Wollstonecraft, su trágica vida y su lucha por la libertad (1911)
Los pioneros del progreso humano son como las gaviotas, observan nuevas costas, nuevas esferas de pensamiento temerario, mientras sus compañeras de viaje ven solo el interminable trecho de agua. Envían alegres saludos a las tierras distantes. Una fe intensa, anhelosa, ardiente, penetra en las nubes de la duda, porque los agudos oídos de los precursores de la vida disciernen desde el enloquecedor rugido de las olas el nuevo mensaje, el nuevo símbolo para la humanidad.
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«Il solo re buono…»
Gli Anarchici di Lynn (Massachusetts)
Construcción simbólica y ritualística a raíz de la Matanza de Santa María de Iquique
Entre fines del siglo XIX y principios del XX, un segmento del mundo popular terminaría de configurar su experiencia social y su concepción de sí mismo (es decir, su identidad colectiva) en términos sustancialmente diferentes a los que había prevalecido en el pasado: ya no como peones, “rotos” o campesinos, sino como integrantes de una emergente clase obrera(1). Y evidentemente, para el éxito de dicho proceso, sería de especial relevancia la utilización del aparataje simbólico y ritualístico por parte de las distintas tendencias y proyectos que se disputaban el mundo obrero: demócratas, socialistas, anarquistas. (2)
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Citizen of the World
Ernest Coeurderoy – Citizen of the World
One selection I really regret not including in Volume One of Anarchism: A Documentary History of Libertarian Ideas is the following piece by Ernest Cœurderoy (1825-1862), excerpted from his Jours d’exil (Paris: P.-V. Stock, 1910-11, originally published 1854-55) and translated by Paul Sharkey. Coeurderoy is perhaps best known for his Hurrah!!! Ou La Révolution par les Cosaques (London, 1854; republished by Editions Plasma, Paris, 1977), in which he envisioned a Cossack invasion of France to sweep away all vestiges of authority, with a libertarian socialist society emerging from the ruins.
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NAFTALINA
Naftalina non è una rivista d’arte, bensì, parte di una idea in continuo movimento.
Numero primo
L’assiette au beurre (1901-1912)
La più feroce e irriverente rivista della Belle Epoque.
L’assiette au Buerre, letteralmente “piatto di burro”, compare in Francia nell’aprile 1901.
Senza alcun dubbio occupa un posto di primissimo piano fra le riviste dell’epoca.
Innovativa da un punto di vista grafico, spregiudicata per il suo contenuto.
Attraverso bellissimi disegni e una satira devastante, ha ridicolizzato e attaccato l’ipocrisia del periodo.
Con questo primo numero di Naftalina, abbiamo cercato di riproporre un progetto editoriale ed artistico a nostro avviso molto interessante. Non volevamo riesumare cadaveri, ma rispolverare qualcosa che altrimenti sarebbe andato perduto, utilizzato la documentazione in nostro possesso.
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Capolavoro precursore
Luigi Galleani
Perché ho rapinato di Octave Garnier (Banda Bonnot)
Perché ho rapinato.
Perché ho ucciso.
Ogni essere che viene al mondo ha diritto alla vita, questo è indiscutibile perché è una legge di natura.
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Written-in-Red (en/fr)
(To Our Living Dead in Mexico’s Struggle)
Written in red their protest stands,
For the gods of the World to see;
On the dooming wall their bodiless hands
have blazoned “Upharsin,” and flaring brands
Illumine the message: “Seize the lands!
Open the prisons and make men free!”
Flame out the living words of the dead
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NAFTALINA. (numero primo, ottobre 2008)
Naftalina non è una rivista d’arte, bensì, parte di una idea in continuo movimento.
Numero primo
L’assiette au beurre (1901-1912)
La più feroce e irriverente rivista della Belle Epoque.
L’assiette au Buerre, letteralmente “piatto di burro”, compare in Francia nell’aprile 1901.
Senza alcun dubbio occupa un posto di primissimo piano fra le riviste dell’epoca.
Innovativa da un punto di vista grafico, spregiudicata per il suo contenuto.
Attraverso bellissimi disegni e una satira devastante, ha ridicolizzato e attaccato l’ipocrisia del periodo.
Con questo primo numero di Naftalina, abbiamo cercato di riproporre un progetto editoriale ed artistico a nostro avviso molto interessante. Non volevamo riesumare cadaveri, ma rispolverare qualcosa che altrimenti sarebbe andato perduto, utilizzato la documentazione in nostro possesso.