Una delle superstizioni più diffuse del nostro tempo è che lo Stato sia una specie di provvidenza capace e disposta a soddisfare i bisogni, gli interessi e le aspirazioni di tutti coloro che, per numero, per ricchezza o per abilità, riescono a farsi ascoltare dagli uomini che ne esercitano il potere.
In un certo senso, ciò può essere vero per alcune categorie privilegiate
La magia delle parole è qualche volta benefica, perché, sintetizzando in una formula semplice e suggestiva la soluzione di problemi complessi, serve da orientamento efficace alle masse che in regime di privilegio non hanno né il tempo né l’abitudine all’analisi. Ma qualche volta è anche funesta perché della magia di parole letteralmente immutate si servono gruppi che per scopi propri vi attribuiscono un significato diverso e contrario a quello che avevano in origine, trascinando le masse ignare dell’inganno verso la propria perdizione.
(Notes: From “L’Illégalist anarchiste, est-il notre camarade?” Paris and Orleans, Editions de “l’en-dehors.” [n.d].Translated for marxists.org by Mitchell Abidor.)
When we consider the thief as such we can’t say that we find him less human than other classes of society. The members of the great criminal gangs have mutual relations that are strongly marked with communism. If they represent a survival from a prior age, we can also consider them as the precursors of a better age in the future. In all cities they know where to address themselves so they’ll be received and hidden. Up to a certain point they show themselves to be generous and prodigal towards those of their milieu. If they consider the rich as their natural enemies, as a legitimate prey — a point of view quite difficult to contradict — a large number of them are animated by the sprit of Robin Hood; when it comes to the poor many thieves show themselves to have a good heart.
(Edward Carpenter: Civilization, its Cause and Cure.)
I am not an enthusiast of illegalism. I am an alegal. Illegalism is a dangerous last resort for he who engages in it, even temporarily, a last resort that should neither be preached nor advocated. But the question I propose to study is not that of asking whether or not an illegal trade is perilous or not, but if the anarchist who earns his daily bread by resorting to trades condemned by the police and tribunals is right or wrong to expect that an anarchist who accepts working for a boss treat him as a comrade, a comrade whose point of view we defend in broad daylight and who we don’t deny when he falls into the grips of the police or the decisions of judges. (Unless he asks us to remain silent about his case) Continue reading Émile Armand (21 texts)→
Communism is now on everybody’s lips. Some talk of it with the exaggerated enthusiasm of a new convert, others fear and condemn it as a social menace. But I venture to say that neither its admirers—the great majority of them—nor those who denounce it have a very clear idea of what Bolshevik Communism really is. Continue reading There Is No Communism in Russia→
L’idea ricorrente di un fronte unico di tutte le forze rivoluzionarie in lotta contro il fronte unico di tutti i poteri e di tutti gli interessi costituiti, trae le sue origini, per una parte dalla lusinga del numero, che è sempre uno degli elementi decisivi nell’evoluzione delle società, e per l’altra dalla credenza, assai più diffusa che esatta, che tutte le forze rivoluzionarie siano scaturite da un comune alveo nel seno della società in dissoluzione. Continue reading Leggenda e realtà del fronte unico→
Una delle superstizioni più diffuse del nostro tempo è che lo Stato sia una specie di provvidenza capace e disposta a soddisfare i bisogni, gli interessi e le aspirazioni di tutti coloro che, per numero, per ricchezza o per abilità, riescono a farsi ascoltare dagli uomini che ne esercitano il potere. Continue reading La Funzione dello Stato→