Tag Archives: 2004

The Psychopathology Of Work (2004) en/fr

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Work, now? Never, never. I’m on strike. – Arthur Rimbaud

 

Depersonalization and alienation from our deepest desires is implanted during childhood via school, church, movies, and TV, and soon reaches the point where an individual’s desire is not only a net of contradictions, but also a commodity like all the others. “True life” always seems to be just a bit beyond what a weekly paycheck and credit card can afford, and is thus indefinitely postponed. And each postponement contributes to the reproduction of a social system that practically everyone who is not a multimillionaire or a masochist has come to loathe.
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LE SCARPE DEI SUICIDI – Tobia Imparato

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–PDF           

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Prefazione

“Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini”.
Guy Debord

Quella che segue è una storia di parte, scritta dal di dentro, da uno che ha seguito giorno per giorno il susseguirsi degli eventi senza timore di lasciarsi coinvolgere. Non ho la pretesa – come i giornalisti servi – di essere obiettivo, ma solo quella di dire la verità, la nostra verità, su tutto quello che è successo a Torino dal marzo ‘98 in avanti.
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Charlas en Euskadi en apoyo a lxs 15 procesadxs de Arteixo

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L@s 15 de Arteixo:

El 22 de Septiembre del 2004, a las  2:45 horas, el ex Guardia Civil Carlos Viña, denuncia a su hijo Diego Viña por un presunto delito de malos tratos en el ámbito familiar y este último es detenido y conducido al cuartel de la Guardia Civil de Arteixo. A las 16:56 horas Diego Viña fallece en dicho cuartel a la edad de 22 años.
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Critique de la Prison et son Monde (textes contre la prison)

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COPEL, tunnels et autres apports de Groupes Autonomes (Espagne, années 70 et 80)

« La taule était juste sur l’allée Petxina, dans le vieil édifice qu’on aperçoit : La prison Modelo à Barcelone, ok ? Il y avait aussi des émeutes, les gens qui s’y intéressaient et l’entendaient accourraient immédiatement. La tactique la plus utilisée était de grimper sur les toits pour y déployer une banderole, et foutre le feu à la taule, ce qui était joli à voir. Ça pour ceux de l’intérieur. Dans les rues autour de la prison, il y avait de temps en temps des affrontements avec les flics qui à l’époque chargeaient directement. On élevait des barricades, par exemple de pneus enflammés. Bon, voilà en quelque sorte l’ébauche des événements dont on est supposé causer. À partir de là, il vaut mieux que vous posiez des questions. »
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Testi tratti dalla rivista americana Green Anarchy (PDF)

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Green Anarchy (sottotitolo: Il giornale della teoria e dell’azione dell’Anticiviltà), fondato nell’estate del 2000 da alcuni degli ideatori della rivista britannica Green Anarchist, è un periodico pubblicato tre volte l’anno dal collettivo di Eugene (Oregon-USA-) che affronta tematiche quali l’anarchismo, l’ecologismo radicale, l’anarco-primitivismo, la resistenza indigena, la liberazione animale e della terra, l’anticapitalismo, il sostegno ai prigionieri politici ecc.

ALL’ARIA APERTA Note su repressione e dintorni (it/fr/en/nl) 2004

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«Dobbiamo abbandonare ogni modello, e studiare le nostre possibilità»
E. A. Poe

Le note che seguono nascono da un’esigenza: quella di riflettere assieme sulla situazione attuale al fine di trovare il filo di una prospettiva possibile. Esse sono il frutto di diverse discussioni in cui si sono mescolati il bilancio critico di esperienze passate, l’insoddisfazione per le iniziative di lotta in corso e la speranza per le potenzialità esistenti. Non sono la linea di un gruppo in competizione con altri, né sottendono la pretesa e l’illusione di riempire i vuoti — di vita e di passioni progettuali — con l’accordo più o meno formale su alcune tesi. Se conterranno critiche spiacevoli non è per il gusto fine a se stesso di muoverle, bensì perché credo sia urgente dirsi anche le cose spiacevoli. Come tutte le parole di questo mondo, esse avranno un’eco solo in chi avverte un’esigenza simile. Insomma, una piccola base di discussione per capire cosa si può fare, e con chi.
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Porque algunos decimos ¡Abajo el trabajo!

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[Joaquín]
¡Abajo el trabajo! es una consigna que viene escuchándose desde hace algún tiempo en espacios anarquistas y que, además de a una pobre comprensión, está dando lugar a no pocas controversias. No es mi intención ahora polemizar, ni tampoco buscar el origen ni los porqués de que a algunos esta frase les resulte tan indigesta, tanto es así, que a veces parece que rozara lo personal, al menos así hace pensarlo la seudo-crítica que provoca. Lejos de ello lo que pretendo más bien es dar mi subjetiva y parcial opinión de porqué dentro del contexto de una lucha anárquica, revolucionaria e insurreccionalista, esta consigna es completamente coherente con el todo común de un enfrentamiento irrecuperable y sin pretensiones reformistas con la mega-estructura del dominio.

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Contributo a una lettura critica de L’unico

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Alfredo M. Bonanno

 

Si potrebbe trascrivere agevolmente un piccolo trattato dell’individualismo anarchico limitandosi alle citazioni tratte da L’unico e la sua proprietà. Sarebbe di certo opera vana, ed è questo che in alcuni casi non pochi studiosi di Stirner si sono limitati a fare. Faccenda discutibile, per persone chiamate ad approfondire tematiche e problemi, ma anche dolorosa, per le conseguenze pratiche negative, quando la stessa cosa, in sostanza, viene fatta da rivoluzionari entusiasti e superficiali.
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