Tag Archives: Machete

Individui o cittadini – it/en

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«[Uomini senza mondo] erano e restano coloro che sono

costretti a vivere all’interno di un mondo che non è il loro (…) 

all’interno di un mondo per il quale sono presenti e in funzione del quale

sono certo pensati e utilizzati, ma i cui modelli, scopo, linguaggio e gusto

non sono comunque loro, né sono loro concessi»

(Günther Anders)

 

Individui senza mondo, siamo soli con noi stessi.

I nostri critici, scuotendo la testa davanti ai nostri scarsi risultati, ci rimproverano la nostra poca disponibilità. Ma alla fine, diciamocelo, uno si annoia. Possibile che non ci sia un angolino al sole anche per noi? Se l’estremismo è considerato da molti una malattia infantile, lo è in virtù di questa banalità: solo da giovani ci si sente in grado di rifiutare il mondo, questo mondo che non ci appartiene. Quando si è pieni di forza, con tutto il futuro davanti a sé, non si ha paura di nulla, né delle cariche della polizia né di dormire sotto le stelle e tanto meno di disdegnare i compromessi. In questa continua fanciullezza tutto sembra possibile e a portata di mano. Ecco perché non si accetta di dare la vita in pasto ai ragionieri della sopravvivenza. Si ama con passione, si odia con furore. E se pure questa esuberanza, questo orgoglioso amore di sé, ha come conseguenza la messa al bando con la sua solitudine, e sia! Ma poi, col passare degli anni, interviene qualcosa. Le energie si consumano, le provviste si riducono, le munizioni scarseggiano, ci si accorge di avere ben poco in mano con cui affrontare quel che resta dell’avvenire.
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Una cassetta dagli attrezzi spuntati

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Jean-Marc Mandosio
In Francia un professore universitario è un funzionario e, in quanto tale,
fa parte dell’apparato dello Stato. Quali che siano le sue opinioni personali un professore,
dato il suo statuto di funzionario, perpetua il sistema di trasmissione del sapere che esige il governo, vale a dire la classe borghese i cui interessi sono rappresentati dal governo.

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L’insurrezione e il suo doppio (it/en)

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Nel distinguere il vero romanticismo da quello fasullo, Victor Hugo osservava come ogni autentico pensiero fosse spiato da un inquietante doppio sempre in agguato, sempre pronto a frapporsi all’originale. Personaggio di stupefacente plasticità che gioca sulle similitudini per racimolare qualche applauso sul palcoscenico, questo doppio ha la particolare capacità di trasformare lo zolfo in acqua santa e di farlo accettare al pubblico più recalcitrante. Anche l’insurrezione moderna, quella che fa volentieri a meno dei Comitati Centrali e dei Sol dell’Avvenire, si trova a fare i conti con la sua ombra, col suo parassita, col suo classico che la imita, che si veste dei suoi colori, ne indossa i vestiti, ne raccoglie le briciole.
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Articles from “Machete” #1

Various Authors

 

The Machete

The machete is a long knife with a single edge, particularly intended for opening a way when you find yourself surrounded by a hostile environment that prevents you from going down your path, paralyzing all movement. The Machete isn’t elegant; it doesn’t have the discretion of the dagger or the precision of the scalpel. When it strikes, it doesn’t distinguish between the innocent flower and the noxious weed, and it destroys both without distinctions. Heavy and uncomfortable to carry, the Machete can prove indispensable in difficult situations, when there is no time to lose in scientific calculations, exploratory reconnaissance, diplomatic consultations. If need be, it can even be used as an offensive tool. And then — it is said — it can become a terrifying weapon.

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Considérations sur les assemblées (fr/it/nl)

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Dans les assemblées on ne discute pas tous ensemble, on écoute les interventions de ceux qui sont plus habiles à exposer leur positions en les faisant ainsi passer pour la Raison collective. Celui qui parle mieux, c’est-à-dire qui possède la parole plus persuasive, contrôle l’assemblée et la plupart du temps c’est aussi celui qui l’organise). Tous ceux qui ont fréquenté des assemblées en voient clairement le fonctionnement.
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Basta una contestazione non-violenta?

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Günther Anders

Il tradimento
Il livello pre-rivoluzionario della nostra lotta contro i preparativi di annientamento totale, quello che consiste in atti simulati, sentimentali e simbolici, appartiene oramai al passato. Andare oltre questo livello di violenza, o piuttosto di non-violenza, è certo in contraddizione con quei princìpi e tabù cui ci siamo sempre attenuti — quanto meno io da parte mia non ho mai cessato di farlo — fin dalla Prima Guerra mondiale, e che a dire il vero considero inviolabili; il che mi mette d’altronde in una condizione che non ho nessuna voglia di descrivere.
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Bonnot e gli evangelisti

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I reduci hanno sempre perseguitato i movimenti sociali. Reduci da battaglie considerate perdute, reduci da ideologie decomposte, reduci da utopie irrealizzate, tristi figuri che presentano la propria sconfitta personale come se si trattasse di una sconfitta storica allo scopo di trovare qualche pubblica giustificazione alla propria miseria umana. Per i reduci, si sa, finita la vita bisogna pensare a come affrontare la sopravvivenza ed alcuni di loro non riescono a resistere alla tentazione di darsi alla letteratura. Se le proprie esperienze e conoscenze non sono servite ieri a fare la rivoluzione, che almeno servano oggi per tirare a campare!
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Bonnot and the Evangelists (machete)

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Survivors have always hounded social movements. Survivors of battles considered lost, survivors of decomposed ideologies, survivors of unrealized utopias, sorry figures who present their own personal defeat as if it were a historical defeat with the aim of finding some public justification for their human misery. As is known, since life is over for the survivor, it is necessary to consider how to face survival, and some of them can’t resist dedicating themselves to literature.. If their experience and knowledge did not serve yesterday to make the revolution, let them at least serve today for getting by!
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